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Attualità | 09 gennaio 2024, 15:08

Ex Ilva, la richiesta bipartisan dal consiglio regionale: “Nazionalizzare l’azienda per scongiurare la chiusura”

Toti: “Nessuna nostalgia delle partecipazioni statali, ma non vorremmo che di fronte al rifiuto di Mittal si buttasse, come si dice, il bambino con l'acqua sporca”

Ex Ilva, la richiesta bipartisan dal consiglio regionale: “Nazionalizzare l’azienda per scongiurare la chiusura”

Partecipare all'aumento di capitale delle Acciaierie d’Italia per scongiurare la chiusura degli stabilimenti Ex Ilva. È questa la richiesta partita dal consiglio regionale ligure e sottoscritta da tutte le parti politiche.

“Credo che dopo la rinuncia di ieri da parte di Mittal a partecipare all'aumento di capitale sia necessario che il Governo faccia un passo avanti, con un piano che sia di breve, di medio e di lungo periodo”. Così il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti a margine del Consiglio regionale. “La riconduzione sotto la responsabilità diretta del pubblico di quella fabbrica per un periodo di tempo sufficientemente lungo a realizzare un piano industriale e sufficiente per trovare un nuovo partner che affianchi il pubblico nella gestione mi sembra la via principale, forse ormai la via obbligata da seguire – ha aggiunto Toti -. Mi auguro ovviamente che si faccia in fretta: nessuna nostalgia delle partecipazioni statali, ma non vorremmo che di fronte al rifiuto di Mittal si buttasse, come si dice, il bambino con l'acqua sporca”. 

“Credo – ha concluso - che ci siano partner industriali in grado di affiancare lo Stato in quell’attività, che l'Italia non debba rinunciare all'acciaio e che lo Stato possa traghettare, lo ha già fatto in altri periodi e con altri Governi, questa fabbrica a una soluzione speriamo definitiva dei suoi problemi”.

Anche dall’opposizione si sottolinea l'estrema gravità della situazione e la necessità di un intervento pubblico urgente per garantire la sicurezza dell’occupazione. 

“Il consiglio regionale della Liguria sostiene la nazionalizzazione di Acciaierie d’Italia chiedendo il pieno controllo pubblico dell’azienda, con l’ingresso di Invitalia nella maggioranza del capitale sociale: approvato ordine del giorno sottoscritto all’unanimità da tutti i gruppi consigliari. La situazione è di estrema gravità, dopo il disimpegno dell’azionista di maggioranza Arcelor Mittal a investire nell’azienda. Una scelta irresponsabile, giunta dopo mesi in cui il contesto è degradato e si è perso tempo. Ora il Governo non può più perdere tempo e deve attivare un forte intervento pubblico, da troppo rinviato. Per questo abbiamo sollecitato la richiesta che tutto il Consiglio Regionale si esprimesse per chiedere al Governo di mettere in campo tutte le iniziative di intervento pubblico necessarie, comprese l’ipotesi di nazionalizzazione e il passaggio in maggioranza di Invitalia nel capitale sociale di Acciaierie d’Italia. É l’unica strada, come sosteniamo da mesi, per garantire la salvaguardia occupazionale diretta e dell’indotto, la sicurezza degli impianti e dei lavoratori, gli investimenti ambientali e produttivi per salvare l’azienda e il rilancio della siderurgia, strategica per l’economia del Paese”, così il capogruppo del Partito Democratico in Regione Liguria Luca Garibaldi.

 “Abbiamo firmato convintamente l'ordine del giorno unitario del Consiglio che chiede al Governo di intervenire per salvare l'ex Ilva, prevedendo anche la nazionalizzazione dell'azienda. Sul tema, però, vorremmo chiedere a Toti e Bucci le loro reali intenzioni sulle aree di Cornigliano, per escludere in modo netto l'ipotesi di una riconversione di quegli spazi all'uso della logistica”.

Questo il commento dei consiglieri regionali della Lista Sansa, Ferruccio Sansa, Selena Candia e Roberto Centi, sul tema della crisi di Acciaierie d'Italia.  

Per la nostra economia è essenziale avere il controllo della filiera produttiva e di settori strategici come quello dell'acciaio – sottolinea Sansa -. Questi tempi di guerre e crisi internazionali lo hanno dimostrato in modo ancora più evidente. Ignorare questo fatto è rischioso per la posizione che l'Italia ha a livello mondiale nel settore manifatturiero”.  

La metallurgia è in crescita in tutto il mondo – aggiunge Selena Candia -. Con i dovuti investimenti per migliorare la sicurezza e gli impatti ambientali dell'impianto, lo stabilimento di Cornigliano può e deve ripartire. Toti e Bucci devono però dire in modo chiaro che in quelle aree hanno intenzione di mantenere l'acciaio, senza cedere alle pressioni della logistica”.

Sostenere e rilanciare la metallurgia oggi è essenziale, anche per l'aspetto occupazionale – osserva Roberto Centi -. Convertire l'area occupata dall'acciaieria di Cornigliano alla logistica sarebbe un errore imperdonabile dal punto di vista dei posti di lavoro. Gli sviluppi della portualità, infatti, stanno andando sempre più nella direzione di un'automazione spinta che prevede l'utilizzo di robot e intelligenza artificiale al posto dei lavoratori. Auspico quindi una posizione netta da parte di Toti e Bucci per escludere la nefasta prospettiva di perdere gli oltre mille posti di lavoro oggi garantiti dall'attività dell'acciaieria”.

"Qual è la strategia italiana sulla produzione di acciaio? Nessuna - aggiunge Gianni Pastorino, capogruppo di Linea Condivisa in consiglio regionale - Ieri con la rottura tra governo e ArcelorMittal sono emerse tutte le criticità e l’incapacità di programmare per garantire l'occupazione e la dignità di centinaia di famiglie anche della nostra città e della nostra regione.

L'indisponibilità manifestata da ArcelorMittal è grave, specialmente data l'urgente situazione dei lavoratori e degli stabilimenti.

Serve sempre di più un controllo pubblico sull'ex Ilva per garantire tutela occupazionale, salute e sicurezza, risanamento ambientale e rilancio industriale".

Redazione


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