Il cinema non è morto, ma ha bisogno di sostegno, e l’anno che si è appena concluso lo ha dimostrato ancora una volta. Dati alla mano, nel 2023 i cinema appartenenti a Circuito, la società che a Genova gestisce i cinema America, Ariston, City, Corallo, Odeon e Sivori, hanno visto aumentare le presenze rispetto al 2022 del settantacinque per cento, superando i trecentomila spettatori, superando anche la tendenza nazionale. A commentare i traguardi raggiunti è il presidente di Circuito Alessandro Giacobbe, che oltre a offrire una fotografia di come il pubblico sta tornando a vivere il rapporto con il grande schermo, sottolinea le difficoltà che chi si trova a gestire realtà come le diverse sale cinematografiche genovesi troppo spesso incontra lungo il proprio percorso.
Il 2023 si è chiuso con un bilancio positivo. Le persone quindi stanno tornando al cinema dopo il periodo di stop legato alla pandemia?
“Il confronto con gli anni della pandemia e con quelli subito successivi è molto positivo, ma si veniva da un periodo davvero tragico per le sale. I numeri che leggiamo oggi sono incoraggianti, soprattutto perché qualcuno aveva già decretato per l’ennesima volta la morte del cinema in sala: durante il Covid, con l’avvento prepotente delle piattaforme di streaming e del fatto che i film in quel periodo non venivano trasmessi al cinema, che erano comunque chiusi o poco frequentati, e avevano un passaggio televisivo quasi immediato, c’è stato chi ha gridato al funerale delle sale cinematografiche. E non è nemmeno la prima volta: nel corso della storia del cinema periodicamente c’è stato qualcuno che ha decretato la fine, perché la gente guarda i film in tv comodamente a casa o preferisce fare altro. Il buio della sala però non ha perso il suo fascino, e lo dimostra il pubblico che sta riscoprendo il cinema dopo questo periodo. Il ritorno nelle sale è avvenuto anche grazie ai film di successo che sono stati proiettati, ma senza dubbio andare al cinema, vedere un film in compagnia, in un ambiente dedicato alla visione sul grande schermo senza distrazioni di rumori, luci e quant’altro è ancora molto apprezzato dal pubblico, ed è quindi la riprova che il cinema in sala ha uno specifico valore sociale e culturale che non può essere sottratto dall’utilizzo degli altri mezzi, che sono comunque legittimi ma non sostitutivi. L’esperienza in sala resta unica”.
A proposito di film, c’è stato qualche titolo in particolare che ha contribuito a riportare le persone al cinema?
“L’anno è partito in maniera esponenziale durante il periodo estivo, quando i film americani importanti hanno ripreso a uscire con regolarità. Il mercato statunitense ha sempre un po’ trainato le altre proiezioni in sala: quest’anno c’è stato Barbie prima e Oppenheimer dopo, ma anche Mission Impossible, l’ultimo film dei Predatori dell’Arca Perduta, varie produzioni importanti che già durante l’estate hanno richiamato l’attenzione del pubblico. Un successo che è stato poi aiutato da diversi film italiani tipo Rapito di Bellocchio, L’ultima notte di amore con Favino, Grazie ragazzi con Antonio Albanese… insomma, diversi segnali vivaci del mercato italiano che hanno poi avuto l’acme con Paola Cortellesi e il suo film C’è ancora domani. Avere titoli di qualità in sala aiuta certamente la ripresa, che è andata oltre ogni più rosea previsione. Già durante le vacanze di natale 2022 avevamo visto segnali importanti, ma quest’anno le presenze sono raddoppiate: non stiamo ancora tornando ai numeri prepandemici, ma iniziamo ad avvicinarci di nuovo alla normalità”.
Aver coinvolto attori e registi a incontrare il pubblico all’interno delle sale dei diversi cinema del Circuito ha dato una spinta in più alle diverse proiezioni?
“Questa è un’altra specificità che ha aiutato molto l’incontro del pubblico con la sala. Per la prima volta dopo un po’ di tempo i protagonisti delle varie produzioni si sono resi più disponibili, perché consapevoli che c’è la necessità di recuperare il pubblico. Ovviamente la presenza di attori e registi ha generato una spinta importante. Chiaramente la differenza non la fa tanto la giornata in cui arriva l’ospite, perché purtroppo non si possono accontentare più delle persone che stanno in sala, ma è comunque importante perché se ne parla di più: il fatto che arrivi Paola Cortellesi o Nanni Moretti a Genova riporta l’attenzione sul cinema e sulle sale cinematografiche che ospitano questi eventi. Inoltre, capita spesso che se gli attori non riescono fisicamente ad arrivare nelle città si creano anche occasioni per collegamenti in streaming dove magari da Roma o Milano gli attori si collegano in diretta con le sale per presentare il film a distanza. Abbiamo avuto anche Woody Allen che si è collegato da Roma in diretta con le nostre sale. Sono eventi particolari che si possono vivere soltanto nelle sale e non in tv a casa”.
Nel corso degli anni sono stati tanti i cinema che sono stati ‘salvati’ da un destino non proprio roseo. Si sta parlando moltissimo del Cinema Gioiello, che è stato chiuso nella sede di Principe e che sta cercando una nuova casa. C’è in previsione di acquisirlo all’interno del Circuito?
“Il Cinema Gioiello ha avuto in passato, anche se con una programmazione a luci rosse, un ruolo importante nella storia di Genova, ma nell’ultimo periodo aveva un po’ perso dei pezzi: una parte del locale è stata destinata ad altri usi, e per quanto mi risulta negli ultimi tempi in cui è stato utilizzato non aveva le sembianze effettive di un cinema. Per come strutturato il locale definirlo solo cinema è un po’ azzardato, pertanto non credo rientri nelle nostre iniziative di recupero, anche perché avendo sei locali e tredici schermi a Genova abbiamo soddisfatto quella che può essere l’offerta per il pubblico. Con questi numeri riusciamo a dare un’offerta abbastanza diversificata, e anche in proporzione al numero di film che poi escono nelle sale è sufficiente quello che stiamo facendo. Non dobbiamo dimenticare che poi su tredici film che presentiamo contemporaneamente, purtroppo non tutti hanno lo stesso successo, e per necessità dobbiamo capire quando darci un limite. Abbiamo fatto una scelta molto coraggiosa recuperando il cinema America proprio nel periodo Covid, per proseguire nel progetto che avevamo iniziato prima che scoppiasse la pandemia, e devo dire che i numeri ci stanno dando ragione. Questo locale si è inserito nel Circuito a pieno regime, ma direi che il mercato per una città come Genova è abbastanza saturo in questo momento. Le difficoltà di gestione di costi, poi, sono tali che se non ci fosse un minimo di contributo ministeriale alle attività culturali che svolgiamo non sarebbe sostenibile andare avanti. Certamente il biglietto del cinema di per sé, considerando che è uno dei costi che non è quasi per nulla aumentato negli ultimi vent’anni, non consentirebbe di mantenere queste strutture in vita, con costi alti di personale per l’accoglienza. A differenza dei multiplex, che con poco personale riescono a gestire lo stesso numero di schermi, noi abbiamo sei strutture diverse, ciascuna con propri dei costi di manutenzione e oneri di locazione, quindi siamo anche più penalizzati rispetto a un multisala.
Durante l’estate sono stati allestiti tre cinema all’aperto, sono stati apprezzati dal pubblico?
“Il cinema all’aperto ha soprattutto la funzione di dare continuità all’offerta cinematografica nel corso dell’anno, essendoci purtroppo l’abitudine ad abbandonare le sale durante l’estate, anche se ormai sono tutte dotate di climatizzazione e non hanno quelle problematiche che potevano esistere negli anni ’80 o ’90 che rendevano complicato portare il pubblico in sala. Il cinema all’aperto ha il fascino di riuscire a portare a vedere film anche chi in sala durante l’anno non ci va. Sono però strutture che non stanno in piedi da sole: allestire un’arena ha dei costi che non si riescono a coprire con i soldi del biglietto del film. Questo lo dico in particolare per quello che abbiamo fatto a Pegli, anche grazie al Comune di Genova che ha voluto delocalizzare anche sul ponente un’attività di questo tipo. Riusciamo a fatica a contenere i costi a Sturla, dove c’è stato un pubblico di quasi diecimila presenze durante l’anno, anche con un periodo di apertura più lungo (3 mesi). Vedremo poi quest’estate se ci sarà l’occasione di ampliare o meno. Anche a Palazzo Ducale le cose sono andate bene, la collaborazione con la Fondazione ha contribuito poi a contenere i costi”.
Quindi bilancio positivo per il 2023. Ci sono grandi aspettative anche per l’anno appena cominciato?
“Nonostante i risultati più che positivi, si tratta di strutture che hanno degli oneri di manutenzione e di gestione molto alti, e quindi l’attenzione dell’amministrazione pubblica è fondamentale per la sopravvivenza. I cinema aperti garantiscono anche un indotto alla frequentazione dei locali durante le serate: la gente se va al cinema ed esce di casa probabilmente andrà anche a bere un aperitivo, a mangiare qualcosa al ristorante, creando comunque una frequentazione del centro della città nelle ore serali che porta, a mio avviso, un beneficio sia economico all’indotto sia alla qualità della vita. Dove c’è un cinema c’è un’insegna accesa, delle persone che si muovono, c’è anche più sicurezza in città ed è un elemento che andrebbe sostenuto da chi può farlo. Noi abbiamo già lanciato degli allarmi sul fatto che non vorremmo mai arrivare a dover chiudere queste strutture storiche, ma avremo bisogno di una maggior attenzione per preservarle anche nel futuro”.