Attualità - 06 gennaio 2024, 11:10

La Befana dei Cantunè: ricordi della Genova che fu

Fiaschi di vino, pandolci e altri cibi si accumulavano ai piedi delle 'botti' dei vigili urbani

Panettoni, vino, frutta secca e altri cibi si accumulavano ai piedi delle ‘botta’, un omaggio dei cittadini per ringraziare i Vigili Urbani per la loro dedizione al lavoro e per l’impegno nel dirigere il traffico.

Fino agli anni Sessanta, il giorno dell’Epifania scene analoghe agli angoli delle strade si ripetevano a Genova e in numerose altre città.

Era la Befana del Cantuné, un’usanza che oggi è andata completamente persa ma che ha rappresentato un vero e proprio rituale soprattutto nel primo Dopoguerra.

I Cantuné, i sorveglianti degli angoli (cantoni n.d.r.) ossia i Vigili Urbani, in piedi sulle loro ‘botti’, delle pedane circolari sopraelevate e posizionate in un punto ben visibile, regolavano il traffico dei veicoli, allora pochi, sulle strade.

Un lavoro condotto in qualsiasi condizione climatica: dalla pioggia battente che nella città della Lanterna spesso si mischia a raffiche di vento gelido, al caldo asfissiante del sole cocente di agosto, i Vigili si trovavano sulle loro postazioni e sbracciavano tutto il giorno garantendo la viabilità.

I cittadini, allora, per ringraziarli e riconoscere l’impegno, lasciavano ai piedi delle botti omaggi di vario tipo dove non potevano mancare il vino e il pandolce.

Tante sono le foto che raccontano la tradizione, una delle più significative è sicuramente quella di Fausto Coppi immortalato proprio nell’atto di omaggiare di un pandolce un Vigile Urbano che, portando la mano al tipico ‘elmetto’ ringrazia il Campionissimo.

Il tutto mentre sullo sfondo il Ponte Monumentale indica che tutto coì accade all’incrocio tra via XX Settembre e via Fiume.

Oggi questa usanza non esiste più, qualcuno l’ha proprio dimenticata, e questo perché dall’avvento dei semafori, negli anni Sessanta, i Vigili Urbani hanno pian piano dismesso il compito, regolato dagli impianti luminosi.