Attualità - 02 gennaio 2024, 17:37

Il mitico Gian e ‘Disco Club’ in via San Vincenzo: un amore che dura da quarant’anni

Il 2 gennaio del 1984 Giancarlo Balduzzi, ex impiegato di banca, diventava il proprietario del negozio di dischi più longevo della città e il secondo in tutta Italia. “Com’è iniziata? Mi sono sposato la commessa…”

Il sacchettone del negozio, con il suo inconfondibile verdone, è stato, ed è ancora, una ‘bandiera’ di Disco Club, il negozio di dischi più vecchio della città e tra i più vecchi d’Italia che oggi, 2 gennaio, celebra una particolare ricorrenza.

Il 2 gennaio del 1984, esattamente quaranta anni fa, Giancarlo Balduzzi alzava la serranda del suo negozio per la prima volta. Certo Disco Club esisteva già da diversi anni, ma quella mattina ha rappresentato per il titolare uno dei momenti più importanti della sua storia.

Dal 19 dicembre del 1965, infatti, il negozio sotto ai portici di via San Vincenzo, a pochi passi dalla stazione di Brignole, ha accolto centinaia di ascoltatori, musicisti, esperti del settore e curiosi che tra gli scaffali, ancora oggi gli stessi degli anni Settanta: hanno potuto scoprire produzioni e gruppi particolari, lontani da quelli che oggi si definiscono ‘mainstream’. Ma da quel 2 gennaio di quarant’anni fa, ad accogliere i clienti in veste di proprietario è Giancarlo Balduzzi.

Un’istituzione per il panorama musicale al di fuori dei circuiti classici, Gian, come tutti lo chiamano, ha fatto del suo negozio un punto di riferimento per gli appassionati e i cultori della materia.

‘In un unico spazio poco accogliente (specialmente d’estate) e poco godibile è raccolta l’offerta che caratterizza la filosofia del negozio: la vendita di prodotti musicali culturalmente più elevati rispetto a quelli proposti dalle varie tv commerciali e che fanno bella mostra di sé negli espositori dei megastore - sempre accompagnata da professionalità (34 anni di negozio), passione (qualche volta calante, ma sempre in ripresa il giorno successivo) e competenza (o quanto meno conoscenza) - e una vivace programmazione di scontri verbali tra i clienti su argomenti culturali, politici, artistici, musicali o sportivi’: questa la curiosa presentazione sul sito web del negozio.

Ma Disco Club è tutto tranne che poco accogliente e poco godibile; al contrario sembra di affacciarsi in un luogo senza tempo ma le poche parole con cui Giancarlo descrive la sua attività sul suo sito, bastano immediatamente ad avere il calibro della persona che si ha davanti quando si varca la soglia del negozio: “Ero un cliente - racconta con entusiasmo - abitavo qui di fronte quando il negozio ha aperto. Nel ’72 il proprietario dell’epoca, Carlo Calderone, mi ha chiesto di aiutarlo con la vendita per corrispondenza. Così ho realizzato quattro foglietti da spedire”.

Quello era il prototipo di uno dei primi mensili di musica dell’epoca. “Dal 1973 al 1975 è uscito Pop Records, da cui sono usciti Brighenti, Tortarolo, Ghezzi, giornalisti che ancora sono in attività”.

La vita professionale, poi, si è intrecciata con quella personale: “Mi sono sposato la commessa - racconta Balduzzi sorridendo - Ma nel 1976 ce ne siamo andati”.

Disco Club però era nel loro destino: “Nel 1978 io e Franca (Usai, n.d.r.) abbiamo preso il Disco Club di Santa Margherita. Ci stava Franca, io lavoravo ancora in banca. Poi il 31 gennaio dell’82, dopo sette anni, dieci mesi e ventotto giorni di resistenza in banca, mi sono licenziato. I due anni successivi sono rimasto a Santa Margherita poi Calderone ha cercato qualcuno a cui ‘appioppare’ il locale ed eccomi qua. Il 2 gennaio del 1984 sono arrivato io. Sono quarant’anni giusti giusti”.

Il negozio è un punto di riferimento, un’istituzione per tutti. Giancarlo prosegue: “Sono rimasto nettamente il più vecchio. Il più vecchio dopo di me è un negozio nei vicoli aperto da un mio cliente intorno al 1991”.

In Italia, solamente un’attività di Salerno batte il Disco Club di via San Vincenzo: “È Disclan, attivo dal gennaio 1965 quando Luciano Maysse ha vinto al ‘Musichiere’ e ha usato i soldi per aprire il negozio. Ora lo gestisce il figlio; l’altro giorno gli ho telefonato per chiedergli di chiudere, in modo da rimanere il più vecchio, ma non ha funzionato”.

La passione musicale di Balduzzi nasce negli anni ’60 con la grande rivoluzione della musica: “Nel ’63 sono usciti i Beatles, poi sono arrivati tutti gli altri. Era un momento in cui si vedeva cambiare il patrimonio musicale. Non ascoltavo Claudio Villa, Orietta Berti e i cantanti di quella scuola. Celentano per noi, anche se sembra strano dirlo, è stato un punto di svolta perché vedere uno che si dimenava invece si stare fermo a cantare era sorprendente. Poi i Beatles, appunto, i Rolling Stones, i Pink Floyd. Ho iniziato a frequentare il negozio in modo assiduo e qui dentro sono nate e nascono ancora amicizie su amicizie”.

Difficile però per lo storico proprietario nel negozio trovare un aneddoto che ricorda in modo particolare: “Ce ne sono tanti che ho deciso di raccoglierli tutti in un diario. Qui dentro ci sono tutti i clienti più strani che sono entrati in questo negozio”.

“A Genova c’è sempre stata una scuola importante, quella del Prog - racconta ancora - Qualche volta è passato di qui Ivano Fossati, una persona di poche parole ma estremamente gentile. Alfio (Vitanza, n.d.r.) batterista dei Latte e Miele, viene ancora adesso. Ai tempi arrivava e guardava in vetrina dove fosse il suo disco e spesso mi chiedeva di metterlo al centro”.

Poi l’incontro con uno degli autori più importanti degli ultimi decenni, Nick Hornby: “È entrato in negozio perché su ‘Repubblica’ era uscito un articolo che raccontava di un negozio a Genova dove succedevano cose simili a quelle raccontate nel suo libro ‘Alta fedeltà’. È stato decisamente bello”.

Il mondo della musica negli ultimi anni sta cambiando e la crisi del mercato si è fatta sentire, ma se da una parte la musica si muove sempre più decisa verso lo streaming e le piattaforme digitali, nel corso degli ultimi anni si è assistito a un fenomeno che sembra in controtendenza come la riscoperta del vinile.

Per Balduzzi questo “è l’unico beneficio che abbiamo avuto durante il lockdown. Con la pandemia molti ragazzi si sono avvicinati al vinile. Per i giovani il cd non ha senso, se lo scaricano. Il vinile invece ha portato nuovo entusiasmo. Chiusi in casa hanno riscoperto un certo tipo di musica e un certo modo di ascoltare. Si sono visti gli effetti, tanto che mi hanno fatto abbassare un pochino la media d’età del negozio”, racconta ridendo prima di proseguire “per gli under venti, come mi raccontano, la cosa bella è stata sperimentare un modo di sentire la musica diverso. Prima, col cd, per molti era un ascolto che riempiva il silenzio. Ora si siedono, lo ascoltano con attenzione, trovano perfino bello l’alzarsi per girare il lato. Ma la cosa per me più bella è vedere qual è il primo disco che si comprano non appena acquistano il giradischi: ‘The dark Side of the Moon’ dei miei amatissimi Pink Floyd”.

Cento di questi giorni, Disco Club.