La nuova diga foranea del porto di Genova, come ampiamente annunciato, è il progetto più costoso tra quelli finanziati con il Pnrr, ovvero il Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza. Lo stanziamento, aggiornato, è di un miliardo e trecento milioni di euro: una cifra enorme, per quella che, tra le opere previste, viene spesso definita come il ‘fiore all’occhiello’. Un motivo di vanto, una realizzazione che rappresenta un’importante sfida anche in termini ingegneristici, una corsa contro il tempo perché tutto dovrà essere terminato entro il dicembre del 2026: peccato che non tutto proverrà dall’Italia e che una buona parte del materiale per realizzare la nuova diga dovrà essere acquistato all’estero.
La notizia è nota da tempo negli ambienti ma ha suscitato, anche di recente, qualche dispiacere tra i cosiddetti ‘cavatori’, ovvero coloro che lavorano presso le cave della nostra regione. Il motivo di ricorrere a materiale esterno, sia da fuori Liguria che proprio da fuori nazione, in particolare dalla Spagna, lo spiega Emanuele Ferraloro, che è il presidente ligure dell’Ance, ovvero l’Associazione Nazionale Costruttori Edili: “Gli inerti per i riempimenti dei gabbioni della nuova diga proverranno in parte dall’estero, precisamente dalla Spagna. Verranno trasportati in Italia tramite nave per ovvi problemi di logistica, perché il trasporto con i camion e su gomma non sarebbe stato tecnicamente possibile per il carico che avremmo dato alle infrastrutture via terra della regione e della città di Genova: sarebbe stato, infatti, un numero spaventoso di camion che ogni giorno avrebbero dovuto approvvigionare il materiale”.
Questi inerti arriveranno dalla Spagna, principalmente (soprattutto da Cartagena), e anche dalla Sardegna, “per questioni anche tecniche di quantitativo del materiale da approvvigionare che è veramente tanto, non ci sono risorse interne atte a soddisfare la domanda che il consorzio necessita per l’appalto”. Una strada, quella dell’approvvigionamento estero, che secondo Ferraloro è stata assunta gioco forza, dal momento che non c’erano altre soluzioni.
Una parte dei cavatori non è convinta, ma il presidente di Ance precisa: “A me risulta che nessuno sia arrabbiato perché questi materiali stanno arrivando da fuori, perché nemmeno volendo sarebbero stati a disposizione”.
Discorso differente, invece, per quanto riguarda la forza lavoro: “Per la manodopera, le imprese cercheranno e stanno coinvolgendo aziende del territorio ligure. Ovviamente in funzione della risposta che darà il territorio e della capacità organizzativa e delle maestranze che potrà mettere in campo si dovranno attrezzare, ma al massimo chiameranno aziende sempre italiane, oltre alle imprese liguri. Diciamo che la ricaduta sarà sempre all’interno del paese e non all’estero”.
Intanto, proseguono senza sosta le attività nel cantiere offshore della diga. Ad oggi sono state già posate sul fondale al largo della città oltre seicentomila tonnellate di ghiaia, grazie ai continui viaggi delle tre navi tra Genova e la città spagnola di Cartagena per caricare la ghiaia necessaria per la realizzazione delle colonne, raggiungendo l’obiettivo di posare oltre centosettantamila tonnellate di materiale al mese. Nell’area ‘Campo Prova 1’ sono state ultimate le 862 colonne di ghiaia e sono in fase di avvio le attività di installazione della strumentazione di monitoraggio geotecnico.
La nuova diga foranea, il cui commissario è il sindaco di Genova, Marco Bucci (anche commissario del tunnel subportuale) prevede il coinvolgimento di oltre mille persone, tra personale diretto e di terzi, e impegna ad oggi oltre ottanta società della filiera, quasi tutte italiane. Commissionata dall’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, è un progetto strategico, di valenza europea, oltre che nazionale e locale, cofinanziato dal Governo con risorse del Fondo complementare al Pnrr.
La nuova diga potenzierà l’accessibilità marittima del porto di Genova consolidando il ruolo strategico del sistema portuale della città all’interno del Corridoio Reno-Alpi della rete di trasporto transeuropea TEN-T, corridoio che da Genova arriva fino a Rotterdam e di cui è parte integrante anche il Terzo Valico, realizzato pure questo da Webuild.
La nuova diga foranea, unica nel suo genere in termini ingegneristici, sarà lunga nella sua configurazione finale 6.200 metri e andrà a sostituire la diga esistente, posizionandosi a una distanza dalla banchina utile a consentire l’accesso al porto anche alle moderne navi definite ‘Ultra large’ (ULCV), che oggi subiscono limitazioni per il ridotto spazio di manovra.