Mentre il tema degli affetti brevi tiene banco a livello nazionale, con il governo pronto ad introdurre misure quali il codice identificativo unico e, per altro verso, l’aumento della cedolare secca dal 21% al 26% a partire dal secondo appartamento locato a tal fine, in Liguria la questione è stata posta all’attenzione del Consiglio Regionale dal capogruppo di Forza Italia, Claudio Muzio. Il consigliere azzurro ha infatti depositato lo scorso 2 luglio, in esito ad un convegno svoltosi a Chiavari su iniziativa di APE Confedilizia, una mozione che è iscritta all’ordine del giorno della seduta odierna. Il documento presentato da Muzio impegna la Giunta regionale a porre in essere ogni iniziativa utile, in sede istituzionale, affinché sul tema si trovino soluzioni equilibrate e non demagogiche.
“Il problema della mancanza di abitazioni in affitto, che tocca da vicino molti cittadini ed in particolare le coppie giovani e le persone con reddito medio-basso – dichiara il capogruppo di Forza Italia - non si risolve con la demonizzazione delle locazioni brevi ad uso turistico, ma con provvedimenti che, tutelando i legittimi diritti dei proprietari edilizi e la libertà del mercato, possano favorire scelte che diano risposte sociali al bisogno di contratti abitativi stabili, rendendo più appetibile e remunerativo per i proprietari affittare gli immobili sfitti, destinandoli a contratti di locazione di lungo periodo ed incentivando ulteriormente le locazioni a canone concordato”.
Prosegue Muzio: “L’idea che una delle principali cause all’origine della carenza di abitazioni in affitto sia il proliferare delle locazioni brevi ad uso turistico, che per alcuni andrebbero fortemente limitate con leggi restrittive, è viziata da pregiudizio ideologico, perché non considera in primis il fatto che il settore è da diversi anni oggetto di regolamentazione a livello nazionale, regionale e comunale, e poi che le abitazioni immesse nel circuito degli affitti brevi (circa 640.000) costituiscono una piccola parte delle seconde o terze case non utilizzate come abitazioni principali (9,5 milioni) e soltanto l’1,7% sul totale delle abitazioni italiane. Inoltre si omette di dire che la possibilità di usare appartamenti privati per affitti brevi costituisce un segmento di libero mercato che contribuisce a dare risposta alla forte domanda di ricettività turistica, oltre che un’opportunità di crescita economica (11 miliardi di ricavi previsti per il 2023, con un indotto sul PIL di ulteriori 44 miliardi)”.
“Su questo tema – sottolinea ancora il consigliere regionale – la posizione di Forza Italia è molto chiara, come dimostrano anche le iniziative assunte di recente a livello nazionale, anche in sede di definizione della manovra economica, dal segretario Antonio Tajani e dai gruppi parlamentari. L’impegno di Forza Italia non soltanto ha promosso il codice identificativo unico, ma ha anche consentito che l’aumento della cedolare secca dal 21% al 26% non venisse applicato indistintamente ad ogni appartamento con locazione breve e che ne venisse esclusa la prima unità abitativa destinata a tal fine”.
“Fare crociate contro le locazioni brevi – aggiunge Muzio - non risolve il problema della mancanza di case in affitto, anche perché non è detto che divieti e limiti garantiscano che le abitazioni vengano comunque immesse nel mercato delle locazioni a lungo termine. Le ragioni di tale mancanza sono in realtà da individuarsi in altri fattori, tra i quali le criticità della normativa nazionale per ciò che riguarda la tutela dei legittimi diritti dei proprietari in caso di morosità del locatario, la scarsità di case di edilizia residenziale pubblica accessibili alle giovani coppie e alle persone con reddito medio-basso, la mancanza di forti incentivi che favoriscano le locazioni a lungo termine. E’ su questi fattori che occorre agire”, conclude.