Trenta metri di lunghezza per quasi otto di altezza, quaranta specchi che fanno rimbalzare le luci dei tre grandi lampadari e delle ventiquattro applique per creare ancora di più un’alterazione della percezione dello spazio.
Gettare uno sguardo all’interno della Galleria degli Specchi di Palazzo Reale vuol dire rimanere ammaliati dalla ricchezza delle decorazioni e dalla suggestione delle pitture a monocromo, tra cui si inseriscono con attenzione gli arredamenti dell’ambiente.
Da ieri questo splendido spazio all’interno del Palazzo è tornato visitabile, dopo un complesso intervento di restauro durato poco più di un anno. Per l’occasione, la direzione ha deciso di aprire il museo in via eccezionale dalle ore 18 alle 23 con visite guidate gratuite.
Un successo inaspettato con una lunga coda di persone in attesa davanti al portone di via Balbi. Tanto inaspettato che il personale e la direttrice, Alessandra Guerrini, si sono trovati a dover cambiare in corsa la gestione degli accessi per consentire a tutti di visitare la Galleria.
Accolti proprio dalla direttrice nel Salone da Ballo, i visitatori hanno potuto ascoltare direttamente dalla voce di Guerrini la storia della galleria e della sua decorazione.
“La galleria esiste da sempre nel palazzo - racconta - da quando i Balbi hanno costruito il primo nucleo del palazzo, a metà Seicento, in quella che era campagna e dove si trovavano solo i magazzini del sale”.
Ma la galleria dei Balbi (dove, tra l’altro, è stato girato nel 2013 il film su Grace Kelly con Nicole Kidman nella parte della protagonista) non era propriamente come la vediamo oggi. Gli spazi erano già definiti ma, come ricorda Guerrini, nel Seicento la galleria era destinata a ospitare quadri e statue.
“Quando i Balbi cedono il palazzo ai Durazzo, arrivano le modifiche. Sono loro che pensano a come arricchire l’edificio così incaricano Carlo Fontana, un architetto ticinese ma trasferitosi giovanissimo a Roma, che ristruttura e aggiorna la galleria facendone uno spazio in cui si allestiscono feste e si danza, si ricevono personaggi illustri e si tengono spettacoli e conversazioni”.
Il 1725 è l’anno in cui la famiglia mette mano alla galleria affidando il progetto decorativo a Domenico Parodi, figlio dello scultore Filippo tra i più importanti in città.
Parodi, racconta vizi e virtù, contrapposti tra loro, in un preciso significato allegorico molto chiaro: i grandi imperi del passato (Romano, Greco, Assiro e Persiano) furono forti fino a che seguirono le virtù di integrità, dignità e moderazione e si indebolirono quando adorarono gli dei pagani, Bacco, Venere e Apollo lasciando il buon governo.
“Gli specchi arrivano a metà del Settecento - spiega ancora Guerrini - quando il costo si abbassa e tutte le pareti vengono rivestite delle superfici, fermate da legni di intreccio dorato”.
Tra gli elementi di maggiore attenzione in fase di restauro ci sono i lampadari, inseriti nella galleria nell’Ottocento. La tensione che ha provocato il loro ancoraggio al soffitto, infatti, ha causato crepe e infiltrazioni d’acqua con la grande fenditura a preoccupare già dagli anni Quaranta.
Guerrini continua: “Si è iniziato a ragionare sul da farsi e a progettare l’intervento già tre anni fa perché si affrontava tutta la galleria interna. I lampadari sono stati caricati sul tetto andando a liberare la volta, in canniccio, del loro peso”.
L’intervento di restauro ha riguardato la sala nella sua totalità: interventi strutturali, di impiantistica, pulitura e restauro delle decorazioni e degli arredi.
Il nuovo sistema di illuminazione ha visto l'inserimento dei led sul perimetro della volta, un intervento che permetterà un risparmio energetico dell’80% e che consentirà di regolare l’intensità della luce all’interno della galleria per dare ai visitatori la sensazione di scintillio in qualunque ora del giorno.