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Attualità | 24 novembre 2023, 08:00

Record di supermercati a Genova, l’allarme di Ascom: “È un impoverimento generale”

Manuela Carena, presidentessa di Federmoda e membro di giunta di Confcommercio: “I dati diffusi, che dicono che la nostra città batte anche Milano, mostrano un modello che avremmo voluto diverso. Siamo andati indietro invece che avanti”

Record di supermercati a Genova, l’allarme di Ascom: “È un impoverimento generale”

Record di supermercati a Genova: con 238 metri quadri di grande distribuzione ogni mille abitanti la nostra città ha superato Milano, che ne ha ‘solo’ 210,4. I dati, diffusi dallo studio della società di analisi Nielsen, mostrano che anche prima dell’apertura dei nuovi punti vendita annunciati a Carignano, Sestri Ponente, alla Foce e in Valpolcevera, il capoluogo ligure è ormai sempre più ‘moderno’. Una modernità che però potrebbe costare sempre più cara ai piccoli commercianti, di cui la Superba è storicamente stata baluardo. 

A fare il punto della situazione è Manuela Carena, presidentessa di Federmoda e membro di Giunta Confcommercio Genova: “Confcommercio ha da sempre una posizione precisa - spiega - la grande distribuzione spersonalizza i territori, li impoverisce. I dati diffusi da Nielsen mostrano un modello di città che noi avremo voluto fosse diverso. Genova è molto attrattiva agli occhi dei turisti perché ancora mantiene quel carattere autentico che molti territori hanno perso, e che ora stanno cercando di recuperare. Quello che ci chiediamo è semplice: la grande distribuzione da dieci anni a questa parte ha stoppato il trend di aprire grandi superfici di vendita nei centri urbani, perché ha capito che c’è un ritorno al piccolo, che si è accentuato soprattutto dopo la pandemia. La nostra arretratezza per una volta poteva darci un vantaggio, ma non lo abbiamo colto”.

Da tenere in considerazione, poi, c’è anche che negli ultimi dodici anni Genova ha perso circa quarantamila abitanti, con uno spopolamento importante che va a impattare ancora di più sulle piccole botteghe, soprattutto nelle zone del centro storico che sono tanto amate dai turisti.

“Prima di programmare nuove aperture va guardato il territorio, le sue esigenze, deve essere conosciuto in maniera approfondita con le sue dinamiche, la morfologia, e calcolare i vari impatti sulla viabilità e sulla sostenibilità. All’Esselunga a fare la spesa si va in auto, non in bici o a piedi. Come si concilia questo con il modello di città ecosostenibile a cui si punta? È una visione a 360 gradi, e non si può spingere su questo, sulle pedonalizzazioni, sulle ztl e poi aprire grandi supermercati dove, per loro natura, richiamano clienti in macchina. L’unica cosa che viene in mente è pensare alla speculazione immobiliare”.

Inevitabilmente si torna anche a parlare della questione Waterfront, su cui Carena era già intervenuta per sottolineare le criticità di un progetto che, su carta, “era un’opportunità gigantesca. Il polo attrattivo che poteva essere aveva senso con un palazzetto della capienza adeguata, da almeno cinquemila posti in su, per attirare persone anche da fuori. Se invece sarà da neanche quattromila, si sposterà solamente il flusso di genovesi che dal centro andrà a fare acquisti altrove, lasciando in difficoltà i piccoli negozi”.

Non solo una questione di concorrenza, però: “Si tratta di un impoverimento generale. La visione di città che ci viene propinata e il messaggio che viene veicolato con queste azioni è che dobbiamo omologarci a tutte le altre città, che frattempo stanno tornando indietro. A noi dispiace, perché secondo noi Genova meriterebbe di più, e che le sue caratteristiche venissero meglio valorizzate. Il turismo va benissimo, ma non di massa, poco attento”.

Chiara Orsetti

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