Le merci pericolose non transiteranno sulla linea merci del Campasso, ma utilizzeranno la linea sommergibile. Lo ha annunciato il vicesindaco Pietro Piciocchi durante l’affollata assemblea pubblica di questo pomeriggio nella Casa di Quartiere di Certosa, organizzata per firmare l’addendum al protocollo d’intesa del 31 agosto 2022 per la riqualificazione delle aree interessate dalla ferrovia e per presentare il masterplan legato ai lavori che verranno attuati per mitigare gli effetti dell’infrastruttura.
Centodieci milioni di euro in più si aggiungono quindi agli ottantanove già stanziati dal ministro Giovannini, per un totale di quasi duecento milioni. Nell'Addendum è inserita l'erogazione di 6 milioni di euro - in due tranche da 3 milioni di euro, la prima entro 30 giorni - al Comune di Genova per lo sviluppo del progetto di fattibilità tecnico economica della riqualificazione delle aree e per l'espletamento della verifica ambientale, in raccordo con Regione Liguria, per individuare specifici criteri di sostenibilità (verifiche su rumore, paesaggio, vibrazioni, inquinamento elettromagnetico).
Con i fondi in arrivo via libera ai progetti che renderanno più vivibile l’area: la riqualificazione di piazza Facchini, dove nascerà il nuovo liceo tecnologico, il primo della Valpolcevera, la ricostruzione della scuola Caffaro, la nascita di nuove aree verdi e ciclopedonali e la copertura di via Ardoino con un giardino pensile.
“I fondi basteranno per fare tutto, per creare un contorno urbano alla linea ferroviaria, ascoltando le esigenze di tutti. Non posso garantire che tutti saranno accontentati ma sicuramente tutti saranno ascoltati. Sono sicuro che faremo un buon lavoro” ha dichiarato il sindaco Marco Bucci prima dell’inizio dei lavori, che ha visto presenti il viceministro Edoardo Rixi, il commissario straordinario di governo Calogero Mauceri, il commissario straordinario di Autorità Portuale Paolo Piacenza, il direttore investimenti di Rfi Vincenzo Macello, il neo assessore allo Sviluppo economico Alessio Piana e i presidenti dei Municipi Valpolcevera Federico Romeo e Centro Ovest Michele Colnaghi.
È stato proprio il vicesindaco a illustrare il masterplan: nel dettaglio, oltre agli interventi già indicati, si sono aggiunti altri interventi che riguardano alcuni edifici di Fegino; via Francesco Campora, via argine Polcevera, via Pisoni e piazza Pallavicini a Rivarolo; via Ferri a Borzoli; l’ex deposito locomotore nelle aree Facchini - che saranno acquistate dal Comune di Genova da Rfi - con la realizzazione del primo liceo della Val Pocevera, aree pubbliche verdi e sportive; via Canepari, via Rossini e via Ariosto a Certosa; la scuola media Caffaro sarà ricostruita completamente; via Anguissola e via Vicenza al Campasso.
Per quanto riguarda gli espropri, uno dei temi caldi sollevato dai comitati, non saranno obbligatori: “I residenti potranno scegliere se rimanere, e in tal caso saranno indennizzati, o se andare altrove” spiega Bucci. Inoltre, “Certosa diventerà anche un importante polo per le residenze universitarie con gli appartamenti a canone ridotto che serviranno per ospitare i ragazzi e anche all’Iit per alloggiare i ricercatori stranieri” aggiunge. Definire le quantificazioni economiche degli espropri e degli indennizzi sarà compito del tavolo Pris in Regione.
Tra promesse di intervento e disponibilità all’incontro, però, non sono mancate le contestazioni. Due giorni fa, sabato 18 novembre, quasi duemilacinquecento persone sono scese in piazza per dire no e chiedere ancora una volta di riconsiderare il progetto, guidati dai comitati e dalle associazioni delle delegazioni della Valle, e ancora oggi è stato ribadito a grande voce come sia stato portato avanti l’intero iter senza coinvolgere chi, la Valle, la abita.
“Questa assemblea non è quello che stiamo chiedendo da anni - precisa durante il suo intervento Enrico D’Agostino del Comitato Liberi Cittadini di Certosa - Giù in piazza c’è un centinaio di persone che non può entrare perché i locali sono troppo piccoli. Chiediamo un nuovo confronto, per ascoltare tutti e non solo una parte”. E ancora: “Il sindaco deve decidere, ma deve farlo dopo aver dato udienza ai suoi cittadini: è sua la responsabilità della salute pubblica”.
“Manca il rispetto della vita delle persone, una bomba sociale per una zona già difficile in cui vivono tantissime famiglie seguite dalla parrocchia” spiega il rappresentante del consiglio parrocchiale Bertamini. “Senza alternative alla costruzione vogliamo garanzie su un progetto che garantisca la massima vivibilità e non porti alla desertificazione”.
“Non mi fido di voi” commenta il presidente del Municipio Romeo, rivolgendosi a Macello di Rfi. “Le risposte sono tardive e ridotte al minimo sindacale, e per ottenerle ci vogliono lotte. Il tracciato deve essere rivisto: se dal territorio arriva così forte la richiesta di risposte non può essere ignorata”.
Presente anche l’ex governatore ed ex sindsco Claudio Burlando tra le prime file, chiamato poi a intervenire dallo stesso Romeo: “Rimprovero al sindaco e a Rfi che dopo che duemilacinquecento persone che hanno manifestato la risposta è: non si cambia il progetto. Ne hanno cambiato mille: i cassoni non si fanno più a Pra’ ma a Vado, la diga si fa in un altro modo, gli accessi diventano due e non uno solo. Proviamo a cambiare. Com’è possibile che noi colleghiamo al Valico il porto di Sampierdarena, del 1930, senza tenere conto che facciamo la diga che costa un miliardo e mezzo e cambia completamente la dimensione del porto. I collegamenti e i binari vanno ridisegnati. Poi non sono sicuro che si possa cambiare, ma almeno bisogna provarci” è il commento, che poi ha portato a una serie di battute piuttosto accese con il primo cittadino. “Non mi prendere per il c…” ha tuonato l’ex governatore, che gli aveva poco prima detto di pensare ai funghi anziché a questi progetti.
Dopo oltre tre ore di dibattito la promessa è quella di attuare tavoli di confronto e incontri periodici sul territorio, e addirittura la creazione di uno sportello informativo, come suggerito dal viceministro Rixi, che ha commentato: “La sfiducia non serve a nessuno. Questi fondi sono arrivati nonostante il susseguirsi dei governi perché si crea un’opera da dieci miliardi di valore, ma deve creare sviluppo sul territorio e non solo esternalità negative”.