Non basta affermare che sia l’agricoltura il settore che più di tutti subisce gli effetti del cambiamento climatico: per farsi un’idea deIla portata del cambiamento serve, come sempre, fornire cifre e dati. Quest’anno sono parecchi i numeri che lasciano a bocca aperta, primo fra tutti il valore in percentuale del taglio ai raccolti nazionali: dal 12% per il vino fino al 30% per le pesche e nettarine. Una riduzione, questa, che non solo influisce su numerose imprese specializzate, ma che mette seriamente a rischio gli alimenti base della dieta mediterranea. Questo dato – insieme al drastico calo della produzione dell’olio extravergine nazionale, stimata in circa 290mila tonnellate – è quanto emerge dall’analisi della Coldiretti nel giorno di San Martino, l’11 novembre. La scorsa domenica si è infatti celebrata la Giornata nazionale del Ringraziamento, la tradizionale ricorrenza che dal 1951 viene festeggiata dalla Coldiretti in tutta Italia, con una manifestazione promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI) per rendere grazie per il raccolto dei campi e chiedere la benedizione sui nuovi lavori.
Gli eventi per la festa di San Martino si sono svolti lungo tutta la penisola: in Liguria Coldiretti ha avuto modo di partecipare al ringraziamento di Leivi di domenica 12, con la presentazione dei frutti della terra dalle sezioni provinciali e alla fiera di Albenga, suddivisa in tre giorni di laboratori, incontri e degustazioni. Nella mattinata di sabato le Cuoche Contadine Coldiretti Gabriella Caratti e Cristina Niero si sono cimentate nello showcooking ospitato in Piazza San Michele. In occasione dell’evento nazionale tenuto a Vercelli, il Presidente di Coldiretti Liguria e il Delegato Confederale, Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, ci hanno tenuto a sottolineare il bilancio che conclude tradizionalmente l’annata agraria corrente. “Un anno così caldo di fatto lascia molto più che un segno,” esordiscono. “Il 2023 è al secondo posto tra le annate più calde dasll’800, con una temperatura che supera di 1,05 gradi la media storica nazionale.” Un’anomalia che è stata accompagnata da una serie lunghissima di eventi estremi, per un totale di quasi 10 al giorno dovuti al maltempo, lungo tutta la penisola. L’analisi è stata riportata da uno studio di Coldiretti sui dati Isac Cnr che ha preso in considerazione i primi 10 mesi dell’anno. “Tra grandinate, trombe d’aria, nubifragi, siccità e ondate di calore, c’era da aspettarsi un danno di grande portata, come sottolineano i dati dell’European Severe Weather Database (Eswd).”
A proposito di numeri che spiegano, eccone un altro che lascia esterrefatti: il danno di cui si parla, dovuto alle conseguenze del repentino cambiamento climatico, supera – nell’ambito dell’agricoltura italiana – i 6 miliardi di euro. Le perdite si sono concentrate particolarmente su infrastrutture e coltivazioni, arrivando a tagli del 15% per la produzione di riso, del 60% per le ciliegie e del 63% per le pere. Ma non solo, anche le colture autunnali ne hanno subito le conseguenze: le zucche, per esempio, sono in calo del 20% e le castagne si sono praticamente dimezzate.
“E ricordiamoci che la tendenza sarà sempre a peggiorare,” sottolineano Boeri e Rivarossa, “la tropicalizzazione porta di fatto a una più elevata frequenza di manifestazioni violente, con effetti devastanti come dimostrano i recenti alluvioni in Romagna e in Toscana”. Il 2023 è stato infatti segnato prima da una grave siccità che ha compromesso le coltivazioni in campo e poi per alcuni mesi dal moltiplicarsi di eventi meteo estremi, che hanno generato risvolti pericolosi sull’autunno, apparentemente mite ma devastato, in alcune regioni, da gravi nubifragi.”
In un contesto del genere, chi ha la possibilità di reagire ne ha anche la responsabilità. L’agricoltura, l’attività economica che quotidianamente vive le conseguenze del cambiamento climatico, è infatti il settore che più si impegna per contrastarlo. “Sta cambiando tutto: i cicli delle colture, la gestione dell’acqua e le pratiche da svolgere in campo per la messa in sicurezza del territorio,” affermano Boeri e Rivarossa. “Per ottenere i risultati sperati ed effettivamente avere una chance per gli anni a venire, serve l’impegno concreto delle Istituzioni, che non solo hanno il dovere di sostenere le imprese nella gestione del danno, ma anche di studiare metodi innovativi per prevenirlo,” concludono. Il riferimento è all’agricoltura 4.0, all’uso di droni, robot e satelliti, fino alla nuova genetica green no ogm alla quale la Commissione Europea – grazie anche alla mediazione di Coldiretti – sta finalmente aprendo le porte.