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Attualità | 08 novembre 2023, 10:13

La creatività che muove il mondo, quando cambiare punto di vista è un vantaggio

Marzio Villari, designer e creativo, racconta la sua esperienza e parla di giovani, futuro e intelligenza artificiale

La creatività che muove il mondo, quando cambiare punto di vista è un vantaggio

In un mondo sempre più influenzato dalla tecnologia, spesso ci si dimentica che alla base di ogni innovazione si trova un’idea.

L’intuizione muove le scelte che ciascuno compie e lo fa con sempre maggiore enfasi quando si tratta di creatività.

Parlare di processo creativo, tuttavia, può somigliare a una corsa a ostacoli e spesso a farne le spese sono i giovani. 

Parlarne con Marzio Villari è certamente cambiare punto di vista, come lui stesso spesso invita a fare, lasciandosi coinvolgere dai meccanismi della creatività maturati in una carriera costruita proprio sulla creatività.

“La creatività viene sempre prima di tutto - racconta Villari - dietro a tutto quello che facciamo c’è un pensiero che poi viene tramutato in design, in una formula, in progetto o in una strategia. La creatività è alla base, qualunque sia il mestiere, le idee sono quelle che hanno sempre smosso il mondo”.

Nella sua analisi, Villari non dimentica di fare una premessa legata al contesto in cui viviamo: “Siamo un paese post industriale dove sono le cose concrete che contano e dove si pensava che i servizi, in qualche modo, fossero collaterali. Oggi sappiamo che non è così. Dovremmo fare i conti con le automazioni, la delocalizzazione e i mestieri che nel futuro sono destinati a crescere sono proprio quelli creativi. Chi non capisce questo, è leggermente ottuso”.

Villari, come lui stesso si definisce, è un ‘designer del pensiero’, perché “il design nasce da un pensiero profondo che necessita di non avere un posto assegnato. Normalmente, la società assegna un posto da cui guardare le cose. Il creativo non sta lì, va in altri sette posti fisicamente, con la testa, si sposta e guarda la stessa cosa da un altro punto di vista o ‘con occhi diversi’ come molti grandi hanno detto. Riprendendo le parole di Einstein, bisogna ricordare che due pilastri sono dati dalla conoscenza e dall’immaginazione. Abbiamo il vizio, anche nei confronti dei giovani, di far studiare le cose come erano prima. Nel mondo del lavoro, le aziende vengono affidate a manager che hanno trent’anni di esperienza ma lavorano in modo ‘vecchio’; in altri stati i manager hanno al massimo quarant’anni. Noreena Hertz, grande consulente mondiale, ha un motto particolare: ‘Non fidatevi degli esperti’ e ha ragione, perché ciascuno deve costruirsi la propria opinione, partendo dalla conoscenza. Il mondo è talmente veloce che la parte creativa deve essere più avanti. Non si possono gestire le imprese come si faceva tre decadi fa. Le eccellenze incredibili rischiano di essere perse per la mancanza del pensiero creativo”.

A proposito del mondo della creatività e del suo futuro, il designer prosegue: “È un bel mondo, ma è anche sottopagato proprio perché essendo una società post industriale, ci si basa su manufatti, non su idee”.

Spesso punto di partenza per la creatività, il linguaggio crea nuovi collegamenti e apre a idee e richiami che, altrimenti, rimarrebbero inespressi: “Il linguaggio ha creato la comunità. Oggi noi possiamo discutere il mondo e la visione del mondo. Bisogna però essere consapevoli che siamo tutti condizionabili dal linguaggio. Si creano abitudini sociali e quasi non ce ne rendiamo conto”. 

Dare spazio al pensiero creativo, che porta a una maggiore criticità, vuol dire anche puntellare la città di cose che servono ai giovani per dare loro spazio e possibilità. Villari continua: “Genova è una città straordinaria dal punto di vista della creatività, per diversi aspetti. Vanta persone che lavorano in tutto il mondo che però se ne sono andate perché Genova non dà soddisfazione. Non puoi non essere creativo vedendo il mare, vedendo il sole che tramonta in mezzo al blu”.

Tra i punti focali da considerare quando ci si approccia al lavoro creativo, c’è il tempo e la percezione che si ha dello stesso portando a mettere in discussione le consuetudini: “Il tempo è una costante importante per l’impresa ma non è detto che chi lavora tante ore sia più produttivo. Ho visto casi dove la gente, facendo anche ore di straordinario, non produceva come chi faceva il lavoro con tempistiche diverse, in meno tempo. Se sei capace di lavorare in sei ore, anziché in ventiquattro, e fare le stesse cose con lo stesso livello, quello è un must”.

Per Villari, chi fa un mestiere creativo non può stare fermo, scorrere notizie e stare ‘in attesa’ guardando lo schermo di un computer, deve al contrario muoversi, cambiare punto di vista. 

“Il pipistrello, per un topino, potrebbe essere un angelo. Bisogna guardare diversamente. Questo mestiere, in tutti i suoi ambiti, ti dà belle sensazioni e ti fa crescere come persona. Non ti fai imporre le idee degli altri, hai maggior difesa e sei più critico da chi si impunta. È una sorta di libertà”.

Giovani e creatività formano un binomio indissolubile e in loro Villari vede potenzialità inespresse che aspettano solo di saltare fuori, “proprio come Fosbury che con il suo salto ha cambiato il mondo dell’atletica. Una testa non convenzionale che ha risposto praticamente a chi gli diceva che non si poteva saltare in quel modo”.

A chi pensa che la creatività sia solo per pochi, il designer ribatte che con i giusti stimoli, tutti sono capaci di creare visioni diverse. “La creatività è nata spesso da una capacità manuale come scrivere, disegnare, costruire prototipi. Dico sempre di non partire dal computer che dà un milione di possibilità, ma che sono le stesse per tutti. Il foglio di carta bianca è la tua idea, quando riesci ad abbozzarla, poi la porti nella tecnologia. Altrimenti parti con lo stesso piatto di tutti e non sono diverse”.

I giovani “sono dei coni di luce pazzeschi. Quando li incontro non trovo i fannulloni, vedo ragazzi straordinari che hanno voglia di studiare, li trovo pieni di idee ma senza un posto dove andare a dirle. Qui si trovano davanti la ‘vecchia guardia’ che fa le cose come prima e non valorizza le ‘nuove leve’. C’è chi vive di emulazione e ha una profonda alterazione del tempo: tutto e subito. ‘Voglio diventare famoso come tizio o caio e voglio esserlo ora’. Bisogna cambiare questo insegnamento, lavorare per migliorare con metodi e strategie diverse”.

Al dubbio se l’intelligenza artificiale posa sostituire il pensiero creativo, la risposta è perentoria ed è negativa.

“Prima di lanciare l’intelligenza artificiale, ci sono stati anni in cui milioni di persone hanno inserito dati. L’AI sa quello che è successo prima, ma non quello che è successo oggi. Poi quando un altro umano lo inserirà, lei lo saprà. Nella creatività si guarda sempre avanti e si sarà sempre avanti all’intelligenza artificiale”. 

Riassumere tutto è certamente difficile e gli spunti di riflessione sono molteplici ma tornare ai valori comuni che sono la base per costruire una società senza categorizzazioni, eliminando stereotipi in favore dell’incontro sono certo un ottimo spunto per sviluppare il pensiero creativo anche nella vita quotidiana.

Isabella Rizzitano

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