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Attualità | 04 novembre 2023, 11:14

La nave ‘Gaia blu’ del Cnr: due occhi nuovi per esplorare il mondo sommerso

Attraccata ai Magazzini del Cotone, è visitabile sino a domani nell’ambito del Festival della Scienza. Il ricercatore Marco Faimali: “Faremo progetti per capire fino a dove siamo arrivati a inquinare”

La nave ‘Gaia blu’ del Cnr: due occhi nuovi per esplorare il mondo sommerso

Ottantatré metri di lunghezza, duemila tonnellate di stazza e tecnologie all’avanguardia. ‘Gaia blu’ è un vero e proprio gioiello del Cnr, il Consiglio Nazionale delle Ricerche.

Donata dallo Schmidt Ocean Institute al principale ente di ricerca italiano, la nave è stata sottoposta a un refitting che ha portato a bordo strumentazioni di ultima generazione per renderla un vero e proprio ‘hot spot’ del cambiamento climatico, capace di esplorare il Mediterraneo e di portare avanti numerose ricerche.

Un’esploratrice per acquisire dati geofisici, geologici, batimetrici e di oceanografia fisica, chimica e biologica.

“Questo gioiello ci darà la possibilità di conoscere, studiare, monitorare e tutelare quello che è il territorio sommerso, iniziando dal Mediterraneo - racconta Marco Faimali, direttore del CNR-IAS, Istituto per gli Impatti Antropici e Sostenibilità in ambiente Marino - Abbiamo un mare incredibile che, oltre a essere un serbatoio di biodiversità, è anche un grande serbatoio di valore economico”.

Faimali prosegue: “Gaia blu avrà gli occhi per poter esplorare il territorio ancora sommerso e che ha un grande valore”.

Dopo i lavori di allestimento che hanno portato a bordo strumentazioni all’avanguardia e tecnologie tra le più sofisticate, la nave inizierà le sue esplorazioni a partire dal prossimo anno grazie a open call aperte alla comunità scientifica. 

Lo studio dell’ambiente marino e dell’impatto che l’uomo ha sui mari si riflette inevitabilmente nella questione inquinamento che non è solo quello da microplastiche ma si diffonde, in senso generale, all’inquinamento da materiali.

Sul tema, Faimali spiega: “Da sempre siamo stati abituati a vedere il mare come un cocktail di sostanze disciolte; in questi ultimi settant’anni è diventato un cocktail in cui arrivano dei pezzettini di materiale, la plastica ne è un esempio. Come Cnr, ma come tutta la comunità scientifica, stiamo lavorando sul tema delle microplastiche da diversi anni. Per il momento stiamo cercando di capire quanta ce n’è, dov’è, che effetto ha sull’ecosistema e se arriva sulla tavola di chi consuma cibo arrivato dal mare. È una ricerca fondamentale e il problema della plastica non lo abbiamo ancora messo a fuoco del tutto. Anche grazie a questa nave riusciremo a esplorare zone ancora inesplorate. Per ora la marine strategy fa monitoraggio nei primi trenta centimetri di acqua, poco sul fondo e pochissimo sui fondali. Con un’infrastruttura di questo tipo faremo progetti di ricerca per capire fino a dove siamo arrivati a inquinare”.

Per contrastare l’inquinamento e migliorare le abitudini della popolazione, il direttore mette in campo idee chiare: “Bisogna aumentare la consapevolezza. Oltre alle tre r, riciclo, riuso e recupero, ce ne sono ancora due da stimolare. La prima è riprogettare il sistema plastica. La plastica non è un nemico, noi siamo il nemico per l’utilizzo che ne facciamo. Il tre per cento della plastica prodotta che finisce in mare deve scomparire e per fare questo si dovrà aumentare la consapevolezza lavorando sulla comunicazione. L’ultima r è quella del rispetto, termine forse poco usato: rispetto per il posto in cui viviamo ricordandoci che il nostro pianeta è per due terzi occupato dal mare.

La nave oceanografica del Cnr, attraccata ai Magazzini del cotone, sarà visitabile fino al 5 novembre nell’ambito del Festival della Scienza.

Isabella Rizzitano

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