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Attualità | 25 ottobre 2023, 08:00

Il coraggio di “Giovanna”: la storia straordinaria di Uliana Lucattini, partigiana centenaria

La festa per i 100 anni si svolgerà il 26 ottobre al centro civico di Cornigliano. “Giovanna” riceverà la medaglia della Liberazione

Il coraggio di “Giovanna”: la storia straordinaria di Uliana Lucattini, partigiana centenaria

Il 26 ottobre è una data speciale per la partigiana Uliana Lucattini, nome di battaglia “Giovanna”, che festeggia l’importante traguardo dei 100 anni.

I festeggiamenti dunque sono domani, 26 ottobre, nel salone del centro civico di Cornigliano dove Uliana riceverà, insieme al fratello Sergio (117° Brigata Iori SAP), la medaglia della Liberazione.

Nata a Borzoli il 26 ottobre 1923, Uliana ha vissuto una gioventù segnata dalla guerra e ha fatto parte di quella generazione coraggiosa che ha lottato per la libertà, la democrazia e la giustizia.

“Mio padre era iscritto al partito socialista, dopo aver finito il militare a Siena è venuto a Genova a fare il ferroviere, abitavamo in via Porro - racconta - È sempre stato per tutta la vita socialista e in via Porro c’erano molti antifascisti”.

Cresciuta dunque in un ambiente profondamente antifascista per lei è stato quasi naturale unirsi poi alla brigata Sap “Alice Noli”.

“Era una brigata interamente femminile che agiva prevalentemente in Valpolcevera, soprattutto nella zona del Campasso - dice Loris Viari del team “Noi Partigiani” - Uliana Loris Viarilavorava per una grossa casa di moda di Genova che, tra le altre cose, aveva confezionato l’abito da sposa per la regina Maria José. In questo contesto faceva attività clandestina”.

“Tra le prime mansioni ho portato da mangiare a dei prigionieri politici a Marassi - racconta la stessa Uliana - Erano stati picchiati e nessuno gli dava da mangiare. Qualcuno mi ha fermato chiedendomi chi fossi e io gli ho risposto di essere la fidanzata.

Poi portavamo la posta dei partigiani. Ancora oggi ho la pelle d’oca: mi ricordo di una madre a Rivarolo a cui avevano buttato via tutto il mobilio. Gli era rimasto un letto sgangherato, un armadio mezzo rotto, una sedia e un tavolino. Il resto gli è stato buttato via dalla finestra. Andai a casa sua per portarle la lettera del figlio, lei continuava a chiedere informazioni sul figlio ma io non sapevo dirle altro. 

Nel dicembre del ’44 sono stata arrestata e portata nella casera delle brigate nere a Sampierdarena. Ho subito interrogatori terribili, anche da parte dei tedeschi. Non sono mai svenuta in vita mia ma in quelle occasioni sì”.

Marco Garibaldi

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