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Attualità | 20 ottobre 2023, 12:30

VenerdIndie - Il mondo onirico di Sabrina Napoleone: "La musica è un viaggio dentro ai miei fantasmi" (Video)

L'ultimo album 'Cristalli Sognanti', gli appuntamenti live e l'esperienza del Lilith Festival: "Finché ci sarà bisogno, continueremo a far suonare le donne"

VenerdIndie - Il mondo onirico di Sabrina Napoleone: "La musica è un viaggio dentro ai miei fantasmi" (Video)

La canzone d'autore può indossare tutti gli abiti che vuole: spesso parla d'amore, racconta di emozioni, segue i flussi di coscienza e di incoscienza, passando dal sogno alla paura, dalla speranza alla necessità. Il mondo creato da Sabrina Napoleone, cantautrice genovese fresca della pubblicazione del suo nuovo album "Cristalli Sognanti", sa coniugare testi importanti e influenze musicali esplorative che strizzano l'occhio all'elettronica e al power rock.

"Sono una cantautrice ormai da parecchi anni, ho iniziato a scrivere canzoni a metà degli anni Novanta... è un bel po’ che sono sulla scena. Ho iniziato da ragazzina, al liceo, scrivendo brani per degli amici; allora scrivevo solo, poi mi è venuta voglia di imparare a suonare la chitarra e di scrivere da sola le mie cose. Ho iniziato così un percorso di approfondimento ed è nata la passione per scrivere canzoni per me. Ho pubblicato diversi album, un paio tra gli anni Novanta e i primi del Duemila con una band, poi dal 2014 a nome mio con il progetto solista. 'Cristalli Sognanti' è il mio terzo album".

Di che cosa racconta questo disco?

un viaggio dentro ai miei fantasmi: parla un po’ di me, un po’ di quello che è successo negli ultimi tre anni e che ha coinvolto tutti quanti. È stato un mio modo per elaborare le cose che sono successe, metterle un po’ in sequenza e provare a dare un senso. Contestualmente al disco è uscito anche il primo singolo estratto, che si intitola Gardur, con il suo videoclip.

È una delle poche canzoni d’amore che ho scritto: la definirei, oltre che una canzone d’amore, una canzone sulla fragilità dell’amore, su quanto questo sentimento possa essere, nostro malgrado e al di là dei nostri desideri, condizionato da eventi esterni. È una filastrocca che si avvolge su se stessa. Gardur è una spiaggia islandese che ho visitato più volte. Il titolo deriva dal fatto che la canzone è scritta sul canto di uccelli marini che avevo registrato proprio su quella quando mi trovavo il quel luogo, ed è tutto contenuto nel videoclip, che ci porta proprio su quella spiaggia".

Hai lavorato alle musiche, ai testi, ma anche alla produzione e alle grafiche del disco. La copertina ti vede al centro della scena, con un immaginario quasi onirico intorno. Come è nata questa idea?

"Tutto il lavoro contiene un dedalo di rimandi interni. Il disco è stato creato interamente da me, mi sono occupata anche dei videoclip, come quello del singolo uscito questo’estate per anticipare l’album. La copertina riprende le grafiche dal video che ho creato, e ho utilizzato programmi di intelligenza artificiale per modificare delle immagini reali e creare degli ambienti che ho utilizzato sia nel video che, in parte, nella grafica del disco".  

Ci sono degli appuntamenti live in programma, dopo la presentazione ufficiale del disco alla Claque lo scorso fine settimana?

"Il 10 di novembre suonerò a Ceriale al Circolo CCCP, mentre tornerò a Genova a marzo ai Giardini Luzzati. Nel mezzo ci saranno altre date, ho appena iniziato a mettere insieme il calendario del tour e piano piano usciranno cose. Spero di fare un giro come per gli altri dischi in giro per l’Italia". 

L’ultima domanda riguarda il tuo percorso all’interno del Lilith Festival. La presentazione del tuo disco è stata l’ultimo evento dell’edizione 2023 che ha visto passare un sacco di nomi, sia già conosciuti sia di nuove proposte artistiche. Come è iniziata questa collaborazione e che cosa bolle in pentola? 

"Il Lilith Festival è iniziato dieci anni fa: ho coinvolto le mie college Cristina Nico e Valentia Amandolese, che allora era nel direttivo, per creare un contenitore in cui le donne potessero trovare degli spazi per suonare. C'è un problema di sottorappresentazione delle musiciste rispetto agli uomini: abbiamo cominciato innanzitutto a coinvolgere le artiste sul territorio locale e nazionale, per conoscerle e a programmare attività ed eventi.

Il Festival è arrivato ormai alla sua dodicesima edizione, e di questo siamo molto fiere anche se ci costa tantissima fatica. Quest’anno siamo molto soddisfatte perché è andato bene, anche se devo dire che, a parte il 2020 che è stato un anno difficile per tutti, ha sempre avuto un buon seguito.  È una cosa a cui teniamo, molto ma vorremmo che un giorno non serva più. Preferiremmo che non ci fosse bisogno del Lilith festival, ma finché ce ne sarà bisogno noi proviamo a stare sul pezzo".

Isabella Rizzitano e Chiara Orsetti

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