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Attualità | 20 ottobre 2023, 14:57

Ex Ilva, lavoratori in protesta a Roma: “Basta cassa integrazione” (Foto e Video)

Stamattina un gruppo di manifestanti ha bloccato l’autostrada Roma-Napoli

Ex Ilva, lavoratori in protesta a Roma: “Basta cassa integrazione” (Foto e Video)

Oggi la protesta dei lavoratori ex Ilva si è spostata a Roma: Fim-Fiom-Uilm di Acciaierie d’Italia hanno proclamato in queste ore uno sciopero generale in tutti gli stabilimenti italiani.

La manifestazione nella capitale è stata preceduta nei giorni scorsi da scioperi anche a Genova, nello stabilimento di Cornigliano, dove da tempo i sindacati esprimono grave preoccupazione per la situazione attuale del settore siderurgico in Italia. La produzione è ai minimi storici, le manutenzioni sono state drasticamente ridotte, mancano pezzi di ricambio, e gli investimenti necessari negli impianti sono stati azzerati. 

I lavoratori in piazza chiedono un coinvolgimento sia di azionisti pubblici che privati. Una situazione che coinvolge circa 19.000 lavoratori.

“Siamo a Roma perché vogliamo un segnale forte del governo - dice il segretario generale FIM Cisl Liguria Christian Venzano - Basta parole, ci vogliono atti concreti per il rilancio della siderurgia in questo paese. Si tratta di un settore strategico e importantissimo per rendere questo paese autonomo anche per quanto riguarda l’acciaio. Bisogna però dare dei segnali perché sono state disattese tutte le cose dette otto mesi fa. Siamo ai minimi storici della produzione, ai minimi storici degli investimenti, ai minimi storici della manutenzione ordinaria e straordinaria mettendo a rischio la sicurezza dei lavoratori. 

In un momento in cui il mercato tira noi siamo ai minimi storici. Questo è inaccettabile, vogliamo un piano industriale, un rilancio e basta accordi segreti tra pubblico e privato”.

Stamattina un gruppo di lavoratori ex Ilva ha occupato l'autostrada Roma-Napoli presso l'area di servizio Frascati Est. Anche il sindacato Usb ha avanzato richieste di intervento immediato da parte della presidente Meloni e del ministro Urso, affinché ascoltino le preoccupazioni dei lavoratori ex Ilva e agiscano di conseguenza. Il sindacato critica la continuazione delle trattative con soggetti privati che sembrano avere interessi puramente speculativi, a scapito delle vite dei tarantini e dei lavoratori.

A inizio mese l’incontro dei sindacati con il presidente Giovanni Toti e il sindaco di Genova Marco Bucci dove si è sottolineata l'importanza strategica della siderurgia ma anche la mancanza di chiarezza da parte del governo e dell'azienda. 

La Fiom ha fatto appello affinché si discuta dell'accordo di programma e dell'uso delle aree ma ha anche sottolineato che questo non può prescindere dalla continuità di reddito e occupazione dei lavoratori ex Ilva Genova. La ridiscussione dell’accordo di programma ha rappresentato un’apertura senza precedenti per la Fiom, ora però si richiedono risposte concrete. 

“È una situazione che vede i lavoratori prigionieri di una gestione che è assolutamente inaccettabile - aggiunge Stefano Bonazzi, segretario generale Fiom Cgil Genova - Non c’è un euro per la manutenzione, non c’è un euro di investimento, la sicurezza negli stabilimenti sta peggiorando.

Serve che oggi il governo dia una risposta chiara per dare continuità alla siderurgia in Italia  e per dare sicurezza a questi lavoratori che lottano per il loro salario”.

"Federmanager Liguria  prende atto del fatto che la società Acciaierie di Italia non stia mantenendo gli impegni sui volumi produttivi e sugli investimenti che erano programmati per la fermata estiva - scrive in una nota l’organizzazione sindacale rappresentativa del mondo del management industriale Le difficoltà gestionali dovute alla complessità della situazione, sottolineate ancora nelle ultime ore dal Presidente della società, generano mancanza di liquidità. Il quadro complessivo è assolutamente insostenibile per un Paese la cui produzione di acciaio primario è strategica per le qualità elevate, indispensabili al settore manufatturiero, e ha raggiunto ormai un limite critico, nonostante gli adeguamenti fatti negli ultimi anni verso una riduzione dell’inquinamento ambientale.

Allo stato attuale la fabbrica di Taranto è autorizzata a produrre sei milioni di tonnellate anno rispetto all’attuale produzione che, invece, risulta inferiore alle tre milioni di tonnellate, oltre ad esistere una funzionalità non regolare degli impianti, che è alla base della loro sicurezza. Va ricordato, inoltre, che questa situazione impatta anche Cornigliano, Novi e Marghera. 

Per la ripresa della fabbrica Federmanager ritiene che occorra procedere immediatamente con un piano industriale ben definito, concreto, fattibile nei tempi e nei costi e integrato con tutte le altre realtà siderurgiche del Paese. Il piano per Taranto deve essere prioritariamente basato su un incremento delle produzioni con gli impianti attuali, con la marcia continua di tre altiforni, condizione indispensabile per la sostenibilità economica: occorre prevedere, nel piano industriale, anche la realizzazione di un impianto DRI a metano da 2,5 Mt/anno con relativo forno fusorio elettrico, come base del processo di innovazione e di sostenibilità ambientale dei processi, fortemente richiesto dal territorio e condizione necessaria per sopravvivere nei mercati.

Cornigliano deve invece basare la sua rinascita sull’ammodernamento degli impianti per la latta, prodotto con un mercato nazionale stabile e ricettivo, garantendo migliore qualità, minori costi produttivi, sicurezza degli operatori, impatto ambientale azzerato e digitalizzazione di produzione e gestione".

Marco Garibaldi

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