Di nuovo una condanna nei confronti di Fincantieri. Questa volta arriva dal Tribunale di Trieste, che ha condannato la società a risarcire i danni ai familiari dell’operaio ed elettricista Alfio Derin, deceduto nel 2018 a causa di un mesotelioma da amianto. La vittima era stata esposta alla fibra killer per ben trentasei anni, sia nei suoi primi diciott’anni di attività alle dipendenze di Cantieri Riuniti dell’Adriatico (poi incorporata in Fincantieri), sia nei diciott’anni successivi alle dipendenze proprio di Fincantieri S.p.A.
Dopo il decesso di Derin i familiari hanno voluto giustizia. Si sono quindi rivolti all'Osservatorio Nazionale Amianto e ad AEA - Associazione Esposti Amianto del Friuli Venezia Giulia, i quali hanno agito per la tutela dei loro diritti. Grazie all’azione del presidente ONA, l'avvocato Ezio Bonanni, e dell'avvocato Corrado Calacione, si è dimostrato il pieno nesso di causalità tra l’esposizione ad amianto e la morte dell’operaio.
La Procura della Repubblica di Trieste ha aperto un fascicolo e ha disposto l'immediato esame autoptico sul corpo di Alfio Derin, a cui ha fatto seguito il deposito del ricorso giudiziario innanzi al Giudice del Lavoro di Trieste. Fincantieri si è costituita in giudizio e ha negato le sue responsabilità. Questo ha reso necessario un lungo iter processuale fino alla recente sentenza del Tribunale di Trieste, che ha condannato Fincantieri al risarcimento dei danni sia subiti dalla vittima sia quelli sofferti dagli eredi, per un totale di più di 869mila euro.
«Dopo la lunga battaglia giudiziaria nel Tribunale triestino, iniziata nella fase delle operazioni autoptiche e proseguita davanti al Giudice del Lavoro, è stato tutelato il diritto alla salute. Abbiamo finalmente ottenuto giustizia e piegato la resistenza di Fincantieri, che è stata condannata al risarcimento del danno per la morte per mesotelioma del lavoratore – spiega l’avvocato Bonanni -. Purtroppo non sarà il primo né l'ultimo caso. Questi lavoratori dei cantieri, che con le loro navi hanno vinto la forza degli oceani, sono morti a causa dell'amianto. Onore a loro e giustizia ai familiari, auspicando che per il futuro si evitino ulteriori esposizioni alla fibra killer».
In particolare il giudice ha riconosciuto più di 224mila euro per i danni non patrimoniali iure hereditatis, a cui si aggiungono i danni non patrimoniali patiti iure proprio dai ricorrenti: più di 243mila euro destinati alla vedova Fides Fontanot, più di 197mila euro alla figlia Lucilla e quasi 205mila euro alla figlia Patrizia.
«Questa vittoria restituisce dignità e visibilità a tutti i lavoratori esposti per anni all'amianto – dichiara Lucilla Derin - e alle famiglie che hanno lottato e che, purtroppo, ancora lotteranno in futuro con le gravi patologie che ne conseguono. A loro va il nostro pensiero e un abbraccio sincero».
Infatti, disgraziatamente, continua la strage di malattie di amianto nella cantieristica navale. I dati del VII Rapporto ReNaM sono allarmanti: 982 casi di mesotelioma, pari al 4,4% del totale.
«Secondo i dati dell’ONA, all’estate del 2023, i casi di mesotelioma censiti sono almeno 1.150 – aggiunge l’avvocato Ezio Bonanni -. Questi casi costituiscono solo l'evento sentinella rispetto a tutte le altre malattie asbesto correlate, tra le quali il tumore del polmone (per il quale sono stati censiti circa 2mila decessi), l’asbestosi, il tumore della laringe, della faringe e del tratto gastro intestinale. Complessivamente, purtroppo, il numero di decessi nella cantieristica navale è superiore a 4mila: una vera e propria epidemia contro cui dobbiamo lottare, prima di tutto con la diagnosi precoce, la terapia e la ricerca scientifica per la cura del mesotelioma, e poi assicurando il giusto risarcimento dei danni alle vittime».