Cinquantacinque anni, camicia a scacchi e fisico di chi ci tiene: Mauro Repetto arriva a Genova, alla Feltrinelli, per presentare il suo libro ‘Non ho ucciso l’Uomo ragno. Gli 883 e la ricerca della felicità’, in cui racconta la sua storia e quella degli 883, in cui ha mosso i suoi primi passi nel mondo musicale insieme a Max Pezzali.
“Abbiamo scelto la musica perché amavamo il rap, l’America, anche se oggi dirlo fa un po’ ridere per via della politica - racconta Repetto - All’epoca eravamo ‘colonizzati’ da questo genere di musica. Come i rapper, abbiamo provato a campionare chitarre e basi ritmiche, facendo quei pezzi che noi avremmo ascoltato. Rap prima, pop poi e sono arrivati i pezzi che sono diventati evergreen, ma abbiamo sempre fatto cose che avremmo voluto ascoltare”.
Il progetto è stato accolto con entusiasmo dal pubblico presente, che canta ogni brano proposto dall’artista con la sua chitarra e interagisce con entusiasmo alle battute e alle provocazioni del giornalista Massimo Cotto che dialoga con lui.
“Porto sempre con me la chitarra per fare almeno un pezzo, cantato con il pubblico che conosce a memoria le nostre canzoni”.
Nel racconto di Repetto si parte proprio da Genova, città di nascita dell’artista, e da quella Sampierdarena da sempre ‘casa’, in cui torna spesso il ricordo della nonna e delle telefonate da Hollywood.
Il libro ripercorre le tappe della storia degli 883 e dell’amicizia tra Repetto e Pezzali, nata a Pavia tra i banchi di scuola. Le prime canzoni hanno visto la luce alla fine degli ’80 e da allora è passata tanta acqua sotto i ponti: Mauro ha abbandonato il progetto subito dopo l’uscita di ‘Nord, Sud, Ovest, Est’, iniziando a tracciare un nuovo percorso. Una laurea in lettere, una vita a Parigi e un impiego come dirigente a Disneyland che rende felice la mamma, che lo voleva con un impiego “fisso”.
Il titolo del libro è evocativo, ma uccidere l’Uomo ragno “è un’azione che non è irreversibile. Quando sei giù, a volte lo uccidi ma il giorno dopo è ancora vivo dentro di te”.
Il riferimento è al momento di crisi passato, che lo ha portato proprio ad abbandonare il mondo dello spettacolo. Repetto prosegue: “Volevo ripartire da zero e una buona tattica per farlo è ‘fare un sonnellino’, come quando si è bambini che, al risveglio dopo la merenda hanno l’energia per giocare. Sono sparito dalla circolazione, volevo iniziare una nuova vita e fare un nuovo percorso. Mi sono trasferito a Parigi, sono diventato un fantasma ma questo mi ha permesso di ricaricare le batterie e ripartire per essere un uomo che voleva mangiare la vita scroccandola coi denti”.
Intanto, sono in corso le riprese della serie tv “Hanno ucciso l’uomo ragno - la vera storia degli 883” diretta dal regista Sydney Sibilia che dovrebbe uscire nel 2024.