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Attualità | 16 ottobre 2023, 14:23

Da 4 anni prigionieri dell'autostrada, monta di nuovo la protesta dei cittadini

"Vogliamo le barriere antirumore". Si torna a parlare del caso in Regione

Da 4 anni prigionieri dell'autostrada, monta di nuovo la protesta dei cittadini

Da quattro anni, quasi mille e cinquecento giorni, vivono prigionieri dei rumori dell’autostrada. È infatti dal 2019 che i cittadini della Valpolcevera e non solo sono esasperati dal rumore assordante dei veicoli che percorrono a gran velocità i tratti vicini alle case e dai gas di scarico che rendono impossibile tenere le finestre aperte. Le barriere sono state rimosse prima Bolzaneto e successivamente a Rivarolo, facendo scattare immediatamente le reazioni dei residenti.

Il problema della rimozione delle barriere fonoassorbenti in autostrada è tornato a essere al centro dell’attenzione dell’amministrazione.

Le difficoltà delle famiglie che vivono nelle abitazioni ‘vista autostrada’ sono state accertate anche da rilievi condotti da Arpal e confermati dai tecnici della vicedirezione generale Sviluppo per la Transizione Ecologica durante l’audizione sul tema delle barriere fonoassorbenti autostradali svoltasi in Regione la scorsa settimana. 

Hanno partecipato alcuni rappresentanti die comitati cittadini e il nostro avvocato Luca Cesareo, che sta seguendo la vicenda” spiega Elisabetta Nasuti, una delle attiviste di Rivarolo impegnata in prima linea fin dall’inizio. “Prima dell’estate si è svolta una commissione comunale a cui poi non si è dato seguito. Nessuno ci ha più comunicato nulla”. 

Quindi dal 2019 a oggi la situazione non è cambiata?

Dopo l’intervento di Striscia la Notizia Autostrade ha fatto partire un progetto pilota, installando alcune nuove barriere nella zona di Rivarolo, meno performanti perché non bloccano totalmente il rumore, ma sono a norma di legge e comunque aiutano in parte a risolvere il problema. 

Nelle zone dove però non sono state posizionate è stata un’altra estate difficile, sono ormai 4 anni che le persone vivono chiuse in casa e la situazione sta diventando sempre più pesante. 

Era stata ipotizzata anche una soluzione provvisoria per le altre aree interessate, vista la difficoltà di approvazione di progetti definitivi: ipotesi che è stata abbandonata, nonostante porterebbe dei benefici temporanei”. 

Anche diversi consiglieri regionali sono intervenuti sul tema al termine dell’incontro: “I capigruppo si sono fatti carico di richiedere un’interlocuzione con il Ministero per avere al più presto una risposta sulla situazione. Essendoci poi un vicemininistro genovese ci saremmo aspettati un’attenzione particolare - commenta Gianni Pastorino (Linea Condivisa). - Abbiamo inoltre richiesto alla vicedirezione generale Infrastrutture e Trasporti e alla vicedirezione generale Sviluppo per la Transizione Ecologica di aver al più presto le note informative e gli atti  intercorsi in questi mesi sia con Aspi che con il Ministero al fine di poter comunicare anche alle persone coinvolte cosa sta accadendo. È necessario trovare temporanee ma idonee soluzioni per evitare ulteriori disagi”.

Fabio Tosi (M5S) aggiunge: “L’ultimo cronoprogramma degli interventi risale ormai a 10 mesi fa. Nelle prossime settimane si insedierà il nuovo direttore del tronco genovese: ho già chiesto di poterlo incontrare insieme a tutti i capigruppo sia per dovere istituzionale, sia per trasparenza”. 

Questa situazione è inaccettabile sotto ogni profilo a partire dalle responsabilità di Anspi e dal disimpegno della Giunta Regionale” conclude Pippo Rossetti (Azione).

Chiara Orsetti

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