I responsabili della sicurezza di Acciaierie d’Italia hanno inviato una lettera alla prefettura e ad Asl per chiedere chiarimenti relativamente alle condizioni lavorative all’interno degli stabilimenti.
Sabato 14 ottobre si è verificato un deraglio di carri carichi di rotoli crudi destinati all’alimentazione del decatreno, avvenuto nella stessa identica zona in cui era avvenuto alcuni giorni prima, il 12 ottobre, cioè all’ingresso del capannone lato Savona.
“Le motivazioni appaiono sempre le medesime. L'usura delle ruote dei carri - scrivono i rappresentanti -. Ciò che appare evidente è la mancanza di ricambi già denunciata in precedenza e la carenza di manutentori sottoposti a cassa integrazione. Ad una più attenta analisi emergono altre anomalie nella gestione di questa vicenda.
Per prima cosa questo ultimo deraglio del 14 ottobre è stato ripristinato senza l'utilizzo della squadra dei "binaristi", cioè il personale addetto a tali attività. Personale che tra l'altro era in reperibilità, quindi "a disposizione" dell'azienda. Segnaliamo quindi il rischio che siano stati utilizzati lavoratori non addestrati alle procedure corrette. Oltre a far venire meno il senso nell'utilizzo dell'istituto contrattuale in essere della ‘reperibilità’ per tali lavoratori.
Secondo, i due spostamenti dei carri che hanno causato i deragli in questione, contravvenendo alla procedura definita dall'analisi di sicurezza AS LAF 05 C 001 del 9/23, sono avvenuti in orario compreso fra le ore 7 e le ore 18, orario in cui il transito delle trenate è inibito per evitare i gravi rischi di interferenza con il flusso dei camion ‘paratori’.
Inoltre ci risulta che non tutto il personale ‘entrata det’ e i relativi gruisti, siano stati informati dell'attuale analisi di sicurezza (AS LAF 05 C 001 del 9/23). Ci risulta anche che la procedura sia stata disattesa da parte di alcuni autisti di ‘paratori’, mettendo in dubbio l'efficacia dell'informazione fra Acciaierie d'Italia e i preposti della cooperativa. In alcuni casi i camion sono entrati di "muso" ovvero con la motrice anziché in retromarcia, e altre volte hanno superando l'orario prefissato nella procedura (i limiti decisi per evitare pericolose interferenze nel capannone fra camion e treni). Non ci risulta nemmeno che in tali orari sia avvenuta l'apposizione della bandiera prevista sul binario stesso per indicarne l'interdizione.
Questa gestione improvvisata sommata alla convulsa situazione che stiamo vivendo in stabilimento, determinata da una cronica carenza di ricambi e manutenzioni (ricordiamo che i manutentori sono tra i più colpiti dalla cassa integrazione), temiamo possa determinare un aumento dei rischi per tutti i lavoratori presenti in stabilimento, e che questo descritto ne sia un fulgido esempio” concludono.