È stata assegnata al porto di Genova la nave Aita Mari della ONG spagnola MayDayterraneo che ha salvato al largo di Lampedusa 69 persone, tra cui 5 donne, un bambino e diversi minorenni che stavano viaggiando su due barche di legno. A comunicarlo è la stessa organizzazione sui suoi canali social, in cui spiega che i sopravvissuti “presentano sintomi di trauma psicologico da molte ore alla deriva e sono assistiti dall'équipe sanitaria”.
La decisione di raggiungere il capoluogo ligure è stata contestata dall’ONG e dal capitano della nave Simón Vidal: “Le persone costrette a fuggire dalla Siria, dall'Egitto o dal Bangladesh saranno esposte a onde di 2 metri sul ponte della nave. È necessario sottoporli a tale punizione?” scrivono, chiedendo all’Italia di assegnare il porto più vicino e di non far proseguire il viaggio di queste persone, già messe a dura prova. “L'Italia ci ha assegnato il porto di Genova, distante circa 900 km. È la prima volta che danno un porto così lontano ad una nave della nostra lunghezza. C'è anche una previsione di onde di 2 metri in quella zona. E, soprattutto, va contro il diritto marittimo internazionale”.
Se la decisione venisse confermata, la Aita Mari dovrebbe raggiungere, condizioni meteo marine permettendo, nella giornata di domenica 15 ottobre.