Attualità - 03 ottobre 2023, 07:00

Ex Ilva e Ansaldo Energia, un’altra giornata di sciopero e proteste

Giornata difficile per le possibili manifestazioni in città. In entrambi i casi i lavoratori chiedono l’intervento della politica locale e nazionale

EX ILVA

Continua sicuramente fino alle 8 di stamattina lo sciopero dei lavoratori ex Ilva. Per quell’ora è prevista una nuova assemblea dove si discuterà se continuare oppure ritornare a lavorare all’interno dello stabilimento di Cornigliano.

Ieri mattina la Rsu unitaria di Genova Cornigliano si è infatti mobilitata insieme ai colleghi di Taranto dichiarando sciopero. Il corteo è arrivato fino alla “Guido Rossa” con tanto di carrellone e ruspa ad aprire la fila dei lavoratori in marcia.

Tra gli striscioni esposti anche uno con scritto “basta cassa» perché, spiegano i sindacati, “i lavoratori di Cornigliano hanno già pagato troppo.

L'ultimo incontro col governo non ha assolutamente rassicurato i rappresentanti dei lavoratori. Non solo per il destino dei 965 occupati in Acciaierie d'Italia a Cornigliano ma anche per gli oltre 200 lavoratori di Ilva in As ancora in attesa di una proposta di assunzione come scritto dall'accordo del 2018 che ormai si sentono abbandonati ad altri destini ancora da definire”.

Servono, secondo i lavoratori, maggiori investimenti sulla sicurezza all’interno dello stabilimento: non c’è una vera e propria manutenzione dei macchinari e, nonostante le denunce a Asl e prefetto, fino ad oggi non si è risolto nulla.

C’è poi la preoccupazione a livello nazionale: per portare avanti il processo di decarbonizzazione sono necessari 5,5 miliardi di euro e intanto per il 2023 erano stati annunciate 4 milioni di tonnellate ma ci si fermerà a 3 milioni. Si chiede dunque chiarezza al governo sulle politiche di industrializzazione. 

"Con la manifestazione per le strade della città abbiamo voluto sollecitare il Governo sui tempi della trattativa con l'investitore privato - scrivono in una nota le Rsu dello stabilimento - Basta cassa integrazione e subito manutenzione sugli impianti. Il Governo batta un colpo. Non ci interessa parteggiare per Invitalia o per Mittal, ma chi governa questa fabbrica da Taranto a Genova a Novi deve mettere i soldi per far funzionare gli impianti”.

I sindacati denunciano che lo "scaricabarile in corso tra Governo e Arcelor Mittal danneggia industria e lavoratori oggi e pregiudica il futuro”.

In questo clima di incertezza dunque anche oggi potrebbero esserci nuove proteste e nuovi cortei nonostante le parole del presidente di Regione Liguria Giovanni Toti che ha confermato l’incontro con i rappresentati dei lavoratori per domani, mercoledì 4 ottobre: Da mercoledì sono pronto ad avviare un nuovo confronto, convenendo che è ormai giunto il tempo di trovare una soluzione". 

ANSALDO ENERGIA 

Anche i lavoratori di Ansaldo potrebbero scendere in strada oggi, nella giornata in cui si celebrano i 170 anni della fabbrica.

La protesta dei lavoratori di Ansaldo potrebbe essere in centro: la cerimonia dei 170 anni della fabbrica è infatti dai Magazzini del Cotone. In questo caso però si tratta di una vera e propria protesta estemporanea, nulla di organizzato fino all’ultimo momento. Potrebbero essere in tanti i lavoratori in protesta ai Magazzini del Cotone: i metalmeccanici di Ansaldo potrebbe essere affiancati dai colleghi di Ex Ilva nel caso stamattina decidesse di continuare lo sciopero.

LA SPACCATURA TRA I SINDACATI

Se da una parte le sigle sindacali Cisl, Cgil e Usb decidono di scioperare. Fim Cisl e Fiom Cgil denunciano la mancanza di nuove commesse e le mancate risposte da parte dell’azienda. Dall’altra la Uil decide di tirarsi fuori: 

“Non è vero che l’azienda ha detto che non ci sono commesse - ha detto nei giorni scorsi Antonio Apa, coordinatore regionale della UILM - Non è vero che ci sarà il ricorso a strumenti straordinari, cassa integrazione o altre questioni simili. Non è vero che portando gli elettrolizzatori a Trieste si sguarnirà l’attività produttiva.

Abbiamo detto che noi non alimenteremo mai bufale né nei confronti dell’opinione pubblica né dei lavoratori”.