Il Partito Democratico di Genova sarà in piazza sabato 30 settembre al fianco dei cittadini che chiedono nuovamente alle Istituzioni un confronto democratico sulle grandi trasformazioni.
Le grandi opere e le servitù che esse comportano sui territori andrebbero discusse nelle aule delle istituzioni, e in quelle stesse sedi i cittadini dovrebbero poter essere ascoltati, anche quando in dissenso verso le scelte intraprese da chi amministra. Sarebbe l'applicazione del concetto di democrazia, ma Toti e Bucci non sembrano conoscerne il significato e il valore.
Mentre l'attuale amministrazione sostiene - anche con proposte prive di ogni senso - di liberare la Genova a levante della Lanterna di ogni attività non legata al turismo, per il Ponente - in cui da decenni risiedono le più impattanti servitù dell'intera città di Genova - sembra prospettarsi un altro waterfront, privo di ogni prospettiva di rigenerazione urbana e sociale.
Serve invece portare a compimento progetti di riqualificazione urbana immaginati e non ancora realizzati, attualizzandoli e migliorandoli con le cittadine e i cittadini, con l'idea di porre un punto definitivo all'idea che possa esistere uno sviluppo "novecentesco" esclusivamente finalizzato all'interesse di pochi.
In assenza di un Piano Regolatore Portuale, con un miliardo di euro pubblici che saranno destinanti allo sviluppo del Bacino di Sampierdarena per il quale nessuno ad oggi conosce i conseguenti progetti portuali e urbanistici, suona surreale parlare di espansione del Porto di Pra’. Forse può essere argomento di interesse a Singapore, ma l'interesse dei cittadini genovesi non può essere merce di scambio a bordopista di un Gran Premio di Formula Uno.