Duro scontro in consiglio regionale sul progetto del rigassificatore che dovrebbe sorgere davanti allo specchi acqueo tra Savona e Vado Ligure.
Prima della seduta la protesta di cittadini, comitati e associazioni del territorio contrarie al progetto. Tra le questioni sollevate c’è la distanza dalla costa: secondo la tesi dei contrari sarà a soli 2,8 chilometri circa dalla costa e non a 4 chilometri come annunciato da Toti. Sarà utilizzata la piana agricola di Quiliano per installare una piattaforma di cemento e una stazione di pompaggio. Un’opera, secondo i comitati, con un impatto di non poco conto su tutto il territorio e sulle aziende agricole. Infine i tubi che passeranno attraverso la vallata saranno più di uno: all’approssimarsi dalla costa infatti il tubo si dovrebbe dividere in due parti, collegandosi a due siti industriali differenti.
Il centrodestra e il presidente Giovanni Toti difendo in aula il progetto:
“Ho un grandissimo rispetto per chi protesta. Ho anche grande rispetto per i sindaci quando portano le istanze del loro territorio, ne ho un pochino meno per chi alimenta quelle paure, quei sospetti, quelle ansie che sono assolutamente legittime nei percorsi di grande cambiamento ma che le forze politiche sarebbero chiamate ad accompagnare e analizzare stando a criteri di oggettività - dice Toti - Si tratta di una scelta di politica energetica nazionale, non è una competenza diretta di questo consiglio. La discussione è assolutamente legittima sapendo che è il parlamento nazionale, non il consiglio regionale, a dover scegliere su tutto questo.
Il governo sta approvando un decreto energia che ancora oggi utilizza molti milioni degli italiani per mitigare l’impatto di una crisi energetica che non è assolutamente rientrata. Questo è lo scenario che dobbiamo tenere presente. Mi risulta francamente difficile affrontare un ragionamento con chi è disponibile a una decrescita del Paese e a un aumento dei costi dell’energia pur di non avere il gas nelle nostre case. È una posizione che non condivido e non condividerò. È una posizione politica e poco coerente per quelli che dicono sì Roma e no a Genova.
La sindrome ‘non nel mio cortile’ è umanamente giustificabile, la sindrome dico sì a Roma ma dico no qui perché magari prendo qualche voto in più è un francamente qualche cosa di meno giustificabile.
Io penso che questo paese debba imparare a dire di sì anche quando i sì costano un pochino di fatica e io su questo non ho nessun dubbio a riguardo.
Sul progetto specifico ho sentito molte inesattezze e taluni pregiudizi. Io per primo non so ancora se quella nave avrà tutte le autorizzazioni della 57/59 agenzie chiamate a giudicare quel progetto. Mi sembra che qualcuno in quest’aula invece, scavalcando vigili del fuoco, capitaneria, università, centri di ricerca, agenzia nazionali e regionali dell’ambiente e sanità nazionale e regionale abbia già la verità in tasca, cioè che quella nave lì rappresenta un problema, un pericolo. Credo che oggi nessuno possa sostenere questo.
L’autorizzazione per lo stanziamento della nave a Piombino non è stata cancellata per fare un favore a qualcuno del governo Meloni. Era nell’atto con cui il governo Draghi ha autorizzato a mettere lì quella nave. La disponibilità che la Liguria, prima regione portuale del Paese, aveva dato al governo Draghi è stata utilizzata razionalmente dal governo Meloni. Un nostra disponibilità peraltro non dovuta ma neppure necessaria.
Parlare di mancato confronto mi sembra francamente qualche cosa che non sta né in cielo né in terra. Oggi qua ci stiamo confrontando, in commissione ci stiamo confrontando. Ho sentito anche qualcuno che mentre usciva da una riunione con la struttura commissariale regionale denunciava la mancanza di confronto prima di aver varcato la soglia di Regione Liguria.
Se qualche sindaco non è stato convocato me ne scuso ma non credo però di dovermi scusare perché credo abbiano incontrato la struttura commissariale.
Il progetto, come è noto, si sta modificando nel suo iter di approvazione proprio per i suggerimenti anche utili delle diverse realtà. Il progetto che andremo ad approvare, se verrà approvato, sarà diverso da quello che è stato in prima battuta presentato. Ma questo, come chiunque fa politica sa, avviene per qualunque progetto sia di urbanistica che industriale. Nel confronto nelle sedi competenti si elabora un progetto che cambia anche nella forma”.
Alla vigilia del confronto in aula si stamattina si avvertivano alcune possibili spaccature all’interno della maggioranza stessa. Nel comune di Savona lo stesso capogruppo consiliare della lista Toti Pietro Santi ha mostrato una linea più attendista e prudente rispetto a quanto espresso dal gruppo regionale del presidente Giovanni Toti. La stessa Lega sembrava avere alcune critiche sul progetto che poi sono state appianate:
“Ho ritirato il mio ordine del giorno sul rigassificatore di Vado, per firmare un documento condiviso da tutta la maggioranza in Consiglio regionale, che accoglie le richieste fatte dalla Lega. C’è l’impegno a un costante confronto con il territorio, a individuare, come abbiamo chiesto, risorse per realizzare opere di accompagnamento per tutte le comunità coinvolte dal progetto. Mi è stata poi garantita la modifica del tracciato a terra, che preserverà le aree agricole interessate da coltivazioni di pregio come l’albicocca di Valleggia e la granaccia. Non è la Lega che deve stabilire se il tipo di impianto e la sua collocazione sono i migliori, ma ci saranno ben 59 autorevoli enti a rendere i pareri tecnici e i sindaci avranno la possibilità di esprimersi all’interno delle Conferenze di Servizi. L’Italia ha bisogno di gas, la Liguria si è data disponibile per ospitare il rigassificatore e aiutare il Paese. Noi abbiamo chiesto semplicemente che anche l’Italia ci aiuti”, dice in una nota Stefano Mai, Capogruppo della Lega in Regione Liguria.