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Attualità | 10 settembre 2023, 07:20

Meraviglie e leggende di Genova - La tavola di Polcevera

Ritrovata nel 1506, la tavola rappresenta il più antico documento giuridico giunto fino ai giorni nostri in cui si parla di genovesi e liguri

Meraviglie e leggende di Genova - La tavola di Polcevera

Custodita nel Museo di Archeologia Ligure di Villa Pallavicini, a Pegli si trova una tavola bronzea che rappresenta il più antico documento giuridico in cui si parla di Genova.

E’ la tavola di Polcevera, un preziosissimo reperto che rimane a testimoniare le antiche origini della città.

L’epigrafe venne trovata nel 1506 nei pressi di Serra Riccò da Agostino Pedemonte: il contadino stava dissodando il suo terreno quando si imbatte nel pezzo di bronzo. Pensando di poter ricavare denaro dalla vendita del metallo, Pedemonte portò il piccolo manufatto da un cardaio di Genova.

Ma la notizia del ritrovamento giunse al Governo della Repubblica che decise di acquistarla posizionandola poi dapprima nella Cattedrale di San Lorenzo, poi nelle sedi del potere tra cui Palazzo Tursi dove rimase fino al 1993 prima dell’affidamento al museo pegliese.

Ma che cos’è la Tavola di Polcevera?

Come già accennato, si tratta del più antico documento giuridico in cui si parla di Genova e dei Liguri.

Il testo, redatto in latino, riporta l’arbitrio del 117 a.C. emesso da due magistrati romani, i fratelli Minucii, che ha per oggetto i territori della Val Polcevera sotto il controllo genovese.

Siamo nella seconda metà del II secolo a.C. e Genova, federa a Roma, aveva sotto la sua giurisdizione diversi territori e popolazioni tra cui la Val Polcevera.

Tra Genovesi e Langensi iniziarono conflitti per lo sfruttamento del territorio e per i confini degli stessi viste le intenzioni differenti. Si arrivò a un conflitto talmente aspro che da Roma vennero inviati i due fratelli, i magistrati Quinto e Marco Minucio Rufo che, accompagnati dai fidati collaboratori, risolsero la controversia scrivendo le disposizioni proprio sulla tavola bronzea.

Nella tavola sono indicati i confini delle attività di coltura e pastorizia concesse ai Vituri Langensi, le popolazioni della valle, e indica il tracciato della via Postumia che attraversa il territorio collegando Genova alla Pianura Padana.

A proposito della tavola, Agostino Giustiniani negli Annali di Genova del 1537, così la descriveva: “La tavola è di forma quasi quadrata, di grandezza poco meno di due palmi, la materia è misura di bronzo che tiene qualche poco di argento Trovolla un paesano Genoate Agostino di Pedemonte l’anno di mille cinquecentisti nella valle di Polcevera secca nella villa di Izosecco sotto terra, cavando con la zappa in sua possessione; e portolla a Genova per vendere. Ed il Senato, poiché li fu fatto tendere di quanta importanza era questa tavola, riscattò quella, e fu grato a cui gliene dette notizia, E la fece riporre in luogo pubblico in la Chiesa di S. Lorenzo nel muro circondata di bianchi marmi, a canto alla cappella del glorioso S. Gio. Battista dalla parte orientale in memoria perpetua. E chi vuol ben considerare, non si è trovata da più anni in qua una anticaglia, che si possi uguagliare né comparare a questa, alla quale noi in l’opera latina abbiam fatto un comentariolo per più facile intelligenza di quella; perché il parlar è antico, differente assai dalla loquela di Cicerone e degli altri posteriori autori e riformatori dell’antichissima lingua latina”.

Una testimonianza preziosa per scoprire la storia più antica della città e del suo entroterra.

Isabella Rizzitano

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