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Attualità | 16 agosto 2023, 15:18

Masone dice addio a Gianni Ottonello, il volto buono e prezioso di un’intera comunità

È mancato all’improvviso nei giorni scorsi, all’età di 73 anni. Fotografo di grande talento, prima impiegato ad Ansaldo, è stato l’anima del Museo del Ferro e un instancabile promotore culturale

Masone dice addio a Gianni Ottonello, il volto buono e prezioso di un’intera comunità

Ha fotografato la natura e gli animali, la sua amata Masone e la sempre prediletta Genova. Ha raccontato i suoi innumerevoli viaggi attraverso magnifiche immagini, ci ha fatto conoscere gli antichi mestieri, ha riportato a galla le tradizioni del passato, ha celebrato gli sposi, le nascite, le feste di paese, i colleghi, gli amici, i parenti, i bambini e gli anziani. È stato un narratore fedele, attento, scrupoloso, pieno d’arte e d’inventiva. È stato un appassionato, una persona ricolma d’amore, un uomo prezioso per tutta un’intera comunità, una salvezza per ragazzi meno fortunati, un compagno di vita sempre presente, un fratello insostituibile.

Gianni Ottonello, 73 anni, se n’è andato all’improvviso due giorni fa, lasciando un vuoto enorme, ma lasciando anche tanti ricordi che non si potranno mai cancellare e una lunghissima scia di opere buone che, ora, si spera vengano portate avanti con lo stesso impegno e con lo stesso entusiasmo che aveva lui.

Originario di Masone, Gianni del Museo - così lo chiamavano da queste parti e non solo, visto che aveva contribuito con il suo impegno e il suo tempo alla rinascita del Museo del Ferro - aveva lavorato per lunghissimi anni ad Ansaldo Ricerche, occupandosi in particolare della progettazione Cad. Poi, una volta raggiunta la pensione, si era occupato a tempo pieno di tutte quelle passioni che, quando lavorava, gli avevano riempito il tempo libero: la fotografia, il volontariato, la cura del Museo del Ferro, l’organizzazione di mostre e di eventi culturali.

Non c’era una mattina che Gianni non desse il buongiorno sui social network con una carrellata di sue fotografie. Non c’era una sera che Gianni non desse la buonanotte sui social network con una carrellata di sue fotografie. Migliaia e migliaia di scatti, e il bello è pensare che sono solamente una piccolissima parte di tutto quello che Gianni ha fatto e di tutto quello che ci lascia.

Gianni ci lascia il bello dentro un’immagine, ci lascia la passione di un hobby che lui interpretava con lo stesso rigore di un lavoro, ci lascia quella bontà e quell’altruismo che sono il sale della nostra società e sono l’olio che fa muovere i meccanismi di una comunità sana, vigorosa, dedita ai valori puri e genuini.

Questo era Gianni Ottonello, il motore della comunità masonese, l’instancabile promotore culturale: come non ricordarlo intento a organizzare le varie mostre di fotografia che teneva ogni estate al museo (l’ultima, dedicata a Mario Vidor, suo grande amico, è in corso ancora adesso ed è stata inaugurata poche settimane fa); come non pensare alle presentazioni di libri (aveva già fissato e divulgato quelle per settembre); come non citare il giardino del museo tornato all’antico splendore, l’ascensore fatto installare, le sale sottostanti ripulite; come non menzionare il lavoro suo e di suo fratello Tommaso per l’antico presepe meccanizzato (pure questo aperto ogni anno durante le festività natalizie).

Ci vorrebbero libri e libri, centinaia e centinaia di parole, per raccontare tutto quello che ha fatto Gianni: i progetti che ha concluso, le persone che ha aiutato, le mani che ha stretto, i sorrisi che ha trasmesso, le tavolate con gli amici e con chi gli voleva bene. Gianni è stato un importante (e si spera non l’ultimo) interprete di un paese che è ancora villaggio, che è ancora comunità, dove tutti si conoscono con tutti, dove si può lasciare la porta di casa aperta, dove sempre si troverà qualcuno pronto a tendere una mano. Mancherà la sua, da oggi in poi. Mancherà la sua mano grande e onesta, mancheranno i suoi baffoni bianchi, quel volto pacioso su quella mole sempre rassicurante, mancheranno i gesti buoni e le parole di conforto. Mancheranno le foto del buongiorno e quelle della buonanotte. Sono state il primo segnale, l’altra mattina, che c’era qualcosa che non andava. Il post non più arrivato di Gianni Ottonello ci lascia così, increduli e tristi, ma con la certezza che pure dove si trova adesso starà facendo qualcosa di grande. Perché Gianni sapeva fare solo e soltanto qualcosa di grande. 

Alberto Bruzzone

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