Secondo l'ultima analisi Coldiretti/Ixè diffusa in questo tradizionale periodo di ferie estive, quest’anno quasi 3 italiani su 4 (vale a dire il 72% degli intervistati) hanno deciso di visitare uno dei circa 5500 piccoli borghi presenti in Italia, a caccia di tesori nascosti e, perché no, anche di un qualche risparmio, sfruttando le mete meno battute dal turismo di massa e godendosi la bellezza e la tipicità di luoghi ancora poco esplorati. E la nostra Liguria, si sa, è ricca di piccoli, bellissimi borghi.
“L’indagine – sottolinea la Coldiretti – evidenzia una svolta netta nella scelta delle destinazioni, spinta anche dalle preoccupazioni per i prezzi in crescita e per l’inflazione. In questo scenario, le aree rurali figurano sia come meta turistica vera e propria che come destinazione di gite più brevi, anche quando, ad esempio, il maltempo impedisce di stare al mare, portando i turisti a testare servizi o specialità culinarie nuove rispetto a quelle proposte nelle città d’arte e sulle spiagge”.
“Questo fenomeno – commentano Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, Presidente di Coldiretti Liguria e Delegato Confederale – è favorito anche dalla diffusione capillare dei piccoli comuni, che incrementa la capacità di offrire un patrimonio naturale, paesaggistico, culturale e artistico senza eguali”. Stando ai dati Istat (ultimo aggiornamento: 1° gennaio 2023), in Liguria i centri abitati sotto i 5mila abitanti sono 185: ben il 79,06% del totale di comuni presenti nella nostra regione (234, ndr). Ampliando la discussione a una scala nazionale, tale tipologia di centro abitato ospita il 16,5% della popolazione italiana, con ampi margini di accoglienza residenziale in un paesaggio fortemente segnato dalle produzioni agricole. Dai terrazzamenti fioriti a quelli ricolmi di ulivi secolari, dalle colline pettinate dai vigneti ai casali in pianura, dalle malghe di montagna ai verdi pascoli: tutte realtà che, peraltro, contrastano concretamente il degrado e il dissesto idrogeologico, quest’ultimo fin troppo spesso causa di diversi problemi per il territorio ligure.
“L’interesse dei turisti per i piccoli borghi è importante – aggiungono Boeri e Rivarossa – anche per la ricerca del buon cibo, che aiuta a salvare una parte consistente del patrimonio agroalimentare made in Italy, a partire dai 5547 tesori del gusto: prodotti alimentari tradizionali coltivati da generazioni dagli agricoltori, 300 dei quali sono liguri”. Questi non hanno solo un valore economico, ma anche storico, culturale e ambientale, oltre a garantire la sopravvivenza della popolazione anche nelle aree interne più isolate. “Non a caso – concludono – secondo un’indagine Coldiretti/Symbola il 92% delle produzioni tipiche nazionali nasce proprio nei piccoli borghi italiani con meno di 5mila abitanti: un patrimonio conservato nel tempo dalle imprese agricole con impegno quotidiano, per assicurare la salvaguardia delle colture agricole storiche, il mantenimento delle tradizioni alimentari e la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico”.
Parlando di dissesto idrogeologico, non va dimenticato che tra le cause principali di tale fenomeno vi sono anche attività umane quali cementificazione, deforestazione, abusivismo edilizio, abbandono dei terreni d’altura, scavo eccessivo di cave, tecniche di coltura non ecosostenibili, estrazioni di idrocarburi e di acqua dal sottosuolo, interventi invasivi e non ponderati e mancanza di manutenzione sui corsi d’acqua. “A questa situazione – spiegano Boeri e Rivarossa – non è certo estraneo il fatto che negli ultimi 50 anni quasi 1 terreno agricolo su 3 (circa il 30% del totale) sia scomparso, con la superficie agricola utilizzabile in Italia ridotta ad appena 12,8 milioni di ettari a causa dell’abbandono e della cementificazione. Fattore, quest’ultimo, che rende le superfici impermeabili”. Proprio per questo, l’Italia e la Liguria devono difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività nelle campagne. “Ora più che mai – continuano ancora il Presidente Ligure e il Delegato Confederale – è necessario investire in manutenzione e infrastrutture, oltre a garantire che la presenza delle attività umane sui nostri territori sia sostenibile da tutti i punti di vista, per l’ambiente e per lo stesso uomo, in modo tale che tali aree non vengano abbandonate”. In uno scenario come questo, inoltre, la necessità di ricreare opportunità e occasioni per i giovani, per farli restare o tornare nelle aree interne della nostra Regione, è oltremodo evidente. Negli entroterra della Liguria, così come in tutte le aree interne del Paese e del mondo intero, la qualità della vita in ambiente rurale è migliore, come testimoniano anche diversi studi e ricerche che si sono susseguiti nel corso degli altri.