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Eventi | 17 luglio 2023, 19:54

Masone, riecco la fotografia d’autore con ‘Cieli inquieti’ di Mario Vidor

L’esposizione sarà visitabile sino a settembre nelle sale del Museo Civico ‘Andrea Tubino’: in mostra cinquanta scatti, in bianco e nero, testimonianza di viaggi in Italia e anche in Europa

Masone, riecco la fotografia d’autore con ‘Cieli inquieti’ di Mario Vidor

Gradito ritorno al Museo di Masone dove, nell’ambito della XXVI edizione della Rassegna internazionale di fotografia, espone la propria mostra personale il fotografo Mario Vidor. Il titolo del suo ultimo lavoro è ‘Cieli inquieti’: il vernissage si è tenuto lo scorso sabato e adesso l’esposizione, allestita dagli Amici del Museo di Masone, sarà visitabile sino a settembre.

In questi cinquanta scatti, alcuni anche di grandi dimensioni, tutti realizzati in bianco e nero, e in qualche caso utilizzando la tecnica dell’infrarosso che consente di esasperare i toni del bianco, Vidor presenta un viaggio molto interessante, che passa dalle scogliere di Dover alle isole Fær Øer, dalle campagne dell’Italia centrale sino ai familiari paesaggi del Trevigiano.

Come sempre, a curare la rassegna internazionale di fotografia è l’instancabile Gianni Ottonello, vera anima del Museo di Masone: “Vidor - afferma - è un fotografo viaggiatore affascinato dai paesaggi e innamorato delle possibilità infinite degli spazi in cui il tempo è in movimento. Il fotografo viaggia insieme alle proprie nuvole, sempre in direzione ostinata e contraria, per conservare l’esperienza della libertà in forma di splendore, per dare voce alla complessità dell’esistenza in forma di movimento e di inquietudine”.

La mostra ‘Cieli inquieti’ sarà visitabile ogni sabato e domenica, dalle 15,30 alle 18,30. Durante la settimana di Ferragosto l’apertura sarà giornaliera dalle 15,30 alle 18,30 e serale dalle 20,30 alle 22,30. Per le visite infrasettimanali e dei gruppi organizzati, si può contattare Gianni Ottonello al numero 347 1496802. 

Mario Vidor non è nuovo rispetto alle sale espositive del Museo di Masone, dove ha già mostrato parecchi suoi lavori. Nato nel 1948 a Farra di Soligo, in provincia di Treviso, ha iniziato con esperienze pittoriche negli anni Ottanta, quindi la sua attenzione si è in seguito focalizzata sulla fotografia. Dal 1982 la sua personale ricerca - partendo dalla lezione dei maggiori maestri dell’immagine di questo secolo - si sviluppa in due direzioni: l’indagine storico-scientifica e il linguaggio creativo. Alla sua prima pubblicazione ‘Sulle terre dei Longobardi’ (1989), sono seguiti numerosi altri volumi di fotografia, e alcune singolari cartelle foto-litografiche. A Pontremoli nel settembre del 1992, con il libro ‘Semplicemente Italia’, ha ricevuto il Premio Bancarella. Altri premi da menzionare: a Padova per la miglior fotografia veneta (1996) il Premio ‘Carlo Goldoni’; a Macerata il Premio ‘Territorio Odissea 2000’ (1998), per il libro ‘Le torri di Babele’; e a Orvieto nel marzo 2002, con il libro ‘Pagine Bianche’, si è classificato primo nella categoria ‘Fotografia Creativa’. Ha tenuto numerosissime mostre personali (oltre 350) nelle principali città italiane e all’estero. A Masone, nel 2020, ha presentato ‘Periferie urbane’.

Contestualmente alla mostra di Vidor, sarà possibile visitare a Masone, nella stessa sede, anche il Museo del Ferro. Fondato nel 1980 e allestito nell’ex convento degli Agostiniani (XVII secolo), il Museo Civico Andrea Tubino di Masone testimonia la vita quotidiana e le attività lavorative in età preindustriale. Dedicato ad Andrea Tubino, suo fondatore e appassionato cultore della storia della sua valle, raccoglie reperti archeologici romani e preistorici dell’entroterra appenninico ligure, oltre ad oggetti che ne hanno caratterizzato l’economia come quelli legati alla produzione vetraria, cartaria e soprattutto siderurgica.

Il polo è anche noto come Museo del Ferro: qui sono conservati i prodotti in ferro degli opifici masonesi, strumenti e ricostruzioni degli ambienti di lavoro dove operavano ferrai, fabbri, chiodatoli, ma anche oggetti d’uso quotidiano, attrezzi agricoli testimonianza del lavoro, della fatica e delle usanze della popolazione.

Da vedere l’incudine e i martelli usati per la manutenzione di lame e falci, chiodi. Presente anche una raccolta di Presepi di scuola genovese e napoletana del ’700 e dell’800 e un’interessante raccolta di minerali. In esposizione anche frammenti ceramici di ciotole e pentole usate nella lavorazione della lana, ritrovati a Rossiglione e databili fra V e IV secolo a.C.

Alberto Bruzzone

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