Quando Genova era ben altra dalla città che conosciamo oggi, usciti dalle porte che si trovavano a metà di via XX settembre, più o meno dove oggi si trova il Ponte Monumentale, e vicino a via Prè, iniziavano le campagne e le coltivazioni non mancavano.
Gli orti si alternavano sulle colline di Albaro, nelle aree oggi occupate dalla stazione Principe e insistevano in modo “strutturato” nella zona del Bisagno.
Sulle rive del fiume, prima che si formassero i quartieri di Molassana, Marassi e San Fruttuoso, si erano radunati i coltivatori di frutta e verdura che avevano trovato una zona ideale per l’attività.
Le acque del torrente erano provvidenziali per i terreni circostanti: lo rendevano fertili e adatti alla coltivazione che in questa zona si era concentrata in maniera sistematica.
E proprio da questo connubio che trae origine la parola bezagnin che, letteralmente, vuol dire ‘proveniente dal Bisagno’.
Fatta la raccolta, nel giorno del mercato si portava la merce a vendere ed erano proprio i bisagnini a mettere sui banchi i loro prodotti.
Così, col passare del tempo, il nome che indicava una provenienza geografica è diventato l’appellativo di quanti, ai banchi del mercato, vendevano frutta e verdura rimanendo poi come vera e propria declinazione dialettale sinonimo di fruttivendolo.