Quando, all’inizio del 2020, Angelo Doglio si trovò praticamente costretto a spostare la sua attività di panificazione e gastronomia da Pegli a Pra’, la strada si presentava assolutamente in salita: perché il cambio di delegazione comportava un netto cambio della clientela, e un salto nel buio. In più, a rendere il percorso ancora più ripido, ci si mise la pandemia: Doglio, la sua famiglia e il suo staff tirarono su la saracinesca in via Fusinato a Pra’ nel momento più duro delle restrizioni e dei vari lockdown. Vero che i panifici non si sono mai fermati, ma il volume degli affari era comunque sceso e mancavano i clienti dai grandi quantitativi, come le mense e i ristoranti.
Difficile far quadrare i conti, insomma. C’era soltanto un modo: continuare a lavorare come Angelo aveva sempre fatto, con la stessa passione e la stessa cura. Oggi, che sono passati tre anni e mezzo da quei brutti momenti, da quell’inizio di salita che avrebbe spaventato chiunque, Doglio e la sua famiglia, oltre che le persone intente a lavorare con lui, si godono un primo traguardo, e proseguono verso i prossimi un po’ meno con il fiatone: il ‘Forno di Pra’ è ormai una realtà nel panorama commerciale praese, è un punto di riferimento all’interno del Civ, partecipa alle varie iniziative del quartiere e “il bello è che sono stato accolto a braccia aperte e ho un bellissimo rapporto di collaborazione anche con gli altri colleghi e colleghe fornai. E questo veramente non me lo aspettavo e mi ha fatto un immenso piacere”.
Ad Angelo Doglio la vita non ha regalato nulla: ha iniziato questo mestiere da piccolo, imparando dal papà, poi ha lasciato Pegli, dove aveva una clientela avviatissima, per trasferirsi a Pra’, ha superato il clima ostile della pandemia, non ha mollato di un millimetro quando si stava mettendo per il peggio ed è stato costretto pure a qualche doloroso sacrificio.
È una bella storia di commercio, quella del ‘Forno di Pra’, perché per tante attività fiaccate a causa del virus e costrette a chiudere i battenti, ve ne sono per fortuna altrettante che sono sopravvissute e hanno passato la tempesta: “Io - ricorda Angelo Doglio - non l’ho certamente fatto da solo, ma grazie a tutte le persone che mi hanno affiancato, a cominciare da mia moglie e dai miei più stretti collaboratori. Ma il grazie più grande va a tutti i clienti: siamo partiti un po’ in sordina perché la sindrome del ‘foresto’, cioè della persona che arriva da un’altra parte, indubbiamente a Genova c’è sempre, ma a poco a poco le persone hanno iniziato a fidarsi di noi e gradito i nostri prodotti”. Quali? “Sicuramente in cima a tutto ci sono i grissini e la pasta fresca, ma poi anche la gastronomia. I colleghi? Abbiamo un bel rapporto, non ci siamo mai pestati i piedi. Specialmente con Rocco Darretta e con Monica Toso collaboriamo spesso alle iniziative del Civ. L’ultima è stata la grande tavolata che abbiamo fatto nelle strade della delegazione, con i tavoli disposti in modo da ricreare la scritta Pra’. In questo posto mi sono sentito accolto, mi sono sentito a casa: non è un fatto comune e quindi ci tenevo veramente a dirlo e a ringraziare tutti”.
Poteva fermarsi a metà salita, Angelo Doglio. Poteva arrendersi e nessuno l’avrebbe mai biasimato, viste le condizioni di partenza. Invece ce l’ha fatta, ce l’hanno fatta e ogni mattina la saracinesca che si alza e il profumo del pane e della focaccia che sprigiona fuori sono la testimonianza più profonda e più bella di dove il cuore delle persone possa arrivare. Perché il cuore delle persone non conosce ostacoli.