E’ un colpo d’occhio caratteristico quello che si ha guardando piazza Soziglia e lo spazio che, verso il lato monte, si biforca dividendosi in via dei Macelli e in via Luccoli.
Se da un lato quel nome, Luccoli, ricorda il ‘lucus’ cioè il bosco sacro; dall’altro, dove si muove via dei Macelli, fa comprendere quale fosse l’antica vocazione della strada.
Fin dai tempi più antichi, qui si trovavano un antico mercato cittadino, attivo fino al XVII secolo, e il mattatoio, da cui prende il nome la strada.
Piazza Soziglia, soprattutto nel Settecento, divenne il centro mondano della città tanto che qui café e confetterie la facevano da padrona; basti pensare alla Confetteria Romanengo che dal 1780, è sinonimo di prelibatezze e dolci della tradizione.
Sulla facciata del palazzo che “chiude” la piazza, scandita dai conci di marmo alternati dalla pietra di promontorio, si trova l’edicola dedicata a San Giovanni Battista.
Il santo patrono della città di Genova non è certo il soggetto più frequente delle edicole votive che si trovano in città, qui sta a ricordare un episodio miracoloso che risale al XIII secolo.
Nel ‘200, quando il palazzo a fasce bianche e nere era sede della Dogana, si sviluppò un vasto incendio che stava distruggendo il palazzo.
Dalla vicina cattedrale vennero quindi prese le ceneri del Battista e portate sul posto. Si racconta che bastò la sola presenza dell’arca a spegnere l’incendio.
Qualche secolo più tardi i genovesi vollero ricordare il miracolo di San Giovanni Battista che, vincendo sul fuoco, salvò i genovesi.
Ed ecco che sulla facciata del palazzo si decise di inserire l’edicola votiva: un tempietto dal frontone curvilineo, accoglie la statua del santo vestito di pelli, come da iconologia, mentre con le mani giunte guarda verso il cielo; ai piedi la scritta“Nostra Tutela Salve” ricorda l’intercessione miracolosa.
Un pezzetto della storia di Genova sempre sotto ai nostri occhi.