Cesare Ferrari, scomparso il 17 giugno di quarant’anni fa, è una figura che non si può dimenticare. Infatti ha lasciato una traccia indelebile non soltanto a Chiavari ma, possiamo dire, in tutta la Liguria, della quale è stato il cantore attraverso immagini dal taglio particolare, inconfondibile, come fossero quadri d’autore.
Laureato in Lettere, aveva lasciato l’insegnamento per la fotografia, diventata la passione e l’attività della sua vita. Di origini pavesi, i suoi primi approcci con la nostra regione li ebbe a Portovenere e a Ruta di Camogli, prima di trasferirsi definitivamente a Chiavari, da dove, alla fine degli anni ’60, incominciò la sistematica esplorazione dell’entroterra, affascinato dai monumentali portali presenti (allora) in numerose rustiche abitazioni della Val Cichero, ma “scoperti” subito dopo anche nei borghi delle vallate vicine.
Le foto in bianco e nero di queste strutture, spesso da lui accostate alla maestosità dei grandi alberi dei dintorni, hanno preceduto le riprese a colori destinate a illustrare testi di volumi importanti riguardanti la nostra e altre regioni. La loro riproposta, in questi ultimi anni, su iniziativa del Centro culturale Lascito Cuneo di Calvari attraverso pubblicazioni rese possibili dalla generosità dei familiari che hanno messo a disposizione le pellicole, ha consentito di rivivere l’atmosfera di sessant’anni fa e di osservare le trasformazioni, purtroppo negative, che l’ambiente rurale nel frattempo ha avuto.
Il terzo di questi volumetti, relativo alle Valli Sturla e Graveglia (che fa seguito a quelli sulla Val Cichero e sulla Val d’Aveto) sarà presentato sabato 24 alla Società Economica da Osvaldo Garbarino, che ha studiato a fondo questa particolare architettura assegnandole la definizione di “architettura eulitica”, cioè della bella pietra, essendo caratterizzata da elementi ben rifiniti che si ripetono secondo moduli precisi.
Ma prima di parlare delle immagini ormai storiche di Cesare Ferrari, si parlerà di lui, del “fotografo-poeta cercatore di bellezza”, e lo farà Renato Lagomarsino, che lo conobbe e lo accompagnò, negli anni '70 e nei primi anni ’80, in numerose località dell’entroterra per alcuni dei volumi che riportano le sue foto: “Ardesia pietra di Liguria”, “Il Tigullio”, “Il libro del Tigullio”, “La Fontanabuona, patrimonio naturale e artistico”.
A distanza di di quarant’anni dalla sua scomparsa (ha chiuso gli occhi mentre stava sfogliando il volume “Le Cinque Terre" appena uscito: un libro tutto suo, anche nei testi) la Società Economica e la Sezione Tigullia dell’Istituto di Studi Liguri vogliono ricordarlo per mettere in risalto l’opera meritoria da lui svolta per valorizzare una terra che ha dimostrato di amare profondamente.
Il programma dell’incontro, alle 17,30 nella Sala Presidenziale, prevede i saluti introduttivi del dott. Francesco Bruzzo, presidente dell’Economica e del prof. Giovanni Mennella, presidente dell’Istituto di Studi Liguri. I titoli dei due interventi che seguiranno sono “Ricordando Cesare Ferrari: l’uomo, l’artista, il maestro” e “Natura e architettura nelle Valli Sturla e Graveglia contemplate da Cesare Ferrari”.
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