Attualità - 22 giugno 2023, 16:30

“Sei cieco, questa spiaggia non fa per te”: l’episodio di discriminazione a Chiavari

È successo domenica, nei confronti di Emanuele, un ragazzo di 32 anni. La mamma aveva scostato alcune sdraio per agevolargli il passaggio, provocando la reazione rabbiosa di una coppia di turisti. E la terribile frase

“Una persona che non vede in questa spiaggia non deve venire”. Così, domenica scorsa, un ragazzo non vedente si è sentito rispondere da una coppia di turisti, sulla spiaggia di Chiavari. La mamma si era ‘permessa’ di spostare di pochi centimetri le loro sdraio, per agevolare il passaggio del figlio e consentirgli di fare il bagno. Il bruttissimo episodio di discriminazione è terminato con una crisi di nervi da parte del giovane, che si è recato al Pronto Soccorso, con l’intervento della Polizia Locale e con una imminente denuncia per i turisti.

A raccontare la vicenda, che è stata vissuta da parecchie persone presenti sulla spiaggia, e che hanno preso per la maggior parte le difese del ragazzo (com’è giusto e sacrosanto che sia) è Nicolò Pagliettini, presidente dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti sezione Chiavari: “Emanuele ha 32 anni e la sua unica ‘colpa’, domenica scorsa, è stata quella di essere un ragazzo non vedente. Era al mare con la mamma Loredana e la sorellina Lara, visto che il mare per Emanuele è un luogo di svago, uno di quei posti nei quali si sente libero. L’acqua per lui è un’amica fedele, nella quale si sente completamente a proprio agio, senza barriere o ostacoli che possano metterlo in difficoltà”.

Ebbene, i tre si sono recati su una spiaggia pubblica chiavarese, hanno trovato spazio in terza fila. “Le prime due, infatti - ricorda Pagliettini - erano occupate da bagnanti che hanno lasciato sedie, lettini, ombrelloni e asciugamani incustoditi fin dalle prime luci del mattino. Dopo un po’ di tempo Emanuele voleva fare il bagno, e fin qui niente di strano. La mamma, a quel punto, lo ha preso sotto braccio e lo ha accompagnato verso la riva. Per evitare che Emanuele scontrasse le sdraio posizionate in prima fila, Loredana le ha spostate leggermente per facilitare il passaggio di suo figlio. Compiuto questo gesto, naturale e privo di conseguenze, la tranquillità di una domenica mattina come tutte le altre è stata squarciata dall’intervento gratuito di un signore, verosimilmente turista, che, rivolgendosi alla mamma di Emanuele ha esclamato ‘non esageri’. A quel punto, Loredana, spiazzata e spaesata, ha chiesto spiegazioni, sottolineando come il gesto di farsi spazio tra i lettini sia stato fatto semplicemente per evitare che suo figlio, cieco, li scontrasse. A quel punto è intervenuta la moglie di questo signore, con un commento che fa accapponare la pelle: ‘Una persona che non vede in questa spiaggia non deve venire’”.

Loredana è rimasta senza parole, mentre “Emanuele si è chiuso in un silenzio assordante. Gli è stato detto che in quanto persona con disabilità visiva non ha la possibilità di frequentare una spiaggia pubblica. È stato umiliato davanti a tutti e con lui è stata calpestata pubblicamente un’intera categoria di persone. Persone che lottano tutti i giorni tra mille difficoltà per avere un ruolo in questa società. Passano i minuti e Loredana non può accettare quanto successo. Con il magone in gola si fa forza e decide di chiamare i vigili, i quali arrivano e parlano sia con Emanuele che con i due signori che senza colpo ferire sono rimasti serenamente in spiaggia a godersi la propria domenica di sole in riva al mare”.

Nel pomeriggio Emanuele si sente male. Il ragazzo piange, soffre, vomita. Si sente sbagliato, diverso, umiliato. La frase di quella signora lo tormenta. A quel punto la mamma decide di portarlo al pronto soccorso. “Lì Emanuele verrà seguito in maniera impeccabile dal personale medico, si prendono cura di lui e cercano di tranquillizzarlo. Da un punto di vista clinico se la caverà ‘soltanto’ con tre giorni di prognosi, ma da un punto di vista morale e psicologico chi rimarginerà questa ferita? Da persone facente parti di questa categoria ci sentiamo affranti, sdegnati, avviliti e frustrati per quanto accaduto. Le parole hanno un peso profondo, il tempo magari lenirà la ferita, ma l’umiliazione non passerà mai”. 

Emanuele e la mamma presenteranno esposto e procederanno per vie legali, “ma oggi ciò che a noi preme maggiormente - conclude Pagliettini - è denunciare fortemente questo fatto e ricordare come la vita di una persona con disabilità visiva sia fatta di paure, ansie, insicurezze. Tutto ciò che una persona conquista lo fa attraverso il sacrificio, l’accettazione e le battaglie personali. C’è un percorso duro e faticoso per raggiungere un livello di autonomia, anni di riabilitazione e di stratagemmi, e poi, arriva una persona che con una frase, improvvisamente, fa crollare tutto. Emanuele è ferito, deluso e arrabbiato e in questa spiaggia non vuole più tornare, noi ce lo riporteremo e gli diremo di tornare sul ‘luogo del delitto’ a testa non alta, ma altissima, però, con questo episodio, oggi perdiamo tutti. È la sconfitta di una società che giudica e che emette sentenze senza rendersi conto di quanto le parole possano distruggere le certezze delle persone”.