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Attualità | 11 giugno 2023, 07:35

Meraviglie e leggende di Genova - Il bombardamento del Re Sole

1684, Genova viene bombardata dal mare. E’ l’ordine di Luigi XIV, il Re Sole, una vendetta per punire la città che, a detta dei francesi, non li aveva accolti con gli onori che meritavano

Meraviglie e leggende di Genova - Il bombardamento del Re Sole

Maggio 1684. Su Genova si abbatte l’ira del re francese Luigi XIV, il Re Sole, deciso a punire la città per non aver accolto la sua gente con gli onori del caso e per gli accordi con la rivale Spagna.

Dieci giorni di bombardamenti che distrussero numerosi edifici e che erano solo il risultato di una trattativa politica che non andava a genio al re francese.

I fatti che scatenano la rabbia transalpina risalgono a cinque anni prima ma la vendetta, si sa, è un piatto da servire freddo.

Nel 1679 i francesi, in fuga dal porto di Genova e offesi per il trattamento che gli era stato riservato dalle autorità cittadine, “colpevoli” di non averli onorati degnamente, bombardano Sampierdarena distruggendo numerose ville nobili.

Il Re Sole, due anni dopo, manda in città numerosi esperti militari camuffati da viandanti, artati, religiosi, in un vero e proprio sopralluogo strategico.

Il 17 maggio i genovesi si trovano 160 navi nelle acque genovesi, pronte a far fuoco: Genova era sotto tiro.

Il giorno seguente il doge ordina di sparare alcuni colpi a salve nel tentativo disperato di far desistere la flotta. Alcune imbarcazioni più vicine alla costa vengon colpite costringendo le altre a indietreggiare.

In serata iniziano i bombardamenti: fino al 29 maggio i cannoni delle navi sparano, si stima, oltre 16mila bombe. Il tentativo di sbarco in città viene respinto dalla città che, eroicamente, resiste e si difende nonostante gli enormi danni.

Camalli e operai, arruolati, si aggiungono ai mille uomini arrivati in supporto da Milano. Il porto e la città vanno difesi.

Il 19 maggio si registra il bombardamento più violento: il salone del Palazzo Ducale, usato come deposito di polveri da sparo, viene distrutto da un incendio innescato proprio da una bomba francese.

Non solo: la dogana viene rasa al suolo, gravemente danneggiate sono la casa di Colombo, palazzo San Giorgio, il portofranco e diverse chiese come sant’Andrea, Santa Maria in Passione e la chiesa delle Grazie. Le abitazioni di via San Bernardo, via Giustiniani e via Canneto sono fortemente compromesse. In un tumulto, nel tentativo di salvaguardare quanto più possibile le ricchezze della città, i tesori di San Lorenzo e della Banca di San Giorgio vengono portati oltre la linea del fuoco e il Doge si sposa all’Albergo dei Poveri.

A fermare le cannonate francesi è la fine delle munizioni: le pesanti palle di cannone che hanno danneggiato la città sono finite.

Qualche tempo più tardi, grazie anche all’intervento di Papa Innocenzo XI, chiamato in causa proprio dai genovesi, viene siglata una pace a Versailles. Una delle rare occasioni in cui il doge, che solitamente non lasciava mai Palazzo Ducale, non solo era fuori dalle mura, ma addirittura si era dovuto spingere in un altro stato (di questa storia e della risposta al Re Sole, ne parleremo più avanti)

Oggi alcune di quelle palle di cannone sono ancora visibili, conservate diversi luoghi cittadini.

Erano grandi sfere del diametro di circa 30 centimetri e pesanti circa novanta chili, piene di polvere incendiaria innescata dal contatto con le superfici.

Circa la metà di quelle arrivate sulla terraferma, per fortuna di Genova, non esplose.

Una si trova esposta nel museo di Santa Maria di Castello come ex voto: proprio quella bomba, infatti, aveva sfondato il tetto della chiesa distruggendolo ma senza esplodere.

Una seconda palla si trova all’interno di Palazzo San Giorgio e una terza, più una parte, sono visibili all’interno del Galata.

Isabella Rizzitano

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