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Attualità | 23 maggio 2023, 10:39

Francesco Varanini a Cornigliano presenta il suo nuovo libro: "Il manager non deve mai escludere il territorio dove vivono e lavorano le persone"

Un'osservazione lucida e attenta dell'attualità unita all'esperienza dell'autore per comprendere in che direzione andare per un'impresa e un paese che punti a creare valore. Insieme a lui anche Davide Falteri e Michele De Rose

Francesco Varanini a Cornigliano presenta il suo nuovo libro: "Il manager non deve mai escludere il territorio dove vivono e lavorano le persone"

Nella suggestiva cornice di Villa Bombrini a Cornigliano è stato presentato l’ultimo libro di Francesco Varanini, intitolato “Marchionne non è il migliore dei manager possibili” . Un’osservazione lucida e attenta dell’attualità unita all’esperienza dell’autore, che nel corso della sua carriera ha ricoperto le cariche di manager, amministratore delegato e imprenditore, oltre al suo impegno come ricercatore sociale di formazione e insegnante. 

 “Ho deciso di dedicare il libro a questo personaggio, Marchionne,  perché ho osservato spesso che ci sono rassegne stampa e libri sul suo conto, biografie che decantano le lodi dell’eroe. 

È sempre bene fornire uno sguardo anche critico: io non ho nessun pregiudizio né atteggiamento svalutativo nei confronti di Marchionne, semplicemente dico: è davvero un modello da imitare, il più illustre?” Spiega l’autore alla Voce di Genova poco prima dell’inizio della presentazione, che ha visto la partecipazione della presidente del Municipio Medio Levante Cristina Pozzi per i saluti istituzionali, di Michele De Rose, segretario nazionale della Filt Cgil e dell’imprenditore del settore logistica e trasporti nonché presidente di Consorzio Global Davide Falteri

 

Se noi imitiamo un modello rinunciamo a essere manager noi stessi: Marchionne ha la sua storia, ha fatto le sue scelte, ha fatto anche tanti errori secondo me, ha ottenuto dei risultati. Se guardiamo al ruolo del manager come ruolo chiave nelle organizzazioni e nelle imprese, non abbiamo bisogno di un eroe che toglie le castagne dal fuoco, ma abbiamo bisogno di immaginare come possiamo essere manager noi stessi e come poter occupare al meglio questo spazio. Parlo di uno spazio di autorità che ci è concessa per prendere decisioni costruttive, giuste, che guardino al futuro e non solo a uno degli interessi in gioco, che può essere quello di una famiglia o di un fondo di investimento, ma anche alle aspettative e agli interessi dei lavoratori, dei fornitori, dei clienti e dell’ambiente sociale in cui l’azienda vive. 

Questo libro parla per 40 pagine di Marchionne, lo prende a esempio, dice che lui sarà stato bravissimo ma poi suggerisce di smettere di adorare l’eroe e di immaginare come noi possiamo essere dei manager. Parlo della mia esperienza di manager, dell’esperienza di tanti altri che ho conosciuto, e credo che sia un libro che può essere utile a manager e aspiranti tali per essere fiduciosi in se stessi”.

Il mondo del management del nostro paese viene quindi analizzato per comprendere quali caratteristiche deve avere una figura di rilievo e autorità per far si che sia vincente e sia in grado di creare valore non solo per se stesso, ma per l’intera comunità. Durante la presentazione, si è fatta la distinzione radicale tra due tipi di manager: il manager che estrae valore e il manager che crea valore: il primo ha interessi che coinvolgono non solo le figure strettamente legate alla produzione e il profitto, mentre il secondo riesce a creare un legame tra i profitti e il perseguimento sociale. 

Proprio su questo punto si è concentrato l’intervento di Davide Falteri: “Ci troviamo a Villa Bombrini a Cornigliano a ospitare questo evento e non è un caso. Quando ho ricevuto la delega come consigliere sull’insediamento di nuove realtà aziendali ho capito che bisognava sfruttare al massimo gli spazi a disposizione, perché sono pochi e vanno utilizzati in maniera strategica. Abbiamo alle spalle una valle in cui si possono sviluppare spazi legati alla logistica, al digitale, creando posti di lavoro. Sono convinto che il valore dell’impresa non finisca con l’impresa stessa, ma debba essere interconnessa con le altre, come accade nella supply chain in logistica, è importante aver chiaro che le sfide si vincono solo in questo modo”.  

L’impresa si nutre di dati, l’impresa si giova della digitalizzazione, ma tutto questo non esclude mai il territorio, dove vivono e lavorano persone, esseri umani.
Il manager è veramente tale solo se conosce i luoghi, i territori, le culture, le persone
” spiega Varanini rincarando la dose sulle qualità che la classe dirigente in totale dovrebbe avere.  

Michele De Rose ha sottolineato poi il ruolo fondamentale della programmazione, in azienda così come nella politica: “La programmazione è importante: nessuno in Italia lo ha fatto, si sono prese decisioni rincorrendo le emergenze, spesso contraddittorie fra loro, non facendo il bene del paese. È necessario spingere perché la politica nazionale si spinga verso la programmazione, e Genova avrebbe solo da guadagnarci: questa è la richiesta da fare alla politica in questo momento”.

Chiara Orsetti

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