26 anni, una laurea in Matematica e un lavoro che con la musica quasi sembra non avere affinità.
Ma Irene Buselli, che nella vita fa la data scientist e si occupa di intelligenza artificiale, è capace di raccontare nelle sue canzoni, la necessità di cercare sé stessi e il proprio posto nel mondo.
Palchi importanti e riconoscimenti non sono mancati da quando ha iniziato a scrivere canzoni che, come lei stessa ha riconosciuto, sono il risultato di una necessità.
Come ti sei avvicinata alla musica e alla scrittura?
“Nella vita faccio una cosa che non c’entra gran che con la musica, sono una matematica e faccio la data scientist, che vuol dire che mi occupo di algoritmi, intelligenza artificiale e quelle diavolerie li.
Mi sono avvicinata allo scrivere canzoni da poco tempo, quasi quattro anni e l’ho fatto un po’ per caso. Ma la musica nella mia vita c’è sempre stata: ho suonato il pianoforte per tanti anni e ho sempre ascoltato tanto cantautorato e tanta musica classica.
Da quattro anni a questa parte ho iniziato a scrivere ma come un’esigenza naturale, non ho pensato veramente di volerlo fare finché non è successo”.
Di recente hai pubblicato “Così sottile” e "Il palombaro”, sono un po’ due aspetti della stessa medaglia: cercare il proprio posto nel mondo e cercare di adattarsi.
“Si, nonostante ci sia questa apparente contraddizione da un lato della sottigliezza e dall’altro della pesantezza, ‘Così sottile’ ha più livelli di lettura ma soprattutto parla di un sentirsi troppo miti, troppo sottili o poco capaci di imporsi rispetto a chi ti sta intorno.
‘Il palombaro’, invece, parla appunto di questa sensazione di pesantezza, di voler approfondire le cose di andare oltre la superficie mentre tutto intorno a te sembra suggerirti il contrario perché il palombaro della canzone è in una foresta, luogo poco adatto se sei un palombaro.
Questo tema è un po’ quello centrale nel disco: spoiler, il disco uscirà a settembre e ha questo tema dell’introspezione del non trovarsi”.
Per quanto riguarda il video di Così sottile, ti sei cimentata in prodezze acrobatiche al palo. La pole dance è una disciplina che segui anche nella vita o hai pensato di farlo solo per il video?
“E’ una cosa che faccio nella vita, non sono una professionista o un’agonista e mi ci cimento da qualche anno. E’ uno dei pochi sport a cui mi sono affezionata e ho perseguito con costanza. Mi colpisce questa coesistenza di essere fisicamente forte ma, contemporaneamente, il fatto che esalti la leggerezza, la flessibilità, l’eleganza. Quindi questo fatto che possano coesistere sottigliezza e forza mi ha fatto pensare alla canzone”.
Un sacco di date in giro per il nord Italia, a Genova abbiamo avuto modo di vederti spesso e volentieri. In futuro?
“Si, qualche appuntamento c’è. Tra una settimana vado a Berlino, suonerò con il collettivo di cantautrici di cui faccio parte ‘Canta fino a dieci’ in cui suoniamo i nostri pezzi ma riarrangiati a cinque voci.
Sarò poi a Torino il 22 maggio alla Cricca, per un format molto interessante che si chiama ‘Una notte da camaleonti’; il 2 giugno ancora a Torino per l’Evergreen Festival, poi per l’estate ci saranno cose genovesi di cui ancora non posso dire nulla”.
Ultima domanda che riguarda il disco, hai detto che uscirà a settembre, si tratta del tuo primo vero album, quindi sono tutte canzoni inedite? C’è qualche anticipazione che ci puoi dare?
“E’ il mio primo disco, sono già molto emozionata nonostante il fatto che uscirà a settembre. Mi sembra una cosa enorme anche se è una cosa piccolissima, soprattutto nell’epoca dello streaming dove basta caricare dei bit sulla pagina.
Sono le sette canzoni che abbiamo scelto come presentazione del mio progetto insieme ai miei produttori, Raffaele Rebaudengo e FiloQ, uscirà per pioggia rossa dischi, un’etichetta genovese, sono canzoni tutte molto introspettive. Questo io, io io del palombaro in qualche modo ritorna e rientra anche nelle altre canzoni. Alla fine non so, ho provato a non parlare troppo di me ma alla fine finisco sempre per parlarne. Forse un po’ adolescenziale ma si dice che i primi dischi siano così, vedremo casomai col secondo se andrà meglio”.