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Cultura | 28 aprile 2023, 13:36

"Letizia Battaglia sono io", la nuova mostra a Palazzo Ducale dedicata alla fotografa siciliana (Foto e video)

Più di cento immagini per raccontare, rompendo cronologie e stereotipi, il lavoro di una reporter che, prima di tutto, è stata testimone del suo tempo

"Letizia Battaglia sono io", la nuova mostra a Palazzo Ducale dedicata alla fotografa siciliana (Foto e video)

Suggestiva, impattante, emozionante: la nuova mostra retrospettiva Letizia Battaglia. Sono io nel Sottoporticato di Palazzo Ducale, che aprirà al pubblico da domani, sabato 29 aprile, è pensata, costruita e delineata per stupire il pubblico. 

In esposizione fino al prossimo 1° novembre ci sono oltre cento fotografie, selezionate dall’Archivio Letizia Battaglia da Paolo Falcone, in collaborazione con la Fondazione Falcone per le Arti, pensate per ripercorrere la vita professionale della fotografa siciliana, esposte e valorizzate dalla presenza delle luci, studiate ad hoc per esaltare la potenza evocativa e la veridicità di ogni soggetto immortalato, di ogni momento rimasto impresso su pellicola.  

Non ci sono didascalie, solo immagini piene, di grande formato: “Abbiamo pensato a una sorta di libro di sala che può essere usato da ogni visitatore e che racconta le immagini. In questo modo non si perde l’impatto emotivo e nello stesso tempo si hanno le informazioni” ci spiega Serena Bertolucci, direttrice della Fondazione Palazzo Ducale.  

L’esposizione si sviluppa su un percorso narrativo suddiviso in 4 sezioni, con immagini in bianco e nero e una serie di foto a colori di grande formato del suo ultimo lavoro, oltre a documenti video, parte della sua produzione editoriale e materiali inediti.  

Il percorso espositivo si focalizza sugli argomenti che hanno costruito la cifra espressiva più caratteristica dell’artista, portandola a sviluppare una profonda e continua critica sociale, evitando i luoghi comuni e mettendo in discussione i presupposti visivi della cultura contemporanea. Ne scaturisce un vero ritratto, quello di un’intellettuale controcorrente, ma anche una fotografa poetica e politica, una donna che si interessava di ciò che la circondava e di quello che, lontano da lei, la incuriosiva. 

Andando oltre la fotografia, l’arte e l’impegno civile, Letizia Battaglia si è distinta per l’appassionato impegno sociale e politico, ritraendo la profonda essenza della Sicilia, i volti e la società di Palermo, le scene di crimine e le vittime della Mafia. Letizia Battaglia è famosa per le sue fotografie sulla Mafia, in cui poliziotti, magistrati, rappresentanti delle Istituzioni simboleggiano la lotta civile contro Cosa Nostra, contro la corruzione, la violenza e la criminalità organizzata. 

Ha raccontato tutta Palermo, per non parlare del contributo dato al teatro, all’editoria e alla promozione della fotografia come disciplina. È stata riconosciuta come una delle figure più importanti della fotografia contemporanea non solo per le sue immagini saldamente presenti nell’immaginario collettivo, ma anche per il valore civile ed etico da lei attribuito al fare fotografia. 

I diritti civili sono in sostanza i diritti degli altri”, scriveva Pier Paolo Pasolini e Letizia Battaglia ha raccontato la realtà scomoda con occhio attento, lucido, impietoso. 

Nel corso della sua vita ha raccontato anche le diverse contraddizioni di Palermo, i volti della povertà e della ricchezza, le manifestazioni e le rivolte delle piazze, le feste religiose e pagane, tenendo sempre la città come spazio privilegiato per l’osservazione della realtà, oltre che del suo paesaggio urbano. Letizia Battaglia ha trattato il suo lavoro come un manifesto, esponendo le sue convinzioni in maniera diretta, vera, poetica e colta, rivoluzionando così il ruolo della fotografia di cronaca. 

L’obiettivo di questa mostra è raccontare il lavoro di Letizia - spiega il curatore Paolo Falcone -. Abbiamo voluto rendere lo spazio espositivo vuoto, portandolo alla sua essenza, a quella che è la sua origine, e sospendendo queste fotografie di Letizia Battaglia secondo un ordine e una scansione che vuole ripercorrere un nuovo tipo di lettura della fotografia, che si distacca dalla scuola europea e che in qualche modo la fa entrare nella logica delle arti visive.  

Per questo abbiamo costruire un’opera unica, polifonica, in cui rompiamo cronologie, rompiamo gli stereotipi con cui Letizia Battaglia è sempre stata considerata:  la fotografa della mafia o delle bambine, ma in realtà è stata la fotografa di tantissime cose che rappresentano la sua grandezza. Qui anche lo spettatore può costruirsi il suo percorso e la sua narrazione”. 

Immagini in bianco e nero, ma non solo: “L’ultimo grande progetto che ha curato Letizia prima della sua scomparsa fu quello con Lamborghini, che ci colpì e ci ferì ma ci diede anche grande forza e grande coraggio. 

Quando partì ci fu una campagna da parte di alcuni haters, che diceva che Battaglia usava le bambine troppo, mettendole troppo in mostra. 

Siamo qui a rispondere a quella polemica, come fece l’Italia in quel periodo, da Serena Dandini a Daria Bignardi e Michele Serra. Dovevamo oggi sanare quella ferita in qualche modo, siamo qui in un museo per farlo e siamo pronti a discutere tutti i temi della fotografia”.   

Ha imparato la tecnica direttamente ‘in strada’, e le sue immagini si sono da subito distinte per il tentativo di catturare una potente emozione e quasi sempre un sentimento di ‘pietas’. Con un grand’angolo e una PENTAX K 1000 è sempre al centro della scena, a contatto diretto con il soggetto da fotografare e definisce nella sua coscienza il ruolo sociale che può assumere la fotografia nella società come strumento di denuncia oltre che di cronaca. 

I soggetti di Letizia, scelti non affatto casualmente, hanno tracciato un percorso finalizzato a rafforzare le proprie ideologie e convinzioni in merito alla società, all’impegno politico, all’emancipazione della donna, alle realtà emarginate, alla violenza provocata dalle guerre di potere. In ciascuna immagine si può percepire il forte attaccamento della Battaglia alla sua città, alla Sicilia e alla sua gente; un amore capace di racchiudere anche la rabbia e che rimane pur sempre una forma di amore. 

Serena Bertolucci racconta : “Letizia Battaglia è stata anche fotografa di mafia, qui intorno a noi abbiamo delle foto importanti, ma è molto di più: sono 40 anni di testimonianza civile e artistica in una Sicilia che è tradizione popolare, eventi, memoria. Io direi che Letizia Battaglia è una testimone del proprio tempo e dei propri luoghi, che fa uscire la Sicilia dallo stereotipo e dai luoghi comuni per portarci con energia nella realtà.  

Questa sala è espressione di come si può reagire in diversi modi, di come ognuno possa fare la propria parte Secondo le doti che ha, e questo è un grande insegnamento che ci lascia. Non è reportage, è testimonianza attiva.  

Presente anche l’assessora Francesca Corso: “Si tratta di tanti temi in questa mostra, di anni difficili in tutta Italia ma soprattutto in Sicilia. Alla luce dell’arresto di ieri (del boss Pasquale Bonavota, ndr)  scatta una riflessione importante: la mafia ancora oggi esiste e ricopre un ruolo nella nostra società. Letizia Battaglia aveva fatto un’analisi specifica rispetto a quella che era una società dolorante e questo si vede dai suoi scatti, che ritraggono sempre dei volti preoccupati, tristi, quasi ma ci sono delle immagini serene nei protagonisti. 

Questa mostra rappresenta per noi un valore sociale importante perché, oltre a mostrare un lato artistico di una fotografa molto brava anche se non amava definirsi, ha un valore per ripercorrere quegli anni attraverso gli occhi di quegli anni li ha vissuti.

Si è dedicata prevalentemente al proprio territorio e alla storia di quel preciso momento. Penso che i messaggi contenuti in queste foto siano molto importanti da analizzare, e anche i valori sociali trasmessi credo siano attuali ancora oggi. Il ruolo delle donne all’interno della società, il fatto che le donne che dovessero avere un ruolo centrale e non interpretate come ‘quote rosa’: Battaglia voleva che le donne fossero al centro del potere in tutti gli ambiti e che i diritti venissero rispettati, e lo ribatteva attraverso degli scatti che parlavano delle persone che quei diritti li vedevano schiacciati. Credo che la sopraffazione che passa attraverso queste foto rappresenti per noi un messaggio molto importante”.  

Periodo 

29 aprile 2023 – 1° novembre 2023 

Sede 

Palazzo Ducale – Sottoporticato Genova, Piazza Matteotti, 9 

Orari 

Da martedì a domenica 10.00 – 19.00 Lunedì chiuso
La biglietteria chiude un’ora prima 

Informazioni 

Serviziculturali@civita.art

www.palazzoducale.genova.it

www.civita.art 

Chiara Orsetti

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