"Ci inquietano e ci feriscono le dichiarazioni del professor Franco Cardini".
Così i rappresentanti di Anpi Genova all'indomani delle dichiarazioni che il professore, storico e curatore de "La Storia in Piazza", il festival che ogni anno si svolge a Genova, ha espresso durante un talk show televisivo.
Anpi prosegue: "Ci inquietano perché, proprio la sera del 25 aprile, tornare a dire che 'Quei ragazzi, quelle persone, quei soldati sono stati spesso tutt'altro che degli aguzzini, tutt'altro che degli assassini, sono stati combattenti seri, onesti' non è accettabile in alcun modo. Perché la storia, e il professor Cardini dovrebbe saperlo, non è fatta di opinioni ma di fatti e i fatti sono le migliaia di oppositori al nazifascismo arrestati, torturati, deportati e uccisi proprio da quei cosiddetti 'bravi ragazzi'.
Vorremmo che il professor Cardini, sulla cui competenza in fatto di Medio Evo nessuno ha da obiettare, conoscesse la storia contemporanea meglio di quanto dimostrano le sue dichiarazioni: lo invitiamo a visitare la Casa dello Studente, a Genova, per verificare quali fossero la serietà e l’onestà dei ragazzi di Salò: dove nelle celle c’erano ceste piene di unghie e occhi strappati ai torturati, in quelle celle dove ragazzi e ragazze come loro furono vittime di un odio senza fine. Ci preoccupa, dopo le dichiarazioni del presidente del Consiglio regionale Medusei che ha cercato di equiparare, ancora una volta, le vittime e i carnefici; la risposta di Genova, come hanno potuto vedere tutte e tutti coloro che hanno partecipato alla grande manifestazione del 25 Aprile, ma anche a tutti gli altri appuntamenti nei quartieri e nei territori, è che qui, nella città che, unica in Europa, si è liberata da sola, l’antifascismo è valore e bene comune.
Chiediamo quindi ai vertici di Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, ente di gestione comunale, e allo stesso sindaco Marco Bucci, che ha avuto ben chiaro come per i genovesi 'i ragazzi di Salò' non saranno mai uguali a quelli del 25 aprile, di dire una parola chiara e definitiva su una presa di posizione che non può essere espressa da chi pretende di insegnare la verità storica alle giovani generazioni".