A pochi passi da Antibes, nel cuore della Costa Azzurra, si trova Vallauris - Golfe Juan, un piccolo gioiello che conta poco più di 25mila abitanti e una storia che si lega a doppio filo a Picasso.
Qui la tradizione della ceramica, grazie anche all’influenza del maestro spagnolo, ha trovato la sua massima espressione trasformandosi in vera e propria opera d’arte.
Vallauris Golfe Juan non è solo ceramica: tre chilometri di costa sabbiosa sono il luogo ideale per rilassarsi e godere dello splendido panorama in cui si staglia l’isola di Santa Margherita, un vero e proprio angolo di natura incontaminata, raggiungibile in pochi minuti di navigazione.
A passeggiare per le strade di Vallauris, si incontrano numerose botteghe al piano strada dove gli artigiani propongono le loro creazioni con un’offerta che varia dalla tradizione familiare fino alla sperimentazione e alla commistione di tecniche per rendere le ceramiche oggetti di design.
Affascinanti sono gli atelier ricavati nei vecchi laboratori in cui è ancora possibile ritrovare gli antichi forni per la cottura dei manufatti.
Non mancano i riallestimenti di antichi forni per la cottura che diventano suggestivi spazi espositivi.
E’ il caso, per esempio, del ceramista Michel Ribero che nel suo storico laboratorio ha realizzato il museo della ceramica. All’interno del suo Musée de la Poterie, si possono ammirare le prime “macchine” per la lavorazione dell’argilla e una interessante selezione di produzioni locali, esempi di percorso artistico e dell’evoluzione della manifattura di Vallauris.
Una storia secolare
La tradizione della ceramica di Vallauris, insediamento di epoca gallo-romana, da sempre si è legata alla produzione della terracotta.
La zona, naturalmente, è ricca di terre des Alpes, la terra rossa utilizzata per i manufatti, e i boschi della zona, storicamente, erano la fonte di legna per la cottura.
Una tradizione che parla italiano.
Nel ‘500, infatti, una settantina di famiglie provenienti da Genova, Albisola e da Ventimiglia tornarono nel borgo per “rianimarlo” dopo l’epidemia di peste e introducendo nuovamente la lavorazione della ceramica che, all’epoca, era prettamente legata all’utilizzo quotidiano.
La produzione dell’oggettistica in terracotta è rimasta tale per diversi secoli ritrovando poi i Pablo Picasso un innovatore della tradizione.
Picasso arriva in Costa Azzurra nel 1948 ed è rapito dal lavoro manuale che gli artigiani portano avanti, vuole imparare l’antica arte ma non ha pazienza e decide quindi di iniziare una fitta collaborazione con i maestri vasai del posto, progettando, di fatto, le sue opere e decorando i manufatti.
L’impronta dell’artista spagnolo nella produzione locale è fortissima: Picasso stravolge il concetto stesso di ceramica iniziando anche produzioni in serie, oggi conservate nell’affascinante museo Picasso.
Picasso e il dono a Vallauris
A Vallauris si può ammirare una delle più maestose opere del genio di Malaga, il murales "La guerra e la pace", realizzato all'interno della Cappella piccola del castello, il più antico edificio della cittadina, risalente al XII secolo.
In occasione del 70esimo compleanno di Picasso, i ceramisti offrono all'artista un banchetto durante il quale è lo stesso Pablo a offrirsi di decorare la parte sconsacrata dell'edificio.
Nasce così il "tempio di pace" un'opera monumentale che testimonia il suo impegno politico.
Nel 1951, in 'un'antica profumeria in disuso che l'artista utilizzava come laboratorio, inizia la decorazione dei pannelli.
Nel febbraio del 1954 i pannelli, dopo essere stati esposti a Milano e a Roma, arrivano a Vallauris e vengono posizionati.
Nel percorso che immagina Picasso, il carro della guerra, condotto da soldati scheletro, si muove su ruote squadrate che trasmettono il senso di stridore sul selciato. Alla base una lunga scia di sangue segna il percorso della distruzione in cui la cultura, rappresentata dai libri, viene calpestata.
A fermare il carro della guerra c’è un soldato della pace che si pone innanzi e ferma l’avanzata di terrore.
Si arriva così all’altro lato della decorazione dove scene di pace si susseguono: una famiglia adagiata che riprende le sue attività, in cui sembra forte l’omaggio all’opera di Monet Le Déjeuner sur l’herbe, si prosegue con bambini che giocano e che arano il mare, perché in tempo di pace, diceva Picasso, tutto è possibile.
Un delicato equilibrio, simboleggiato nelle figure, che può essere interrotto bruscamente per ritornare alla parte frontale della decorazione dove la guerra distrugge il progresso.
A concludere la decorazione c’è un ultimo pannello in cui i popoli della terra, tramite un gesto simbolico, si uniscono a creare la pace.
Poco distante si trova la statua dell’Uomo con montone, regalato alla città da Picasso nel ’49. Accusato di essere un artista degenerato, Picasso attende la fine della guerra per omaggiare la città di Vallauris della statua in bronzo con un tema che, se inizialmente può sembrare cristiano, in realtà è un saggio su un tema classico.
La statua viene inaugurata nel 1950 e, nell’occasione, Picasso diventa cittadino onorario di Vallauris.
Gli atelier
Tra le meraviglie di Vallauris, è impossibile non visitare l’atelier di Gilbert Portanier che, con l’aiuto della moglie, ha realizzato il suo spazio espositivo, un percorso suggestivo allestito in un antico forno del 1881, che racconta la sua produzione artistica.
Negli spazi della struttura, Portanier ha allestito il suo personale museo dove sono esposti alcuni dei pezzi più significativi della sua produzione.
E’ lui, insieme a Picasso, a rendere Vallauris uno dei centri artistici della ceramica tra i più affascinanti al mondo.
Lo spazio è stato aperto al pubblico quattro anni fa dopo quasi altrettanti anni di lavoro di allestimento ed è visitabile, nel periodo estivo, con visite guidate che partono ogni 30 minuti.
Accanto ai grandi nomi, consacrati all’arte, ci sono poi i giovani artisti ceramisti come Tino Aiello che nel suo laboratorio permette anche di misurarsi con il tornio e di creare piccoli manufatti sotto la guida della sua conoscenza.
La produzione del Bigaradier
Vallauris non è solo ceramica.
Importante è la produzione dell’arancia amara Bigaradier.
Questa particolare varietà arriva sulle coste francesi dagli Arabi nel 1300 con lo scopo puramente decorativo.
L’impiego dei fiori dell’arancio per la produzione di neroli fa si che nel 1904 venga aperto il Nerolium, il centro di raccolta e lavorazione, nato per fare concorrenza a Grasse.
Ancora oggi il centro è attivo e produce diversi prodotti, realizzati con le varie fasi della raccolta e della lavorazione dei fiori d’arancio.
Le famiglie che possiedono almeno dieci alberi nelle loro proprietà, partecipano alla produzione dell’importante olio essenziale alla base di numerosi cosmetici e profumi come, per esempio, del celeberrimo Numero 5 di Chanel.
La raccolta dei fiori del Bigaradier avviene tra fine aprile e maggio, un momento che coinvolge tutti i cittadini e che termina con la Cabade, la grande festa della fine del raccolto.
Visitare il Nerolium permette di scoprire la produzione di uno dei patrimoni dell’Unesco dal 2019: si parte con il processo di raccolta per poi osservare il percorso dei fiori e le varie fasi di lavorazione fino ad arrivare alla nascita dei prodotti a base di fiori d’arancia a di arancia, come la prelibata marmellata di arance amare.
Le celebrazioni per i 50 anni della morte di Picasso
Si avvicinano le celebrazioni per il cinquantesimo anniversario della morte dell’artista spagnolo.
I prossimo 6 e 7 maggio si inizierà con il vernissage della mostra “Forme e metamorfosi: la creazione ceramica”, un percorso visitabile fino al 30 ottobre incentrato sulla cifra stilistica del maestro del Cubismo; si prosegue poi con manifestazioni e intrattenimento fino alla domenica sera.
Ballerini di flamenco, videomapping e attività per bambini sono solo alcune delle proposte del week end.
Dal 24 giugno e fino a fine settembre, il museo Magnelli proporrà la mostra “Picasso e gli orafi”, il racconto tramite le opere dell’amicizia tra Pablo e l’orafo François Hugo, che collaborarono dal 1956 al 1961.
L’approdo di Napoleone
E’ impossibile non pensare a Golfe Juan senza fare un tuffo nella storia dell’800 e, in modo particolare a Napoleone.
Bonaparte, fuggito dall’Isola d’Elba, approda sulle coste di Golfe Juan il primo marzo del 1815 e inizia la sua marcia verso Parigi per riconquistare il trono: iniziano i Cento Giorni.
Sulle orme dell’impresa napoleonica si snoda la Rue Napoleon, il primo percorso storico inaugurato nel 1932 che si snoda dalla costa a Grenoble per un totale di 314 chilometri.
Non c’è che dire, Vallauris Golfe Juan è una delle bomboniere della Costa Azzurra che offre attività alla scoperta della storia e della tradizione locale, che sa incantare gli appassionati della natura con un’offerta particolare e affascina con le proposte della cucina tipica.
Su tutti, il consiglio è quello di sedersi ai tavoli del ristorante “Le 61” e gustare i piatti di pesce accompagnati da un buon bicchiere di vino, tra i numerosi proposti.
Per informazioni https://www.vallaurisgolfejuan-tourisme.fr/?lang=it.