Il 25 aprile viene celebrata la storica Liberazione dell'Italia dal nazifascismo, culmine di una lotta di tutte le forze politiche dai liberali ai democristiani ai socialisti ai comunisti da cui è sorta la Costituzione e la Repubblica Italiana come la conosciamo.
Ma dopo tanti decenni, la scomparsa dei protagonisti e un affievolirsi dei ricordi e delle ragioni la festa della Liberazione del 25 aprile è una festa divisiva? È ancora attuale oppure ormai è anacronistica celebrazione puramente rituale?
La redazione de La Voce di Genova ha chiesto in strada cosa ne pensano i genovesi.
Molti, soprattutto nei quartieri popolari sono dell'idea che la festa abbia ancora un senso, un'importanza sia di ricordo che di consapevolezza moderna.
“Dovrebbe essere una festa per tutti - dice un signore - Per noi anziani è ancor più festa perché eravamo già nati e ricordiamo la Liberazione, l’Italia è diventata una democrazia.
Il 25 aprile dovrebbe essere sempre attuale, per noi italiani è importante”.
“Il 25 aprile è la festa - aggiunge un genovese - Il 25 aprile è la liberazione di questo Paese quindi è per me l’unica festa riconosciuta. C’è poco da fare polemiche, se si vogliono fare è perché si cerca solo il contrasto e rivendicazioni che non hanno senso”.
C'è chi ricorda di un'epoca subito dopo la guerra, in cui i ricordi ancora freschi davano linfa a un antifascismo vissuto intensamente, ma dopo molti anni, forse ingenuamente, si augura una pacificazione. Non dimenticare le atrocità, certo, ma andare oltre e costruire nei giovani una società basata su cose positive.
“Ho 76 anni e mezzo - spiega un romano arrivato a Genova da qualche anno - A Roma il 25 aprile di quando ero ragazzo era una festa sentita. Era una festa antifascista, era finita la guerra, l’Italia si era liberata però ci sono sempre state idee pro e contro. Non c’è mai stata un’unificazione.
Negli ultimi due anni la situazione sta ritornando indietro. Io dico che sarebbe l’ora di finirla. I giovani che sono cresciuti negli ultimi 15/20 anni possono leggere qualche libro ma non sanno cosa vuol dire fascismo, comunismo, i partigiani.
Speriamo che col tempo qualcuno riesca a fare un’unificazione”.
C'è chi preferisce evitare l'argomento, dimostrando forse implicitamente come il 25 aprile sia ancora divisivo eccome.
“Non ho nessuna idea a riguardo”, ci dice un signore.
Una signora ricorda anche il legame tra sfruttamento economico e fascismo, ricordando l'importanza dello scendere in piazza e accennando anche al primo maggio:
“Trovo che sia assolutamente attuale viste le condizioni in cui questo governo ci sta mettendo. Ritengo che la presenza in piazza di lavoratori, immigrati e donne sia fondamentale in un momento come questo proprio per tutelare tutto quello che questo governo racconta di fare e che non ha fatto.
Il problema è la denuncia di queste figura di cui vi ho parlato, non esclusivamente di questo governo perché le basi di queste schifezze che questo governo ci sta propinando sono fatte dai governi precedenti”.
I giovani sembrano meno sensibili o hanno meno voglia di parlarne, ma c'è anche chi si esprime nettamente: “Divisiva lo è solo per i fascisti”.