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Attualità | 24 aprile 2023, 17:30

24 aprile 1945, i primi spari e l’insurrezione: inizia la liberazione di Genova

“Popolo genovese esulta. L’insurrezione, la tua insurrezione è vinta. Per la prima volta nel corso di questa guerra, un corpo d’esercito agguerrito e ancora bene armato si è arreso dinnanzi a un popolo. Genova è libera. Viva il popolo genovese. Viva l’Italia”

24 aprile 1945, i primi spari e l’insurrezione: inizia la liberazione di Genova

E’ la mattina del 24 aprile, prima dell’alba, quando partono i primi colpi di fucile. Genova insorge!

I partigiani vengono raggiunti dagli operai e dai cittadini comuni pronti a cacciare le truppe tedesche del generale Meinhold che, alla richiesta di resa, aveva risposto minacciando la distruzione del porto.

Si combatte tutto il giorno. I genovesi riescono a riprendersi il Municipio, la Questura e piazza De Ferrari per poi battere il centro palmo a palmo.

Il generale tedesco minaccia di bombardare ancora ma gli insorti sono decisi e non arretrano. In poche ore anche Voltri, Prà e Sestri passano in mano ai partigiani e il Comitato di Liberazione Nazionale cattura settecento 

Anche Voltri, Prà e Sestri passano in mano ai partigiani e il CLN, il Comitato di Liberazione Nazionale ha catturato 700 tedeschi.

Si combatte in piazza De Ferrari e nelle delegazioni mentre si lavora di strategia con i partigiani che occupano le alture di Castello Raggio.

Meinhold è alle strette e accetta la proposta di trattativa.

Carmine “Stefano” Romanzi raggiunge Savignone e incontra il generale. Con sé ha due lettere, una del cardinal Boetto e una del CLN, chiede nuovamente la resa e Meinhold, privato della sua pistola, viene portato a Villa Migone, a San Fruttuoso, nascosto in un’ambulanza.

Ad aspettarli ci sono proprio il Cardinal Boetto e il console tedesco insieme ai rappresentanti politici del CLN Remo Scappini, Enrico Martino, Giuseppe Savoretti e il maggiore Mauro Aloni.

E’ il primo pomeriggio del 25 aprile e le trattative per la resa sono serrate. Il tedesco pare non voglia cedere ma, improvvisamente, firma la resa e consegna le armi solo dopo aver avuto la garanzia sulla vita dei soldati tedeschi. 

Genova è libera.

L’annuncio della Liberazione arriva da Radio Genova che trasmette dalle alture di Granarolo. E’ il 26 aprile: “Popolo genovese esulta - proclama la voce del partigiano Pittaluga, il futuro senatore Paolo Emilio Taviani - L’insurrezione, la tua insurrezione è vinta. Per la prima volta nel corso di questa guerra, un corpo d’esercito agguerrito e ancora bene armato si è arreso dinnanzi a un popolo. Genova è libera. Viva il popolo genovese. Viva l’Italia”.

Gli alleati, che si trovavano a La Spezia quando la popolazione insorge, arrivano la sera del 26 aprile e trovano una città distrutta ma “viva” con i tram che hanno ripreso a circolare.

L’insurrezione genovese viene omaggiata con il conferimento alla città della Medaglia d’oro la Valor Militare assegnata il 1° agosto 1947: “Amor di Patria, dolore di popolo oppresso, fiero spirito di ribellione, animarono la sua gente nei venti mesi di dura lotta il cui martirologio è nuova fulgida gemma all'auro serto di gloria della ‘Superba’ repubblica marinara. I 1963 caduti il cui sangue non è sparso invano, i 2250 deportati il cui martirio brucia ancora nelle carni dei superstiti, costituiscono il vessillo che alita sulla città martoriata e che infervorò i partigiani del massiccio suo Appennino e delle impervie valli, tenute dalla VI Zona operativa, a proseguire nella epica gesta sino al giorno in cui il suo popolo suonò la Diana della insurrezione generale. Piegata la tracotanza nemica otteneva la resa del forte presidio tedesco, salvando così il porto, le industrie e l'onore. Il valore, il sacrificio e la volontà dei suoi figli ridettero alla madre sanguinante la concussa libertà e dalle sue fumanti rovine è sorta la nuova vita, santificata dall'eroismo e dall'olocausto dei suoi martiri”.

Isabella Rizzitano

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