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Attualità | 20 aprile 2023, 07:20

Chiusura scuole dell'infanzia, gli insegnanti: "Rischio per alunni e famiglie. Chiediamo confronto"

"La chiusura delle scuole comunali e di varie sezioni di quelle statali porterà alla formazione di 'classi pollaio'"

Chiusura scuole dell'infanzia, gli insegnanti: "Rischio per alunni e famiglie. Chiediamo confronto"

Continua il braccio di ferro dopo la notizia della chiusura di numerosi asili nido e scuole dell'infanzia a causa dei lavori finanziati con fondi Pnrr.

A chiedere un confronto dopo le preoccupanti situazioni che si stanno prospettando sono gli insegnanti delle scuole materne, decisi a trovare un dialogo con le istituzioni per far sì che le necessità dei bimbi e delle famiglie possano trovare adeguata proposta.

"Noi insegnanti della Scuola dell’infanzia - scrivono - vogliamo far sentire la nostra voce da tempo inascoltata, sottoponendo alla vostra attenzione il momento delicato che sta attraversando la nostra scuola dell’infanzia genovese. Secondo le Istituzioni l’utilizzo del PNRR ha l’obiettivo di aumentare l’offerta educativa su tutto il territorio nazionale, per incrementare il servizio e migliorarne la qualità, facilitare le famiglie nella conciliazione tra vita privata e lavorativa, promuovere uguaglianza di genere e il lavoro femminile e incrementare la natalità

Per questo quello che sta accadendo ci ha colto impreparati davanti a una situazione terrificante e folle: la chiusura di numerose Sezioni della scuola dell’infanzia statale per decisioni prese dal Provveditorato e di scuole dell’infanzia comunali per ristrutturazioni. È eclatante che non ci sia stato un confronto tra gli Enti delle scuole Comunali e Statali, di cui invece si parla nel Sistema Integrato 0/6 anni ( cfr.Decreto D.L. n 65 del 2017 e il D. L. n.34 del 22/11/2021). In questo documento prevede che le Regioni d’intesa con gli Enti locali valutino l'adeguatezza dell’offerta educativa in termini qualitativi. e quantitativi".

La lettera continua: "I fatti dimostrano il contrario con la chiusura delle sezioni.
È una decisione presa dall’alto in modo distaccato, asettico, indifferente alle peculiarità della realtà e ai bisogni dei bambini e delle famiglie che rimangono così inascoltate. Da alcuni stralci del Decreto si evidenzia che: 'I Comuni sono tenuti a coordinare la programmazione dell’offerta educativa sul proprio territorio, costruendo una rete integrata e unitaria dei servizi e delle scuole. Il Comune deve essere in continua interazione con le Dirigenze Scolastiche statali e paritarie, nonché tutti i soggetti titolari dei servizi. Provincia e Comune con i soggetti gestori definiscono le priorità. E bisogna inoltre prevedere una programmazione articolata dell’offerta pubblica, orari, calendari di funzionamento, armonizzando criteri e graduatorie di accesso alla finestra di iscrizioni. Il Comune deve avere una visione complessiva sul processo d’accesso, sull’andamento della domanda e sulla capacità dell’offerta per soddisfarla. Evitare il rischio che i bambini rimangano esclusi, evitare squilibri territoriali. Il sistema integrato 0/6 anni dovrebbe garantire a tutte le bambine e i bambini la stessa opportunità, creare alleanza con le famiglie tramite l’istituzione di Poli per l’infanzia'
".

E' necessario, per il personale docente, chiarire diverse problematiche che sono ribadite: "Le problematiche di cui vogliamo discutere sono la chiusura di varie scuole comunali a causa di lavori di ristrutturazione e messa in sicurezza; la chiusura di sezioni nelle scuole Statale; la comunicazione data nel mese di aprile ad iscrizioni già avvenute. Gli alunni sono stati reindirizzati ad altri istituti che, non avendo la capienza adeguata si trovano a non poter accogliere un numero elevato di domande.

Le famiglie sono state prese dal panico quindi si può solo immaginare quale impatto comporti sulla gestione quotidiana e sulla loro qualità di vita.

Perdono la loro sede di lavoro, docenti che credono nella scuola, che ogni giorno fanno sì che ogni bambino possa crescere ed evolvere in maniera equilibrata e serena, in un ambiente pedagogicamente armonioso e conviviale, che credono nella continuità didattica-educativa e non vogliono rinunciare a svolgere questo ruolo essenziale per trasformarlo in pura e misera assistenza".

Poi la previsione sul futuro: "Questo accadrà inevitabilmente: ci sarà l’accorpamento di più sezioni, le cosiddette 'classi pollaio': il numero elevato dei bambini non potrà permettere uno svolgimento adeguato delle attività didattiche, causando notevoli problemi psicologici sui bimbi e sulle loro famiglie già provate anche dagli ultimi anni dell’emergenza Covid.

Inoltre i bambini con bisogni educativi speciali, che non possiedono una certificazione ma che ogni giorno comunque a scuola trovano una risposta efficace alle loro necessità perché le insegnanti svolgono in maniera competente il loro lavoro, perderanno questa possibilità.

Investire sul settore 0/6 assume, una rilevanza determinante in termini di costruzione di società di pari opportunità: occorre guardare ai primi anni di vita in maniera differente, riconoscere ai più piccoli dei diritti. Bisognerebbe comprendere che i servizi educativi e di istruzione per bambine e bambini fino ai sei anni di età non svolgono solo un ruolo assistenziale o propedeutico alla scuola dell’obbligo, ma contribuiscono al pieno sviluppo dell’individuo.

Studi ed analisi approfondite dimostrano che diseguaglianze nelle competenze, possono formarsi già in tenera età: dipendono dal contesto sociale economico, dal rapporto con la famiglia ma anche dall’accesso all’asilo nido o alla scuola dell’infanzia. Sì può intervenire per ridurre questo gap? Sì! Si deve, perché lo stabilisce la nostra Costituzione ed è previsto dalla Convenzione ONU dell’adolescenza, ma soprattutto perché è fondamentale per tutti noi, per la società nel suo complesso. È una questione di giustizia sociale e di investimento sul futuro.

Ci chiediamo: sopprimere delle sezioni di scuola dell’infanzia, formare classi pollaio, obbligare le famiglie a percorrere Km per raggiungere gli istituti o rivolgersi al privato, non dare garanzia di continuità relazionale ed educativa, sono queste le politiche per le famiglie? Sono questi gli incentivi per incrementare la natalità nella nostra città metropolitana?! È questo il modo di garantire il Diritto allo studio ad ogni bambino anche nella scuola in Ospedale 'G.Gaslini'? In due reparti non ci sarà più personale docente.

Il nostro obiettivo è quello di creare spazi di dialogo e progetti educativi fondati sul protagonismo dei bambini ed un vero e proprio PATTO EDUCATIVO tra scuole dell’infanzia comunali e statali, perché la scuola pubblica è la scuola di tutte e di tutti noi; questa competizione professionale non la vogliamo e non l’abbiamo mai voluta, non esiste la scuola pubblica di serie A e di serie B!

Grazie per l’attenzione".

Redazione

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