Un pezzo di storia della città un po' particolare. Che non si studia a scuola, diciamo.
La prostituzione sotto la Repubblica di Genova era legale e regolarmente tassata, per la non indifferente cifra di cinque soldi (evidentemente l'attività era considerata assai remunerativa). E le istituzioni destinavano questo denaro a opere pubbliche, in particolare all'edificazione dell'eccezionale porto che rese la Superba famosa e potente.
È per questo che il presidente del Municipio Centro Est Andrea Carratù ha proposto di porre una targa che commemori il ruolo, seppur anomalo e un po' scabroso, delle prostitute nella grandezza della città. La targa dovrebbe essere esposta sul muro di uno dei palazzi di Sottoripa, rivolta a Palazzo San Giorgio e al porto che tanto deve alle signorine a cui non era nemmeno consentito entrarci.
Ma che ne pensano i genovesi di questa dedica non esattamente convenzionale? La redazione della Voce di Genova è andata a chiedere a chi in Sottoripa vive e lavora.
L'argomento scabroso non spaventa, anzi tutti sono d'accordo nell'apprezzare l'iniziativa. E non si tratta solo dell'accettare la targa in sé. Le persone consultate si lanciano spontaneamente in riflessioni sul mestiere delle prostitute, senza troppo romanticizzarlo, ma senza nemmeno disprezzo o negazione.
L'opinione diffusa è che il mestiere più antico del mondo merita di essere riconosciuto e non lasciato nel limbo giuridico di adesso.
“La prima volta che hanno parlato della targa - dice un commerciante di Sottoripa - mi sono reso disponibile ad appenderla anche all’interno dell’attività se i privati impedivano di collocarla fuori. L’avrei messa in vetrina.
Le prostitute, o le bagasce come si dice a Genova, hanno sempre pagato per il porto. Il porto lo abbiamo costruito così.
Dall’America sono arrivati qui per studiare la malta che tiene insieme i moli. Tutto questo è stato possibile solo con il sudore di queste signore”.
C'è chi si afferma a favore delle case chiuse abolite dalla legge Merlin nel 1958, c'è chi riconosce come ora come allora molti si rivolgono ai servizi delle signorine ma nel XIV secolo con meno ipocrisia si riconosceva l'attività mentre ora si preferisce non parlarne, per bigotteria forse? C'è chi da la colpa al Vaticano.
“Il fatto che abbiamo il papa in questa nazione è indicativo - dice un altro commerciante - Questa targa racconterà un pezzo di storia che non deve essere dimenticata”.
Insomma, non solo la targa è promossa per come riporta in luce un pezzo di storia, ma fa parlare di argomenti come prostituzione e sesso, non solo attraverso le canzoni di De André, mostrando una città forse più tollerante di quanto essa stessa si pensi.