Attualità - 16 aprile 2023, 07:20

Meraviglie e leggende di Genova - Perché si dice “E’ caduta una bagascia in mare”?

Negli ultimi giorni si è tanto parlato di posizionare una targa in ricordo delle prostitute genovesi che, con il loro obolo, contribuirono alla crescita del porto. Il loro legame coi moli era particolare, tanto da dare origine a un famoso detto

Nel Quattrocento Genova è un susseguirsi di governi che si alternano, anche rapidamente, e che vedono il protettorato ora dei Francesi, ora degli Spagnoli.

Una città votata al mare e che dal mare trae gran parte della sua ricchezza, costruita dalle famiglie potenti che avevano affari commerciali in tutto il Mediterraneo.

E il sistema di governo cittadino, talvolta più efficiente, talvolta meno capace di soddisfare la popolazione, lavorava sempre nell’ottica di valorizzare il porto.

Ma non era facile trovare i fondi per continuare a “investire” sull’ampliamento dei moli. Si era deciso quindi di imporre una gabella alle prostitute: avrebbero dovuto versare cinque soldi alla Repubblica di Genova.

Non solo, avrebbero avuto divieto di entrare in porto e di salire sulle navi per non distrarre marinai e camalli, permettendo lo svolgimento delle attività dei moli.

Questo particolare divieto è all’origine del detto: “A l’è cheita u-nna bagascia in maa”, letteralmente “è caduta una prostituta in mare”, a indicare un evento impossibile. 

A questo si andava aggiungendo “senza bagnase”, ossia “senza bagnarsi” sottolineando ancora di più il carattere incredibile dell’avvenimento.

L’attività di meretricio, regolata e censita, nel XVesimo secolo ha permesso a Genova di ampliare i suoi moli e fare del porto all’ombra della Lanterna il principale attracco europeo, insieme ad Anversa.

Qui si trovavano merci provenienti da terre lontane, tessuti e qualsiasi tipo di particolarità, persino gli animali esotici che venivano portati a Genova.

Nei prossimi mesi, il ricordo e l'omaggio alle prostitute potrebbe trovare un riconoscimento più ampio.

E’ proposta di alcuni giorni fa, infatti, quella di posizionare una targa in Sottoripa che ricordi proprio la gabella delle prostitute e l’utilizzo che la Repubblica faceva di quei soldi.

Andrea Carratù, presidente del Municipio Centro Est e promotore dell’iniziativa, intervistato da La Voce di Genova, ha spiegato: "La Repubblica di Genova ha dato questa imposizione fiscale. Il postribolo era in via Garibaldi prima che la strada diventasse quella che è ora. La Repubblica di Genova ha destinato questa tassazione alla costruzione dei moli che hanno reso famoso il nostro porto e reso Genova Superba”.

Un modo particolare, tutto genovese, per ricordare una parte della storia locale forse poco conosciuta.

Cosa ci sarà scritto nella targa ancora non è deciso ma il testo che si potrà osservare passando sotto i portici potrebbe essere questo: “Tra il XIV e il XV secolo le lavoratrici dell’antica ‘arte del meretricio’ potevano esercitare, protette e curate, versando 5 soldi al giorno alla Repubblica di Genova. Con i proventi di tale gabella la Repubblica finanziò importanti opere monumentali, tra queste la costruzione e l’ampliamento della fabbrica, zona che era vietata alle nostre lavoratrici”.