C’è una storia che i libri di scuola raccontano pochissimo, o non raccontano per nulla. È la guerra vista dagli occhi delle donne: quelle donne che fecero le staffette partigiane durante il periodo della Resistenza o quelle donne che sono state bambine, ai tempi dell’occupazione nazifascista.
Al contempo, c’è una parola che i libri di scuola evocano moltissimo. È la parola Libertà. Non è femminile solo per un caso o solo per una questione grammaticale. Libertà è al femminile perché se oggi siamo un paese libero, lo dobbiamo a quelle donne di cui sopra: a quelle che presero la loro bicicletta per andare a liberare una nazione, a quelle che restarono a casa, e a loro modo combatterono lo stesso.
È l’argomento centrale dello spettacolo, tra musica, letture e parole, intitolato ‘Resistenze, femminile plurale. Storie di donne durante l’occupazione’, che dopo esser stato rappresentato in piazza Bignami a Pra’ e alla Scuola Conte di Pegli, rispettivamente grazie all’impegno dell’Anpi di Pra’ e dell’Anpi di Pegli, viene ora proposto agli istituti scolastici del Ponente cittadino, nell’ambito delle iniziative legate al 25 Aprile, anniversario della Liberazione d’Italia.
A partecipare alle rappresentazioni saranno Istituto Comprensivo Voltri 1, Istituto Comprensivo Pra’, Istituto Comprensivo Pegli e scuola primaria ‘Vittorio Alfieri’ di Multedo, grazie alla disponibilità dei dirigenti scolastici Caterina Bruzzone, Luca Goggi, Marina Orselli e Marco Traverso.
‘Resistenze, femminile plurale’ è stato ripensato, per l’occasione, per essere proposto a studentesse e studenti delle quarte e quinte elementari e delle scuole medie. Appuntamenti per loro, ma aperti anche a tutta la cittadinanza, venerdì 14 aprile alle ore 9,30 presso il parco di Villa Doria a Pegli (grazie anche alla collaborazione di Comune di Genova e Centro Universitario del Ponente) e martedì 18 aprile dalle ore 9 in poi presso il parco storico di Villa Duchessa di Galliera a Voltri (grazie alla collaborazione con Ati Villa Galliera, associazione che si occupa della gestione del parco).
In ‘Resistenze, femminile plurale’, l’insegnante e scrittrice Manuela Monaco e il giornalista Alberto Bruzzone (coautori del testo) raccontano una pagina memorabile e importantissima della nostra storia dal punto di vista delle donne. Alla base dello spettacolo, concepito come uno storytelling, ci sono i libri ‘Bambine in guerra’ di Luana Valle, ‘Ti racconto la Resistenza’, a cura della sezione di Pra’ di Anpi, e alcune testimonianze orali raccolte dagli autori. La parte musicale è suonata e cantata dal vivo da Francesca Bambara e Simone Pisseri, il duo Sky Dive, mentre ad arricchire la scena ci sono i quadri dell’artista Stefania Garbarino, dedicati a grandi donne ‘resistenti’ di tutti i tempi.
In occasione delle rappresentazioni per le scuole, alunne e alunni hanno preparato immagini, scenografie e canti ispirati al tema della libertà, per rendere ancora più attiva la loro partecipazione. ‘Resistenze, femminile plurale’ è uno spettacolo dedicato alle donne che fecero le staffette, a quelle che vennero imprigionate, alle bambine che vissero nei loro occhi il terrore della guerra e dell’occupazione nazifascista. È un profondo e appassionato atto d’amore verso chi fece questa storia e verso la libertà di cui ancora oggi godiamo. Come Rita, che aveva quattro anni quando vide portare via dalla loro casa i Fratelli Meldi, e quando al suonare della sirena scappava dentro gallerie sporche, umide e fredde. Come Vincenzina, che di anni ne aveva diciotto, quando decise di abbracciare la Resistenza, e prese un sonoro ceffone dal padre, che non condivideva la sua scelta, ma andò avanti per la sua strada nonostante tutto. Come Maria, che mangiava polenta a colazione, a pranzo e a cena, ma mica con la carne, che la carne non c’era mai. Come Mina, che rischiò la vita per portare pane, formaggio e un cappello a suo fratello. Come Luciana, che trovò la sua casa distrutta a soli cinque anni. Come Germana, che si mise in ghingheri, il giorno che andò a votare per la Repubblica. Come Cecilia, che ruppe un paio di sandali e poi un incontro con un calzolaio in un campo di prigionia cambiò per sempre la sua vita. Come tutte le altre grazie alle quali, ancora oggi, viviamo e pensiamo da persone libere. E questa Storia non va mai, né andrà mai, dimenticata.