Per l’84% degli italiani un consumo moderato di vino fa bene alla salute. È quanto emerge dall’indagine elaborata dalla Coldiretti e dal Centro Studi Divulga, presentata ieri in occasione dell’apertura di Vinitaly, in programma a Verona da domenica 2 a mercoledì 5 aprile. Quest’anno al celeberrimo Salone internazionale del vino e dei distillati per la prima volta in mostra presso Casa Coldiretti anche la storia millenaria del vino, dall'Arca di Noè alla stazione spaziale.
E al via libera dell’Unione Europea alle etichette allarmistiche sul vino – come richiesto dall’Irlanda, che in questo modo potrà adottare sulle bottiglie avvertenze simili a quelle presenti sui pacchetti di sigarette (da “Il consumo di alcol provoca malattie del fegato” e “Alcol e tumori mortali sono direttamente collegati”), totalmente incuranti delle quantità dei prodotti – il 32% degli intervistati (quasi 1 su 3, ndr) risponde che, a proprio avviso, pratiche come queste rischiano di ridurre drasticamente il consumo di vino. Vino che, sempre secondo l’indagine Coldiretti/Divulga, per il 46% degli italiani è l’espressione della cultura nazionale e dei territori. A queste avvertenze terroristiche sono contrari Italia, Francia e Spagna e altri sei Stati UE, che considerano la misura una barriera al mercato interno.
“Queste nuove politiche allarmistiche – spiegano Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, Presidente di Coldiretti Liguria e Delegato Confederale – rischiano di colpire ingiustamente il prodotto simbolo del made in Italy, che è il più presente sulle tavole estere. È del tutto improprio assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità e a più bassa gradazione come il vino, che in Italia è diventato l’emblema di uno stile di vita “lento”, attento all’equilibrio psico-fisico, che aiuta a stare bene con sé stessi, da contrapporre all’assunzione sregolata di alcol”.
In tutto ciò, sempre secondo l’indagine Coldiretti/ Divulga circa la metà (42%) di chi non rinuncia al nettare di Bacco lo fa regolarmente. Si arriva, poi, a punte del 49% se si considerano gli individui con un elevato livello di istruzione e del 46% degli ultra 65enni. “L’ennesima dimostrazione che, nella cultura degli italiani – sottolineano ancora il Presidente ligure e il Delegato Confederale – il vino rientra a pieno titolo tra i componenti cardine della dieta mediterranea, che ha consentito al Belpaese di raggiungere cifre da record anche in termini di longevità”. Non a caso, alla domanda su cosa rappresenti il vino “la risposta prevalente è che si tratta dell’espressione della cultura nazionale e del territorio – continua la Coldiretti – seguita da una fonte di piacere e, al terzo posto, da un modo per stare insieme”.
Il più gettonato resta il vino rosso, preferito dal 48% dei consumatori, superando il bianco (31%) e gli spumanti (12%). Il rosé, invece, viene indicato da un 8% degli intervistati, mentre il restante campione dichiara di prediligere altro. Secondo oltre la metà (51%) degli intervistati, la compagnia privilegiata di consumo del vino è la famiglia, mentre un altro 29% lo beve assieme agli amici e un 13% insieme al partner. Solo un 6% lo beve da solo. Le mura domestiche risultano dunque il luogo privilegiato di consumo, seguite da ristorante ed enoteche e bar. Ma dove comprano il vino gli italiani? Sempre secondo l’indagine Coldiretti/ Divulga, il luogo di acquisto principale è il supermercato (62%), seguito da cantine e negozi (30%) e, in terza posizione, da enoteche, piccoli negozi di alimentari e discount. Il web, infine, calamita ancora solo un 5% degli ordini.
Al momento dell’acquisto la prima caratteristica che viene presa in considerazione è il territorio di produzione, saldamente davanti al prezzo e al marchio, ma c’è anche chi guarda alla gradazione alcolica e alla certificazione biologica. Non sorprende, dunque, che la metà esatta degli italiani (50%) preferisca consumare vino della propria regione, rispetto a un 26% dichiara di scegliere bottiglie provenienti da altre regioni italiane e a un 23% per il quale la provenienza è indifferente.
Praticamente nessuno sceglie prodotti stranieri, mentre le esportazioni per il settore vitivinicolo italiano sono cresciute del +10% (pari a 7,9 miliardi di euro), conquistando ufficialmente un record storico per il vino made in Italy, che in questo modo si configura come la prima voce dell’export agroalimentare nazionale nel 2022. “Un +3% per l’export – commentano ancora Boeri e Rivarossa – è stato registrato anche dalla nostra bella Liguria, patria, per altro, di ben 8 vini Doc e 4 Igt”.