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Cultura | 25 marzo 2023, 10:50

"La cultura che crea economia", verso un nuovo mecenatismo a sostegno dell'arte in ogni sua forma

Un convegno dedicato all'Art Bonus, misura in grado di valorizzare le attività culturali come investimento, non solo economico, ma per l'intera società

"La cultura che crea economia", verso un nuovo mecenatismo a sostegno dell'arte in ogni sua forma

Definire il concetto di cultura non è semplice. Per Treccani si intende “l’insieme delle cognizioni intellettuali che, acquisite attraverso lo studio, la lettura, l’esperienza, l’influenza dell’ambiente e rielaborate in modo soggettivo e autonomo diventano elemento costitutivo della personalità, contribuendo ad arricchire lo spirito, a sviluppare o migliorare le facoltà individuali, specialmente la capacità di giudizio”. 

Con questa definizione si è aperto il discorso del presidente e amministratore delegato di RINA Ugo Salerno, intervenuto al Forum organizzato dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati della Liguria e Associazione Avvocati Amministrativisti Liguria al Teatro Duse di Genova e intitolato “La cultura che crea economia”.

Se dai tempi di Lorenzo il Magnifico di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia, l’evento havoluto analizzare il ruolo fondamentale di sponsorizzazioni e fundaraising per valorizzare le attività culturali: poli museali, teatri, e in generale il patrimonio artistico e musicale italiano. 

Si sono alternati gli interventi di personalità del mondo politico, industriale, istituzionale, legale e accademico, cercando di trovare il modo per rendere la cultura non solamente un diletto per pochi, ma un modo per rendere sostenibile e fruibile quanto il nostro paese ha a disposizione, a livello di opere e di personalità in grado di creare arte, in ogni sua forma, investendo capitali per averne indietro, come in ogni operazione di marketing ben riuscita

Questo è l’intento di Art Bonus, che consente un credito di imposta, pari al 65% dell’importo donato, a chi effettua erogazioni liberali a sostegno del patrimonio culturale pubblico italiano. Una moderna forma di mecenatismo, che secondo il presidente Giovanni Toti “deve far uscire dalla mentalità che chi investe in cultura non sta facendo un gesto di nobile beneficienza, ma sta aiutando l’intero paese e l’economia”. “La bellezza salverà il mondo, ma farà anche crescere il PIL”, commenta il governatore, mettendo sul piatto quelli che sono i vantaggi di un’iniziativa che ha molto da offrire, sia in termini culturali che economici per l’intero paese.  

Le tavole rotonde hanno visto alternarsi nel corso della giornata gli interventi del presidente della Compagnia di San Paolo Francesco Profumo, del presidente emerito della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick, del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, del sindaco di Genova Marco Bucci, l’avvocato, del presidente AAAL e vice presidente della Fondazione Pallavicino Daniela Anselmi, del presidente del Gruppo Tecnico Cultura Confindustria Antonio Alunni, della responsabile comunicazione di ALES S.p.A. Lucia Steri, del commercialista e revisore dei conti Walter Chiapussi, del rettore dell’Università di Genova Federico Delfino, del presidente IREN Luca Dal Fabbro, del presidente e amministratore delegato di RINA Ugo Salerno, del presidente dell’ASVIS – Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile Pier Luigi Stefanini, la cui missione è favorire la realizzazione dell’agenda ONU 2030, del regista e direttore del Teatro Nazionale di Genova Davide Livermore, della storica dell’arte, fundraiser e assessora alla Cultura del Comune di Roma Giulia Silvia Ghia. 

Le conclusioni sono state affidate al sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi.

Genova in questi anni ha dimostrato  di avere un’offerta incredibile per cittadini e turisti: mettere in relazione i beni culturali e le aziende per sostenere l’arte e l’economia nello stesso tempo è non solo auspicabile, ma imprescindibile.

Lo dice Treccani: fare cultura migliora le facoltà individuali, specialmente la capacità di giudizio. Fondamentale per avere una comunità in grado di comprendere quello che succede, e quindi di cambiarlo, se necessario

 

Chiara Orsetti

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