“D’ora in poi si chiamerà vico dell’ex Fico”.
Così ha scritto un residente della zona che questo pomeriggio ha preso parte all’assemblea spontanea che si è svolta davanti a quello che rimane dell’albero, oggetto pochi giorni fa di una potatura drastica.
A dire di molti, sembra che non siano state chiarite le motivazioni che hanno portato al taglio di rami e tronco, tanto da lasciare solo le radici dell’albero, ma sembra che a far propendere verso la potatura siano state da un lato la necessità di bonificare l’area e, dall’altro, gli interventi di consolidamento urgenti che interesseranno la porzione di facciata storica.
L’albero, caro ai residenti, è stato ridotto con una potatura severa alcuni giorni fa, lasciando sgomenta la comunità che era abituata da anni a vedere il verde delle foglie e a sentirne il profumo.
Non solo, tra i rami del fico avevano trovato casa anche diversi uccelli che avevano nidificato e che, da quando sono intervenuti i tecnici di Aster, non si sentono più cinguettare.
Ma tra chi abita nella zona il sentimento comune è la rabbia: “Una quindicina d’anni fa non c’era il cancello - racconta Andrea - la zona era un po’ più fruibile dal punto di vista visivo Nel 2006 abbiamo fatto una festa di vico del Fico, promotore era Sergio, un artigiano della ceramica che aveva lo studio proprio dove adesso c’è il Ce.Sto, nell’angolo con vico Boccadoro.
In quella circostanza aveva piantato il germoglio di un fico nel punto dove 17 anni dopo avevamo l’albero che tutti abbiamo visto. Sono stato il primo ad aver messo il cartello di questa protesta spontanea che è ‘avete tagliato il fico di vico del Fico, la cecità genovese non ha limiti’, poi la catena è stata bellissima malgrado l’evento brutto che sappiamo tutti. Questo però è bello perché vuol dire che siamo una piccola grande comunità, che teniamo alle radici del quartiere”.
Ancora, una residente racconta proprio dell’intervento dei tecnici di Aster spiegando che non appena ha visto arrivare gli operai ha pensato che fosse in corso la pulizia ma quando ha capito che stavano tagliando l’albero ha avuto paura che potessero estirparlo e si è subito prodigata nel tentativo di salvarlo: “Il Comune ha risposto che l’albero andava tagliato per ragioni di sicurezza e di pulizia e che dal tronco sarebbero nati nuovi polloni. Non è vero. Lo abbiamo già salvato anni fa quando hanno fatto i lavori sulla facciata del palazzo. Ci vorrà del tempo prima che ritorni rigoglioso come prima. Se il problema era la pulizia, bastava potare i rami più bassi e pulire la parte inferiore”.
Matteo Zedda, presidente del Civ Sarzano - Sant’Agostino spiega: “C’era un fico storico, ovviamente non è il fico storico di vico del Fico, che sta più in alto, però era un simbolo della via e dei residenti. Era un fico molto sentito da tutta la cittadinanza, purtroppo lo hanno tagliato, non si sa bene da chi è venuta questa direttiva. Aster ha fatto questo taglio drastico che ha lasciato tutti sgomenti e quindi abbiamo chiesto un incontro, ci hanno dato un incontro in Comune e verificheremo quello che è stato fatto e come si potrà rimediare a questo atto”.
Federica Scibetta, vice presidente della Cooperativa il Ce.Sto e referente territoriale del patto di sussidiarietà per il Sestiere del Molo è rimasta colpita dall’eco che ha avuto sui residenti il taglio del fico e, analizzando quanto accaduto, riconosce il risvolto positivo che vede associazioni e cittadinanza mobilitarsi per migliorare la vivibilità e la partecipazione alla vita della comunità.
“Sicuramente ha destabilizzato tantissimo la comunità aver subito un’azione senza aver avuto una comunicazione o comunque un’informativa. Si è agito nei quartieri senza informare chi li abita, chi li frequenta, chi li attraversa. Il dibattito andava fatto prima, non dopo. Presentare il fatto senza avere un interlocutore è molto faticoso. La comunità, è evidente, ha voglia di essere inglobata. Andrebbe analizzato il perché quando una comunità si sente deturpata così tanto in maniera così violenta e improvvisa risponde con partecipazione. Questo dato va preso, analizzato e reso efficace, va efficientato il sistema nei quartieri. Questa azione è simbolica ma indubbiamente, secondo me, ha messo in atto un processo di paura di ricevere delle situazioni non volute o delle aggressioni non richieste per non sapere poi cosa trarne. Da questa azione, il quartiere di questa parte del centro storico, del Molo, che cosa ne sta deducendo. I bambini e le bambine, gli anziani, i turisti, che cosa ne stanno deducendo? Che non c’è un dialogo tra chi vive i quartieri e chi agisce per un benessere. Questo gap ci deve far riflettere. Io rappresento anche la comunità del Molo in quanto ho la referenza su questo enorme territorio, questa azione ha seriamente destabilizzato, almeno questo è quello che ricevo, tantissime persone. Dopo dieci giorni siamo ancora qui a parlarne.
Ma c’è anche l’altra faccia della medaglia e sono contenta che ci sia una risposta, quindi menomale”.