Attualità - 17 marzo 2023, 10:34

Martina Carpi, l’atleta e allenatrice di Pegli che continua a centrare record

Compie oggi ventiquattro anni la coach più giovane d’Italia di una squadra di calcio professionistica, il Genoa Under 12 Femminile: “Il futuro sarà donna, anche nello sport. Alle mie ragazze lo dico sempre”

C’è una ragazza di Pegli che da almeno dieci anni sta portando in alto, anzi in altissimo, il nome della delegazione con le sue prestazioni sportive, prima come atleta e ora come allenatrice. Una ragazza che oggi compie 24 anni e che ha ormai una certa piacevole confidenza con i record. Si chiama Martina Carpi e già l’anno scorso, sedendo sulla panchina del Genoa Under 12 Femminile, è diventata l’allenatrice di calcio più giovane d’Italia in una società professionistica.

Ora, siccome un vero campione non si ferma mai e, anzi, la ‘fame’ di vittorie e di soddisfazioni viene assaporandole via via, Martina Carpi può raccontare altri momenti importanti: ha conseguito il patentino come preparatrice dei portieri, lei che tra i pali ha giocato per tutto il corso della sua vicenda agonistica, ha visto entrare una sua ragazza nel giro della Nazionale, si gode i vertici del campionato, con un bellissimo testa a testa insieme alle ‘cugine’ della Sampdoria. L’anno scorso è stata Martina Carpi con le sue Under 12 a vincere il campionato, quest’anno chissà.

Quella di Martina è la storia di un grandissimo amore per il calcio, sicuramente trasmesso anche da papà Franco e da mamma Sabrina, che la seguono con affetto, con passione ma pur sempre con quella discrezione e quella intelligenza che dovrebbero avere tutti i genitori. Loro sono un modello, così come lo è Martina. Un modello sportivo, ma anche di vita e di sacrificio, di crescita attraverso lo sport: tutto quello che può dare il calcio, quando praticato a certi livelli.

Martina Carpi, una ‘pioniera’, quando il movimento del calcio femminile non era certo diffuso e popolare come oggi. Ed è stata proprio lei a ricordarlo così bene in tante occasioni e anche in suo bellissimo scritto che oggi, per il suo compleanno, fa veramente piacere ricordare e riproporre.

“‘Il calcio è uno sport solo per maschi”, mi hanno sempre detto. ‘Se sei femmina, non andrai mai da nessuna parte…’. Come sia nata questa mia passione, in realtà, è molto semplice. Lo sport è da sempre uno degli argomenti del giorno in casa, mamma e papà sono tifosissimi rossoblù e a me basta aprire le finestre al mattino per osservare il campo ‘Signorini’. Ricordo gli anni di Milito e Thiago Motta e di quando non volevo mai schiodarmi da quella finestra, ricordo i miei rientri dopo scuola, merenda e via subito a giocare a pallone; ricordo la sera del 9 luglio 2006 dove mamma, papà, Tatti ed io eravamo seduti sul divano di casa, incollati alla tv come milioni di italiani. Era la sera della finale mondiale tra Italia e Francia: tutti noi sappiamo come andò a finire”.

Sembra un secolo fa: “Ho iniziato a giocare con i maschi - ricorda Martina - perché le squadre femminili erano poche ed essere una femmina in una squadra di soli maschi non è mai stato facile, per di più se sei portiere. Non si cerca di parare solo quel pallone, ma inizia una vera e propria lotta contro pregiudizi e stereotipi, che già a sette anni ero abituata a farmi scivolare di dosso. ‘Oggi si vince facile, tanto il portiere è femmina’ e ‘Non è un gioco per femmine…’: queste sono le frasi che a ogni partita sentivo provenire dagli spalti. Per non parlare dell’uso dello spogliatoio. Io cercavo sempre di andare già vestita e di andarmene dritta a casa una volta finito l’allenamento o la partita, soprattutto quando lo spogliatoio era uno solo e da condividere con i compagni maschi. Ricordo che una volta, durante una partita, si mise a piovere forte, tanto che i genitori di alcuni miei compagni chiesero al mister di sostituirmi per farmi andare a fare la doccia ed evitare di far attendere i loro figli dopo la partita. O addirittura quella volta in un campo alla Foce che mi dovetti cambiare dietro lo spogliatoio appoggiandomi a un palo dell’illuminazione. A scuola giocavo sempre con i compagni maschi. Nelle ricreazioni si faceva una pallina di carta e via di partita tra i banchi e le sedie. A volte venivo chiamata ‘maschiaccio’, ma questo per me non aveva alcun peso. Ero semplicemente una bambina con la passione per il calcio. In un tema sui sogni, in terza elementare, scrissi che ne avevo tre: giocare per la squadra del cuore, andare in Nazionale e diventare poi un’allenatrice”.

Martina Carpi ha raggiunto tutti i traguardi: a quattordici anni giocava già in Serie B ed è stata convocata più volte in Nazionale tra Under 17 e Under 19 giocando partite importanti contro Portogallo, Norvegia e Belgio. Solo tre anni fa ha risposto presente alla chiamata del Genoa. Ora allena l’Under 12 femminile rossoblù, studia Scienze Motorie, “ma due cose sono certe: la passione per il calcio e la voglia di andare oltre quell’ignota prateria chiamata futuro. A chi crede nella bellezza dei propri sogni, a chi costantemente ha a che fare con pregiudizi e stereotipi, dico questo: andate avanti, a testa alta e spalle larghe. Prima o poi si è vincitori e mai vinti. Il futuro sarà anche donna, anche nello sport”.

Chi la pensa così, allena non solamente le sue ragazze. Allena un po’ la mente, il cuore e lo spirito di tutti noi. Grazie, Martina. E buon compleanno.