Può un indiano nativo americano voler stabilire un’alleanza tra il suo popolo e quello italiano, ai tempi delle camicie nere?
Siamo nel 1924, Giacomo Matteotti è stato rapito da poco e il nostro paese sta sprofondando nell’anarchia: è in questo contesto che si muove la storia raccontata da “Il fenomeno Laplante - Lo strano caso del capo indiano fascista”, lo spettacolo che, in anteprima nazionale, andrà in scena dal 23 marzo al 2 aprile al Teatro della Tosse di Genova.
Attraverso il testo di Maurizio Patella, già finalista al premio “Shakespeare is not 2021” e al Premio Riccione per il teatro 2021, gli spettatori saranno catapultati in un mondo assurdo, a tratti incredibile, ma inevitabilmente reale.
“È una storia incredibile, avviene in un momento cruciale della nostra storia: nel 1924 arriva in Italia un grande capo indiano, un pellerossa, Cervo Bianco (White Elk) della Nazione Irochese, che viene in Europa per portare le rivendicazioni del suo popolo presso la Società delle Nazioni. Farà una tournée fra le città costiere italiane, conquistando il popolo, con bagni di folla, entusiasmo, donne in adorazione. Il suo obiettivo è portare il fascismo ai pellerossa, far indossare loro la camicia nera” spiega l’autore.
Ma come nasce questa storia? Da che cosa prende spunto?
“Nasce dalla lettura, come spesso succede, di un libro: ‘Marcia su Roma e Dintorni’ di Emilio Lussu. È stato un deputato socialista pluridecorato della Grande Guerra, uno dei fondatori del Partito Sardo d’Azione, in cui racconta un po’ i primi giorni del fascismo, soprattutto in Sardegna.
A margine, raccontava dello sbarco a Cagliari di questo capo indiano fascista. Questa cosa mi ha talmente stupito, perché nella tragicità si aggiungeva un elemento grottesco, molto italiano ahimè, e ho così approfondito scoprendo parecchie cose.
Il costume di questo capo indiano fascista si trova qui in Italia, al museo Lombroso di Torino, esposto in una bacheca; si tratta di un museo di Antropologia Criminale, quindi forse possiamo tirare un po’ le fila di quello che accadrà in questa storia”.
La regia dello spettacolo è affidata a Emanuele Conte, mentre in scena ci saranno Luca Mammoli, Enrico Pittaluga e Graziani Sirressi.
Proprio lo stesso regista racconta con entusiasmo questa nuova produzione:
“Nello spettacolo si percorrono diagonalmente gli ultimi 100 anni della nostra storia: 3 attori danno vita a più di 50 personaggi, giocando con le luci e gli elementi di scena, creando una sorta di cabaret futurista elettronico. Questo è il modo di lavorare della Tosse, fornire una chiave di lettura leggera di temi importanti, cercando di coinvolgere anche il pubblico più giovane che ci segue con entusiasmo.
Il tema che trattiamo è profondamente attuale, anche vedendo quanto accaduto proprio in questi giorni. Ci sono molte storie del passato che in qualche modo hanno un legame fortissimo con il presente”.
Un’Italia immersa nel nazionalismo, vittima di sé stessa in qualche modo, come conclude Maurizio Patella: “In questo paese si riescono a creare ancora delle fazioni, dei campanilismi, riusciamo a dividerci su argomenti che in realtà parlano di tutti noi. Sembra quasi che gli italiani, generalizzando un po’, non siano ancora arrivati a una fase matura di questa rielaborazione del fascismo, e quindi secondo me è un bene parlarne e molto pericoloso, perché subito ci si arrocca in posizioni molto spesso predefinite, e con questo lavoro si è cercato di avere una leggerezza e un’ironia senza stravolgere nulla della storia, in modo che ogni spettatore si faccia la sua propria idea”.
L’illustrazione del manifesto è di Maria Saccomanno allieva del secondo anno della Scuola Internazionale di Comics.
Giovedì 23 marzo dalle ore 19.00 nel foyer Tonino Conte, prima della prima aperitivo in musica con Irene Buselli.
La giovane cantautrice genovese presenta dal vivo il nuovo singolo “Così Sottile”, uscito per Pioggia Rossa Dischi. Il brano, che anticipa l'album d'esordio, vede la produzione artistica di FiloQ e Raffaele Rebaudengo.