Si è svolta oggi presso Palazzo di Giustizia a Genova l’assemblea del comparto organizzata da Fp Cgil, Cisl Fp e UilPa.
Le parti saranno convocate presso il Ministero il prossimo 22 marzo. Al centro della protesta la carenza di organico e le condizioni economiche, elementi che minano alla base i diritti di lavoratrici e lavoratori e penalizzano i cittadini. Per Fp Cgil Cisl Fp e UilPa la carenza di organico a Genova è di circa il 40 per cento medio su tutti gli uffici. E’ una situazione che coinvolge tutto il personale: Procura della Repubblica, Tribunale, Giudice di Pace, Tribunale dei Minori e ufficio di Sorveglianza. La situazione è peggiorata con la riforma Cartabia che sulla carta ha snellito alcune procedure ma senza dare strumenti aggiuntivi in termini di personale e risorse agli uffici.
Per Luca Infantino Segretario Generale Fp Cgil Genova “Il problema della giustizia è investito principalmente da due ambiti: quello degli organici e le questioni legate al contratto. La nostra priorità è rilanciare il pubblico impiego che complessivamente è carente di 500 mila unità a livello nazionale. Per rilanciare il servizio pubblico occorrono assunzioni per dare risposte ai cittadini rispetto al servizio e risorse dedicate al personale sul quale viene scaricato tutto il peso del funzionamento della macchina della giustizia. Le promesse non servono più, ora sono necessari investimenti concreti”.
Franco Volpi segretario regionale Cisl Funzione Pubblica Liguria agginge “Situazione
gravissima per la mancanza di personale e quello che c’è non viene valorizzato. E’ l’unico Ministero in cui non è stata attivata la contrattazione per la crescita professionale dei lavoratori. E la riforma Cartabia sta creando diversi problemi su alcune figure che sono penalizzate e che rischiano di essere esternalizzate. E tra poco
andranno in pensione tante persone, perché l’età media è molto elevata, e non verranno sostituite adeguatamente e solo con contratti a tempo determinato”.
Paolo Badalini, segretario generale UilPa Genova conclude “I dipendenti pubblici erano eroi durante la pandemia, oggi sono eroi abbandonati. Abbandonati dalla politica che non riconosce il diritto a rinnovare il contratto, ad applicare quello scaduto e ignorando il salario accessorio come progressioni economiche, fondo di sede e passaggi fra le aree e le applicazioni contrattuali legate al nuovo CCNL. Con queste condizioni rimane solo la via della protesta in piazza"